Paolo Villaggio con Fantozzi e Fracchia raccontò “l’italiano medio”

Paolo Villaggio con Fantozzi e Fracchia raccontò “l’italiano medio”

L’attore genovese fu interprete televisivo e cinematografico di personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca.

Paolo Villaggio: grande comico italiano che ha lasciato un segno indelebile

Mentre gli attori “da commedia” sono tanti, i comici italiani si contano sulle dita di una mano. Totò, Franco Franchi, Paolo Villaggio appunto.

Molte sono le analogie e le differenze col sommo De Curtis, in arte Totò.

Villaggio non diede, al contrario di Totò, il proprio nome ai film. Ma in compenso li intitolò al suo “doppio” Ugo Fantozzi, l’avatar da lui creato ed interpretato in ben dieci pellicole.

S’è fatto spesso riferimento ad una condivisione dello stesso destino tra i due comici italiani. Essi  sarebbero stati ignorati a lungo da una critica sdegnosa, per essere poi “riscoperti” tardivamente.

Dopo una fortunata carriera nel cabaret e nella televisione Villaggio entrò nel cinema dalla porta principale.

Nel 1970 fu l’alemanno infanticida in Brancaleone alle Crociate di Mario Monicelli. Poi lo si vide a fianco di Vittorio Gassman in due film. Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto e Che c’entriamo noi con la rivoluzione? E nel 1974, in Non toccare la donna bianca di Marco Ferreri.

La conversione al cinema nazional-popolare

La conversione al cinema nazional-popolare

Dopo il primo Fantozzi, diretto da Luciano Salce quando l’omonimo libro di Paolo Villaggio diventò un best-seller, l’attore si convertì decisamente al cinema nazional-popolare, capitalizzando un successo destinato a crescere nei decenni seguenti.

Villaggio, rispetto a Totò, il quale fu sempre protagonista dei film, potè alternare il ruolo principale adattandosi al gioco di squadra.  Soprattutto negli anni Settanta, in  film come I pompieri, Missione eroica i pompieri 2, Scuola di ladri, Scuola di ladri parte seconda, Rimini Rimini.

Inoltre la carriera comica di Villaggio fu punteggiata di film d’autore. Dal più grande di tutti, Federico Fellini, che nel 1989 lo diresse comprimario di Roberto Benigni nella Voce della luna, all’Ermanno Olmi del Segreto del Bosco Vecchio (1993).  Per arrivare a Cari fottutissimi amici (1994), di nuovo con Monicelli.

Se i registi maggiori seppero valorizzare i tratti più amari e malinconici della sua grande “maschera” di perdente, non per questo Paolo Villaggio tradì il personaggio che gli aveva dato la fama. Egli  continuò a portare sullo schermo le epiche sventure di Fantozzi.

Ebbero meno fortuna, invece, altre varianti del suo repertorio comico. Il Professor Kranz tedesco di Germania (con Salce) ed un paio di Fracchia diretti da Neri Parenti.

L’Italia piange Fantozzi ultima modifica: 2017-07-03T07:43:24+02:00 da Rossana Nardacci

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