Le tavole di San Giuseppe sono uno degli eventi più importanti della tradizione salentina. Si svolgono a marzo in occasione della festa di San Giuseppe ed hanno un’origine nobile che risale al Medioevo.
Secondo la tradizione medioevale, ogni anno il 18 e 19 Marzo, le famiglie più ricche aprivano le porte di casa per ospitare e dar da mangiare ai poveri.
Oggi, nonostante non ci sia più la stessa disparità sociale di una volta, le tavolate di San Giuseppe si organizzano tra parenti e amici, ma c’è anche chi apre la porta di casa per far assaggiare i piatti preparati a chi è di passaggio.
Come si svolge l’evento delle tavole di San Giuseppe
Il banchetto è tutt’altro che improvvisato, ma viene organizzato nel dettaglio seguendo una serie di regole, a partire dalla scelta della tovaglia che deve essere rigorosamente bianca ricamata, mentre al centro della tavola dovrà essere apposta l’immagine di San Giuseppe o della Santa Famiglia .
La “taula” é composta da 169 piatti (13 pietanze per 13 santi) ed è arricchita con dei pani a forma di ciambella del peso di 5 o 3 chili.
Accanto alla sedia del commensale che ha la “parte” di San Giuseppe viene posizionato un bastone ricoperto di fiori bianchi, in ricordo del miracolo che, secondo la leggenda, permise di individuare Giuseppe come sposo di Maria.
I commensali, dopo aver partecipato alla messa, si recano nella casa dove si svolgerà il pranzo ed attendono il sacerdote per la benedizione, dopo di che gli invitati si siedono a tavola. Spetta a San Giuseppe decidere quando iniziare a mangiare ogni pietanza battendo tre volte la forchetta sul bordo del piatto. A quel segnale tutti gli altri santi devono smettere di mangiare e passare alla pietanza successiva, servita dai componenti della famiglia ospitante.
Alla fine del pranzo i santi portano via con sé tutto ciò che è rimasto, pregando San Giuseppe di esaudire i loro desideri e aspirazioni.
