Professoressa Guzzi, quando ha deciso che Conflenti sarebbe stata il punto nevralgico della sua mostra fotografica?

Ho sempre fotografato il mondo circostante per catturare e rendere eterni degli attimi, degli scorci, delle espressioni per condividerli con coloro i quali sentivo a me più vicini per affinità. In seguito la ricerca dei dettagli, che arricchiscono la realtà attorno a noi spesso ignorata per non voluta distrazione, mi ha portato a renderle pubbliche per dar loro l’importanza che meritano.

Questa esposizione si è proposta di trasmettere le mie emozioni tramite una personale propensione verso i “dettagli”. La realtà di Conflenti è stata riproposta attraverso varie sfaccettature rivolte alla ricerca dell’essenziale. Essenziale e profondo quindi il gesto che accompagna il passaggio della Madonna della Quercia di Visora durante la processione, il fiore ravviva antiche mura, i vicoli custodiscono memorie, i paesaggi testimoniano quanto sia sempre presente e mai tramontato il concetto di “sublime” nel suo significato più romantico e filosofico.

Ho scelto i soggetti che mi hanno entusiasmata e stupita, e li ho riproposti attraverso il loro innato messaggio positivo. In ogni scatto è presente il sentimento senza regole o limitazioni nato nel momento in cui ho cercato una quiete reale solitamente disturbata dal caos cittadino

Come mai ha scelto il titolo “L’incanto oltre lo sguardo”?

Ho pensato di raccontare un luogo non solo con le parole ma con lo sguardo.
Si può raccontare di luci e ombre, di voci e silenzi, di passi veloci e riposi sereni poiché uno stupore antico sempre si cela all’ombra di bellezze lontane, e attende, quieto, qualcuno che se ne accorga e se ne prenda cura. Sarebbe più semplice per gli umani pensieri soffermarsi dove l’incanto riposa, e scorgere, tra impercettibili aliti di vento e delicati raggi di sole, quella parte di realtà che tutto allieta e consola. Il titolo nasce quindi da uno stato d’animo che sentii qualche anno fa camminando tra i vicoli di Conflenti, uno stato d’animo che non muta mai ma si ravviva continuamente di meraviglie e stupori nuovi. Conflenti si è presentata ai miei occhi come meta di numerosi pellegrinaggi verso il santuario della Madonna della Quercia; ancora oggi, come in passato richiama numerosissimi fedeli. Fu una sorpresa continua scoprire bellezze di ogni genere che facevano da cornice ad una realtà già di per sé religiosa e storica importante. Scorci mozzafiato, portali di antica memoria, chiese “nascoste” tra le case, finestre di edifici abbandonati dai quali si intravedeva il cielo al posto del tetto, balconi e finestre fioriti e infine una “bellezza” umana che ha reso e rende la mia ricerca e il mio cammino ancora più piacevoli e interessanti.

 La mostra rimarrà a disposizione del pubblico fino al 12 aprile nella sede dell’Associazione Culturale “Altrove” di Lamezia Terme, e dopo?  Sarà una mostra itinerante?

La mia mostra, o meglio il mio “racconto fotografico”, è già stato proposto negli scorsi mesi di luglio e agosto nella Chiesa dell’Immacolata a Conflenti all’interno del programma di “Felici&Conflenti” (stage di danze e musiche tradizionali dell’Area del Reventino). L’esposizione è stata da me considerata un omaggio e un ringraziamento all’intera comunità per la bellezza e la generosità donatami in questi anni. Dal parroco Don Adamo Castagnaro, sempre disponibile e attento, mi è stata data la possibilità di usufruire della suggestiva Chiesa risalente alla metà del ‘600, quale luogo adatto per accogliere l’evento fotografico, e quindi farla conoscere o rivisitare ai numerosi turisti o emigranti presenti in quei particolari periodi dell’anno a Conflenti.

 C’è qualcosa che secondo lei è possibile fare per combattere l’abbandono sempre più violento che attanaglia Conflenti, così come molti altri piccoli centri, la cui cultura artistica e la cui storia così rischiano di scomparire?

Si reagisce all’abbandono riscrivendolo e ripopolandolo con nuove idee e rinnovato amore per il proprio passato, con la consapevolezza che ogni realtà ha sempre e comunque messaggi da diffondere. Non bisogna rassegnarsi all’oblio e al silenzio, ma da questi trarne beneficio e trovare il modo di rinascere.
L’importanza nei confronti della storia e dell’arte dovrebbe essere coltivata all’interno delle scuole dove si formano le future generazioni.  Gli ultimi governi, però, hanno diminuito drasticamente l’insegnamento della Storia dell’Arte causando un impoverimento generale in materia di conoscenze e riducendo la possibilità di far acquisire competenze utili per il futuro. Spesso non sono le nuove generazioni a trascurare l’arte e all’utilità che la sua conoscenza potrebbe portare, ma le istituzioni che sottovalutano quanto l’Italia tutta sia detentrice di un patrimonio storico artistico tra i più ricchi al mondo, che andrebbe valorizzato e tutelato da nord a sud. Nel nostro piccolo noi docenti di storia dell’arte cerchiamo di fare il più possibile anche in orario extrascolastico affinché gli studenti tentino un approccio significativo verso le diverse realtà storico-artistiche e da queste sviluppare una propensione verso l’apprezzamento e il recupero delle realtà locali.

 Sa già quale sarà il prossimo centro da visitare e da far rivivere attraverso le sue immagini?

La mia ricerca continuerà anche in futuro verso quell’essenzialità che è propria delle realtà più intime e vere.  Potrei citare dei luoghi specifici come Squillace, Cleto, Taverna, Rossano da visitare con ancora più entusiasmo e attenzione. La Calabria è una regione straordinaria che dovremmo imparare a conoscere prima di recarci in luoghi più distanti. Possediamo un passato artistico/culturale che dovremmo apprezzare e valorizzare per farlo conoscere, con orgoglio, al di fuori dei nostri confini regionali.

 In definitiva quale messaggio vuole lanciare con le sue fotografie?

Ho sempre avuto uno sguardo curioso sulle cose, e la fotografia mi ha aiutata a soffermarmi in modo attento su quello che mi circondava.
Non posso negare che l’amore per l’arte mi aiuti a vedere le cose in un modo diverso e da un’altra prospettiva. Per esempio un vicolo con case abbandonate non è semplicemente quello che appare, bensì un insieme di architetture realizzate e vissute nel corso dei tempi passati.  Questi vicoli sprigionano ancora quel loro valore artistico e architettonico testimone di un passato che si sta perdendo. I portali, le lesene, le chiavi di volta decorati, ancora esistenti e visibili rendono vive queste stradine avvolgendole in un fascino particolare e suggestivo. Lo stesso discorso si potrebbe fare per le chiese, le piazze, o qualunque altra realtà artistica presente nel piccolo centro di Conflenti. Nulla è mai come sembra.  Bisogna imparare ad andare oltre la realtà apparente. Per questo motivo quotidianamente insegno ai miei allievi a coltivare l’amore per il bello nelle sue infinite sfaccettature e a “saper vedere” con occhi obiettivi quello che incontrano sul loro percorso.

Valentina Dattilo

http://percezionidiluce.altervista.org/

Intervista a Miriam Guzzi ultima modifica: 2017-04-13T10:54:59+02:00 da Valentina Dattilo

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