Fabrizio De André – Principe Libero, recensione. O forse: qualche appunto e qualche dettaglio sul film dedicato a Faber. A quel genio genovese che ha scardinato i canoni della canzone italiana. Lo chansonnier per eccellenza. Sfuggevole, dissacrante, sferzante ed eversivo. Immenso. Una pulsazione impazzita che cattura l’anima, cannocchiale del nostro desiderio. Il film ripercorre 40 anni di vita privata, dalla prima adolescenza, tra i caruggi di Genova e le piazzette al sequestro in Sardegna.

Principe Libero
Coprodotto da Rai Fiction e Bibi Film, scritto da Francesca Serafini e Giordano Meacci e diretto da Luca Facchini

Fabrizio De André – Principe Libero, recensione

Prima di addentrarci nella recensione del film, bisogna fare una piccola premessa. Fabrizio De Andrè – Principe Libero è un film nato e sviluppato per avere un taglio televisivo. Non si cruccino i cultori dell’artista, coloro che conoscono a memoria l’intera discografia. Non ci sono approfondimenti. Nessuna critica o attenta disamina. Il film è uno splendido racconto, la narrazione poetica con un tocco leggero della sua vita privata. Luca Marinelli, il volto scelto per il cantautore, rappresenta e non interpreta. Non asseconda, non insegue, non finge, ma onora. Non vi sono artefici, nessuna maschera. Marinelli sembra avere De Andrè sulla pelle. L’incipit è folgorante. Lo sfondo è quello della scuola gestita dai gesuiti dove De André sperimenta il confronto con gli ultimi; con i reietti della società. La sua anarchia romantica inizia ad emergere tra le persone che ha incrociato nel suo cammino.

I capisaldi come Paolo Villaggio, interpretato da Gianluca Gobbi. Luigi Tenco interpretato da Matteo Martari, l’attrice Orietta Notari nella veste di Fernanda Pivano e le graziose dei caruggi; le uniche e vere compagne di Fabrizio. E ancora: i salotti borghesi “a parlare di niente” e dove incontrerà anche Puny (Elena Radoninich), la sua prima moglie e madre di Cristiano. Un film che si snoda tra personaggi e grandi sentimenti e preziose ideologie. La libertà, coprotagonista indiscussa, a volte ribelle e altre volte artistica. Una libertà che abbraccia il corpo e la mente e che trova il suo compimento nell’acquisto di una fattoria sarda insieme alla nuova compagna, Dori Ghezzi, interpretata da Valentina Bellè. La nascita di Luvi, la felicità, la gioia e il contrappasso. La mancanza di luce, la negazione della libertà nel sequestro.

Luca Marinelli
Frame tratto dal film: Fabrizio De André – Principe Libero

«Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare»

La colonna sonora, con l’eccezione di una breve parentesi dedicata a Mozart, è interamente del cantautore e questo sopperisce ai pochi spazi consacrati alla sua carriera. I punti fermi però non mancano. Le prime esibizioni per gli amici con Paolo Villaggio. Il primo contratto discografico. Il primo concerto avvenuto dopo ben diciassette anni la pubblicazione del primo disco. L’incontro con la PFM. Fabrizio De André – Principe Libero si concentra nei rapporti personali e nella vita privata. Il legame con il padre, esempio di una fulgida dicotomia. Austero, dedito al lavoro, che cerca di indirizzare i figli a delle carriere brillanti, ma che commosso dal talento di Fabrizio, gli regala una chitarra («pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra»). I rapporti del De André adulto con le mogli e con i figli.

Il film sarà trasmesso in tv, diviso in due parti, il 13 e il 14 febbraio su Rai 1. Nelle parole di Dori Ghezzi «questo film piacerà a chi ha conosciuto davvero Fabrizio perché lo ritroverà, mentre chi se lo è immaginato soltanto forse si sentirà tradito». Aggiungo, inoltre, che piacerà a chi metterà sotto il divano i pregiudizi. A chi si lascerà coinvolgere dalla voce e dalle movenze di Marinelli, uno degli attori più dotati e più importanti della sua generazione. A tutti coloro che riusciranno a respirare nel biopic di Luca Facchini l’aria di quei vicoli. Nel sospirare di poesia, nel viaggiare dietro le quinte in compagnia di un artista che mal sopportava l’estrazione borghese a favore delle persone libere e lontane dai costrutti sociali. Fabrizio De André – Principe Libero è dedicato a tutti colore che sanno che «dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior.»

Fabrizio De André – Principe Libero, recensione ultima modifica: 2018-02-13T09:30:22+01:00 da Cristina Gatto

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