“Ciò che le nuvole non dicono” , il lungo viaggio

Ciò che le nuvole non dicono“, in uscita a fine novembre, racconta il viaggio di un sedicenne. Non si tratta di un viaggio comune, ma della ricerca delle proprie origini. Antony (Lorenzo Cassol) è orfano dall’età di un anno e vive in California con lo zio. Non ha ricordi dei suoi genitori. L’unico ponte con il passato è un’icona comperata dal padre e la madre quando si sono conosciuti in Europa. Antony decide di partire con quest’unico indizio per cercare di conoscere meglio il proprio passato. Questa ricerca lo porterà lontano, sia nella dimensione fisica, sia in quella interiore. Durante il film infatti, Antony si scontra continuamente con il proprio subconscio, uno scontro che ha il significato della crescita, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Un film bello, come non se ne vedeva da tempo

“Ciò che le nuvole non dicono” è il secondo film di questo giovane regista, Marco Recalchi, che cura anche la fotografia. La fotografia è molto curata e le inquadrature sono fantastiche, merito anche delle location scelte. Il paesaggio è un po’ l’orologio di questo film, che scandisce il tempo del viaggio. Così dal paesaggio desertico della California, si passa all’acqua di Venezia, per poi tornare alle terre brulle della Grecia. In alcuni momenti viene spontaneo un rimando alle inquadrature di Salvatores in “Mediterraneo”. La natura che circonda il protagonista ha infatti un ruolo centrale e scorre sullo sfondo come le parole in una poesia. Con “Ciò che le nuvole non dicono”, Marco Recalchi utilizza il modello della storia “on the road” ampliando i confini del genere. Da una strada in asfalto infatti, si passa all’autostrada della mente, un ring nel quale Antony combatte le proprie paure. E’ un film da vedere, che porta con sé le migliori lezioni del cinema italiano.

“Ciò che le nuvole non dicono”, il ritorno del grande cinema ultima modifica: 2016-11-25T12:51:59+01:00 da Andrea Castello
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"Ciò che le nuvole non dicono", il ritorno del grande cinema
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Ciò che le nuvole non dicono” è il secondo film di questo giovane regista, Marco Recalchi, che cura anche la fotografia. La fotografia è molto curata e le inquadrature sono fantastiche, merito anche delle location scelte. Il paesaggio è un po’ l’orologio di questo film, che scandisce il tempo del viaggio. Così dal paesaggio desertico della California, si passa all’acqua di Venezia, per poi tornare alle terre brulle della Grecia
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