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Sconfiggere il coronavirus a parole? Perché no

Parole di speranza possono salvarci la vita. Possono rendere la quarantena e questa situazione complessa un bel momento da vivere. Concretamente, ora.

Emily Dickinson scriveva che “Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere”. Perché la parola crea. E ciò che noi viviamo è il frutto delle parole che usiamo.

Siamo in ogni istante davanti a un bivio: da un lato c’è la paura, dall’altro la speranza. E se ascoltiamo le parole che ci arrivano dall’antichità di Seneca sappiamo da che parte andare: “anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza”. Anche perché “nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta”. E lo diceva Khalil Gibran.

E non è indifferente ciò che scegliamo. “Agisci come se quel che fai, facesse la differenza. La fa” ci dice William James.

Ci sono persone che hanno lasciato che parole di disperazione affollassero la loro quarantena. Hanno scelto di non sperare. Hanno scelto di avere paura. Avrebbero dovuto vedere il film “Le ali della libertà” e ascoltar risuonare le parole: “La paura può farti prigioniero. La speranza può renderti libero”. E avrebbero scelto la libertà.

Se vi sentite titubanti, non convinti, non pronti a sperare leggetevi Hemingway: “La pioggia si fermerà, la notte finirà, il dolore svanirà. La speranza non è mai così persa da non poter essere trovata”.

Ma se anche siete stati sconfitti in questa battaglia per l’ottimismo non preoccupatevi e continuate a combattere. Ci rassicura Winston Churchill: “Mai, mai, mai arrendersi”. E alla fine lui ha sconfitto Hitler.

E poi ricordiamoci che ogni sfida, ogni difficoltà è una opportunità. “Quando tutto sembra andare male, ricorda che gli aerei decollano contro vento, non con il vento a favore”. E se lo dice Henry Ford (sì, quello della Ford) qualcosa di vero ci sarà.

Ascoltiamo le parole, immortali, di Pablo Neruda e impariamo a sperare: “Potranno recidere tutti i fiori, ma non potranno fermare la primavera”.

E prendiamo alla lettera l’invito di Ralph Waldo Emerson: “Scrivi sul tuo cuore che ogni giorno è il giorno migliore dell’anno”. Anche in quarantena.

E così parole di speranza ci avranno salvato la vita.

Sconfiggere il coronavirus a parole? Perché no ultima modifica: 2020-04-24T09:00:00+02:00 da Paolo Gambi

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