Site icon italiani.it

Intervista a Davide Banzato: cerca il tuo orizzonte per rinascere

“La luce sta nell’essere luminoso, irraggia il cosmo intero… La vita non finisce, è come il sonno, la nascita è come il risveglio, finché non saremo liberi torneremo ancora, ancora e ancora”. Apro con un verso di Battiato la nostra intervista a don Davide Banzato, che abbiamo raggiunto per parlare del suo nuovo libro “Cerca il tuo orizzonte. Rialzarsi e ripartire oggi. Papa Francesco in dialogo con Davide Banzato”, edizioni Piemme. Benché Battiato si riferisca nel suo brano ai migranti di Ganden e il concetto di migrazione ivi descritto è probabilmente il passaggio dalla vita alla morte, uso queste parole per delineare, metaforicamente, come si sia portati, spesso, a vivere e rivivere le stesse circostanze che si ripetono sino a quando non si trova il proprio orizzonte.

Ciao Davide, nel tuo libro “Cerca il tuo orizzonte. Rialzarsi e ripartire oggi. Papa Francesco in dialogo con Davide Banzato”, poni dieci domande al Papa in un dialogo improvvisato. Prima di arrivarci prepari il lettore con delle tue riflessioni ove emerge la dolcezza dell’inclusione, che porta a un dialogo condiviso, indipendentemente dal credo personale. A un certo punto scrivi: “L’amore ci chiede di essere veri e responsabili e di non ledere mai la dignità di ogni persona”. In quale dimensione esistenziale si trova l’amore di oggi? Da cosa è caratterizzato e di cosa avrebbe bisogno?

Davide Banzato

Amare ed essere amati

“Ritengo che il bisogno fondamentale di ogni persona sia amare ed essere amati. Purtroppo questa esigenza profonda del cuore viene troppo spesso tradita, ferita oppure colmata con palliativi che nulla hanno a che fare con l’amore vero. Così si creano ulteriori ferite o circoli viziosi di dipendenze, non necessariamente da sostanze, perché potrebbero essere anche di natura relazionale. Queste diventano vere e proprie catene che imprigionano il cuore e uccidono l’anima. Ognuno di noi cerca la felicità, ma senza volerlo lo facciamo nei luoghi sbagliati o riponendo fiducia nelle persone che poi ci lasciano un vuoto ancora più grande. L’equilibrio credo sia proprio nel “comandamento nuovo” di Gesù: amare il prossimo come sé stessi”.

Spiritherapy, percorso d’amore con Chiara Amirante

“La fondatrice di Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante, propone un percorso di conoscenza di sé e guarigione del cuore, denominato Spiritherapy, che si basa sull’arte di amare ispirandosi ai consigli del Vangelo. Tuttavia è aperto a tutti, per chi crede e per chi non crede, vedendo comunque in Gesù un eccezionale maestro di vita. E proprio commentando questo comandamento in uno degli incontri di Spiritherapy, seguiti in presenza e online da più di 20.000 persone da circa 80 Paesi del mondo, afferma che l’equilibrio è nell’amare il prossimo, a partire da chi ci è vicino, non risparmiandosi mai in generosità, perché possiamo vivere la gioia più grande proprio nel dono di sé”.

L’amore parte da sé stessi, parola di Davide Banzato

“Allo stesso tempo dobbiamo imparare ad amare anche noi stessi. Troppe volte il messaggio cristiano è stato frainteso in chiave autolesionistica, annullandosi. Quando invece, se Gesù dice di amare il prossimo come sé stessi, ciò presuppone che amiamo noi stessi, altrimenti non possiamo avere le forze per amare davvero gli altri. E l’amore è sempre creativo, è sempre nuovo, è sempre un arcobaleno di colori che non finisce mai di stupire. A volte richiede sacrificio, ma, proprio come quando si scala una vetta, ogni grande gioia arriva dopo aver faticato” – continua Banzato.

Ciò che serve all’amore oggi…

“Oggi c’è bisogno di tornare all’essenza della parola amore, così svalutata e svuotata di significato. Amare significa rispettare l’altro, pensare a come si senta amato personalmente. Ciò, perché non basta che una persona sia amata, è necessario che percepisca l’amore concretamente e nelle modalità con le quali il suo cuore si senta raggiunto dall’amore. Quel bisogno fondamentale è alla radice della felicità: amare ed essere amati. Se non viene soddisfatto, si andrà sempre alla ricerca di palliativi oppure si incapperà in relazioni tossiche nutrendo l’egoismo altrui, che è tutto il contrario dell’amore. Amore, rispetto, libertà e dignità in questo senso sono parole che chiedono reciprocità”.

Ciascuno di noi è insostituibile…

In alcune trasmissioni televisive racconti della tua esperienza in missione in Brasile, luogo nel quale avresti voluto inizialmente ritornare. A un certo punto però affermi che “Ognuno di noi è insostituibile laddove si trova”. Cosa significa? 

“Noi conosciamo solo le categorie dello spazio e del tempo che abitiamo nel quotidiano e nell’attimo presente, l’unico che davvero possiamo vivere. In questo senso, là dove siamo proprio ora, ciascuno di noi è unico e insostituibile. Non serve essere Madre Teresa e vivere in missione a Calcutta per fare del bene. Se si è chiamati a una vocazione specifica come quella, di sicuro là c’è la pienezza della nostra gioia e la piena realizzazione della nostra esistenza. Ma ovunque siamo, chiunque siamo, abbiamo tutti le stesse possibilità e ore della giornata e quelle persone che incontriamo le possiamo raggiungere solamente noi”.

Davide e la sua famiglia

“Pertanto, quando si è in casa, nel condomino che si abita, con i vicini, al supermercato, nei luoghi di tempo libero o di lavoro, ovunque possiamo portare un sorriso, un atto di gentilezza, chiedere a qualcuno come sta, rompendo i muri dell’indifferenza. Cercare di aiutare nel concreto le persone, senza attendere che ci pensino altri delegando la responsabilità che ci può rendere protagonisti in ogni attimo presente, dando pieno significato alla nostra esistenza. Chiara Amirante scrive nel suo ultimo libro che i momenti più felici che abbiamo vissuto, se ci guardiamo indietro, sono quelli caratterizzati da atti di amore. Quelli in cui abbiamo donato amore o ricevuto amore. Non a caso il titolo del testo è “Vivi per qualcosa di grande. L’arte di saper decidere”.

Cosa vuol dire essere “riabilitati all’amore”?

“San Paolo dice che il salario o frutto del peccato è la morte dell’anima. Ho fatto esperienza di questo in prima persona. Avevo tutti i motivi per essere felice, eppure, avendo fatto scelte di non amore (che è un altro modo per tradurre la parola peccato), mi sono trovato ad essere morto dentro. Vivo ma senza un senso nella vita, senza una meta, uno scopo e soprattutto infelice. Da qui si è generata una rabbia contro Dio, contro la Chiesa, contro le persone, insomma, contro tutto e tutti. E’ più facile dare la colpa agli altri piuttosto che fermarsi e rendersi conto che le nostre scelte personali ci rendono responsabili della nostra infelicità o fallimento”.

Davide Banzato e Chiara Amirante

“Ma proprio dove sembra ci sia un punto e non si possa più aprire il discorso, Dio è capace di mettere una virgola e così un punto e virgola riaprono il discorso. È bastato poco. È stato sufficiente chiedere aiuto, farmi aiutare, mettermi in cammino e in seria discussione. Ero arrivato, come tanti ragazzi a Nuovi Orizzonti, ad un punto così basso (ognuno ha il suo) da pensare di non poter più risalire”.

Il dialogo con papa Francesco

“Invece c’è sempre un punto accessibile al bene in ciascuno di noi. Se si fa leva su quel punto, anche se sicuramente richiede fatica, impegno, un percorso, proprio come una riabilitazione post operatoria, si può tornare ad avere un cuore che torna a battere. Un cuore che torna a sentire, torna ad amare e a sentirsi amato. Questo significa essere riabilitati all’amore dall’Amore che è Dio, che si manifesta in molteplici modi e spesso attraverso “Dio-incidenze” inaspettate”.

Il dialogo con papa Francesco nel libro di Davide Banzato

Durante la tua intervista a papa Francesco, nel tuo libro “Cerca il tuo orizzonte. Rialzarsi e ripartire oggi”, il Papa afferma che nel viaggio della vita “C’è la possibilità di incappare in una malattia pericolosa: attaccarsi ai fallimenti della vita”. Come si fa a guardare le cose spiacevoli con uno sguardo del cuore positivo?

“Siamo portati a guardare il mezzo bicchiere vuoto. In realtà lo sguardo più corretto è quello che vede sia la parte vuota che quella piena. Le cose belle ci aiutano a fare memoria dei doni ricevuti. A partire dalla vita, dalle persone significative che ci hanno donato amore, dalla salute e tutto ciò che di bello abbiamo avuto in “dono” senza meritarcelo e anche alle mete conquistate a fatica”.

Don Davide Banzato e papa Francesco

“Ma la parte mezza vuota è altrettanto importante, se si guarda bene senza indossare occhiali ‘scuri’ che ci fanno vedere il tutto solo attraverso una lente nera”.

Ferite in feritoie d’amore, dalle parole di don Davide Banzato

“Sicuramente certi eventi che ci hanno feriti creeranno sempre dolore, ma le ferite possono anche trasformarsi in feritoie d’amore. Rendendoci così, per altre persone strumenti di guarigione, capaci di prevenire le stesse ferite o di medicarle in chi incontriamo. Ciò che ci ha ferito ci aiuta a capire cosa vogliamo davvero e cosa non vogliamo più nella nostra vita. Così come i nostri errori. È da essi che possiamo imparare ed è grazie ai fallimenti che possiamo costruire i futuri passaggi che ci porteranno a un autentico successo. Non a caso, la parola successo deriva dal latino e significa “qualcosa che accade dopo”.

Un incontro con i giovani

“Ogni giorno possiamo decidere di guardare in modo sapienziale gli eventi che ci sono accaduti e nel libro spiego proprio come questo sguardo sia un’arte da imparare. Nella Bibbia è un leitmotiv ricorrente per storie di vita concrete fatte di disastri e disavventure, che poi permettono ai protagonisti di essere decisivi in momenti della storia della salvezza e di compiere le scelte migliori nei bivi che si trovano dinnanzi. Non attacchiamoci ai fallimenti ripiegandoci su di noi! Impariamo dai nostri sbagli e da ciò che ci ha ferito, cosa vogliamo, e costruiamoci il percorso per realizzarci affidandoci a Dio”.

Un viaggio che inizia dagli occhi degli emigranti

Caro Davide, nel tuo libro leggiamo che il padre di papa Francesco è salpato nel 1928 dal porto di Genova per cercare fortuna a Buenos Aires. Continui narrando notizie sulla vita del Papa e scrivi che “Ha vissuto prove, infamie, tradimenti e soprattutto umiliazioni, che lui stesso ha definito una via privilegiata per crescere nell’umiltà. Egli afferma che “non c’è umiltà senza umiliazioni”. Mi soffermo su queste ultime parole. Ce le spieghi?

“Una delle più belle definizioni della parola “umiltà” l’ho sentita da Chiara Amirante: guardarsi in verità. Effettivamente, Maria, nel Magnificat dice che sarà chiamata beata ed esalta l’opera di Dio nella sua vita. Ecco la differenza tra il falso umile, che cela una grande superbia, e la persona veramente umile. Quest’ultima conosce la propria piccolezza, la propria finitudine, i propri limiti, ma anche i propri talenti, le proprie capacità e soprattutto sa attribuire le cose in modo corretto, non appropriandosi dei risultati altrui. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente! D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata! Impariamo da Maria l’umiltà vera, che – come dice papa Francesco – passa inevitabilmente attraverso le umiliazioni”.

Davide Banzato nel dialogo improvvisato con papa Francesco

L’umiliazione come mezzo per crescere

“Maria rischia la lapidazione, non credono alle sue parole, è umiliata, ma quanto vive la fortifica nell’umiltà. Quando veniamo umiliati può crescere la nostra superbia, suscitando in noi un “non sai chi sono io”, oppure possiamo attraversare le umiliazioni come vie strumentali per crescere nell’umiltà. Ad esempio, per me è stato importante vivere importanti umiliazioni, che racconto in un libro, liberandomi in gran parte dalla dipendenza del giudizio degli altri. E arrivando a interessarmi solo di essere sereno guardandomi allo specchio, del pensiero di chi davvero mi vuole bene e sa dirmi le cose con carità e verità, e chiaramente dinnanzi a Dio nel mio cuore”.

Fede e fiducia, due cose diverse spiegate da Davide Banzato

Nel tuo libro scrivi che la fiducia e la fede sono due cose diverse. La prima si ricava dall’espletamento di atti concreti che costruiscono la nostra credibilità ed essenzialmente coinvolge la parte emotiva. La seconda, invece, è data dall’ascolto, dal credere nelle parole e coinvolge la parte intellettuale del credente. Papa Francesco, alla tua domanda sulla fede, afferma tra le varie cose che “C’è gente buona, buonissima, ma che non ha avuto mai il dono della fede. Al contrario c’è chi vive da pagano e ha “una fede solo di vernice”. Come avvicinare alla fede reale queste due categorie?

“Il capitolo che dedico alla differenza tra fede e fiducia vuole proprio distinguere quello che è un dono, che richiede sicuramente la nostra ricerca e corrispondenza, ma sempre dono rimane, dalla fiducia che invece consiste in atti concreti di volontà. Questi ultimi ognuno di noi può compierli e quotidianamente li compiamo, anche senza rendercene conto, in buona fede appunto, facendo scelte giuste e a volte invece sbagliate”.

Le parole di papa Francesco

“Il Papa, alla mia domanda sulla fede, ricorda quello che dice anche il Concilio Ecumenico Vaticano II. Ovvero che chi senza colpa non ha avuto il dono della fede o ha un altro credo, può raggiungere la salvezza attraverso il proprio credo, perché ci sono dei semi del Verbo – direi come delle scintille dell’Unico Dio – in ogni grande religione, ma anche attraverso la propria retta coscienza”.

Dieci domande a papa Francesco

“La coscienza è il sacrario dell’uomo, la parte più intima, la sede delle nostre decisioni, dell’io più profondo e – per chi crede – il luogo dove Dio ci parla e dove possiamo discernere cosa è bene e cosa è male. Pertanto anche una persona senza il dono della fede può allenare la propria coscienza ad essere “retta”. Ciò significa mettersi continuamente in discussione, confrontarsi con chi può essere più avanti di noi nel cammino. Analizzando poi, il più possibile, le cose prima di prendere decisioni, pregare e meditare, costruire un discernimento autentico prima di decidere”.

“Decidere significa sempre decidersi per qualcosa e dunque definirsi come persona”, ci spiega Davide Banzato. “Tornando alla domanda: la fede di vernice è di chi si dice cristiano e magari vive anche “atti religiosi” ma esteriori. Cioè senza cuore e senza incidenza e coerenza con la vita. Una persona non credente che vive coerentemente con retta coscienza può essere migliore e più fedele ai valori del Vangelo di chi si ritiene superiore solo perché crede di essere cristiano e va la domenica a Messa, ma poi esce e non vive nulla o poco del Vangelo”.

“Nessuno si salva da solo…”

Veniamo a un altro tema attuale trattato nel tuo libro, che è quello della distribuzione delle ricchezze. Nel testo leggiamo che “Oggi o ci salviamo tutti o nessuno si salva. La povertà, il degrado, le sofferenze di una zona della Terra sono un tacito terreno di coltura di problemi che alla fine toccheranno tutto il pianeta”, riprendendo parole di papa Francesco. Come ci si educa a non girarsi dall’altra parte?

“Ho vissuto esperienze di missione in zone estreme e qualcosa racconto in un libro. Oggi è evidente che siamo parte tutti di un’unica famiglia, abbiamo la stessa “carne”, come ricorda il Papa nell’enciclica Fratelli tutti, e abitiamo un’unica “casa”, come scrive nell’enciclica Laudato si’. La sofferenza oggi è da una parte spettacolarizzata e dall’altra normalizzata. Pertanto si è alimentato un sentimento di indifferenza rispetto al male altrui e la pandemia, anziché aprirci al mondo, ci ha resi più impauriti e smarriti. Portandoci così a chiuderci nelle nostre sicurezze che si rivelano sempre più fragili. Nessuno si salva da solo”.

Davide

“Questo è certo. E se siamo una famiglia e abitiamo la stessa casa, dove vediamo che ogni nostra azione – pensiamo all’inquinamento – ha ripercussioni che sfuggono al nostro controllo, dobbiamo convertire la visione del nostro modo di vivere. Dunque, anche non gettare una gomma da masticare per terra può essere un atto concreto iniziale che dà il via al cambiamento“, continua Davide Banzato. “Ognuno deve fare la propria parte. Esistono vere e proprie strutture di male più grandi di noi. Tuttavia, se ragioniamo pensando che non possiamo cambiarle, allora partiamo già sconfitti. Dietro ogni struttura ci sono le persone e noi tutti personalmente possiamo fare rete e fare scelte personali di bene, ponendo le basi per strutture di bene”.

Due parole sulla guerra con Davide Banzato

Per terminare ti chiederei qualcosa in riferimento alla guerra. Parlo al singolare per riferirmi a tutte le guerre. Partirò da un testo, “Guerra e disinganno”, pubblicato per la prima volta in Imago nel 1915 e scritto da Sigmund Freud. L’ autore scrive che “Senza essere un apostolo della pietà e pur riconoscendo la necessità biologica della sofferenza nell’economia della vita umana, tuttavia non si può fare a meno di condannare la guerra nei suoi fini e nei suoi mezzi e di aspirare alla cessazione delle guerre”. Cosa può dirci, invece, un apostolo della pietà?

“Non esiste una guerra giusta. Possono esistere azioni belliche di legittima difesa dinnanzi a un’invasione. Esattamente come dinnanzi a un aggressore si può scegliere di essere martiri oppure di difendersi in modo proporzionato alla minaccia in atto. Ma nessuna guerra è giusta. Oggi più che mai, quando sono schierate armi batteriologiche, chimiche e atomiche. Ogni guerra distrugge. Non è uscito mai nulla di buono da una guerra. Quello che mi sento di dire, citando papa Giovanni XXIII, è che la pace non è assenza di guerra, per cui servono percorsi di dialogo autentico, fatti di ascolto e tempo da dedicare alle relazioni. Questo vale a livello globale, così come nelle piccole o grandi guerre quotidiane che viviamo nelle relazioni interpersonali e che possiamo smorzare con un sorriso, un ascolto profondo, un perdono, una richiesta di scuse o un abbraccio d’amore”.

Intervista a Davide Banzato: cerca il tuo orizzonte per rinascere ultima modifica: 2023-06-01T12:30:11+02:00 da Antonella Marchisella

Commenti

Exit mobile version