Forse sono di più, ma secondo me ci sono 5 cose da imparare dalle mamme non italiane che vale la pena provare.

Dopo essere diventate mamme ci rendiamo conto che chiunque sembra saperne più di noi su come allevare i nostri figli. E che qualsiasi cosa facciamo o non facciamo comunque stiamo sbagliando perché gli altri (la mamma, le amiche con o senza figli, le vicine di casa, le sconosciute in mezzo alla strada, zie e cugine alla lontana e chiunque altro) hanno idee migliori. Sembra che tutti abbiano preso una laurea in pedagogia e possano pontificare sull’argomento.

Oltre a essere francamente fastidiosa, questa abitudine è anche un errore. Perché la mamma conosce suo figlio e sa cosa è meglio per lui. Inoltre, conosce le dinamiche della propria famiglia e quindi sapere cosa è meglio anche per lei, il partner ed eventuali fratelli/sorelle. Questo però non vuol dire che siamo sempre nel giusto e che le abitudini che abbiamo siano al di sopra di ogni critica.

5 cose da imparare dalle mamme non italiane
La maglia di lana non serce. E si esce anche se fa freddo. Così i bambini non si ammalano di continuo e crescono più forti.

Ovviamente non tutte le mamme italiane sono come vuole lo stereotipo. Vale a dire delle chioccie iperprotettive che sacrificano la loro vita sull’altare dei figli. Nè le mamme straniere sono tutte modelli di educazione all’indipendenza e all’intraprendenza dei figli. Esistono però alcuni tratti culturali che si trovano più facilmente all’estero e che ho notato sia durante i miei viaggi, sia – e soprattutto – adesso che vivo all’estero e non solo vedo come si comportano le mamme del posto, ma mi confronto anche con mamme di altri Paesi.

5 cose da imparare dalle mamme non italiane: la maglia di lana non serve

Questo è un insegnamento che ho fatto mio e mio figlio è sempre vestito troppo poco – secondo la nonna. Eppure nei Paesi del Nord non puoi non notare due cose. Uno, i bambini, anche se piccolissimi, escono sempre, con qualsiasi tempo. Due, non sono vestiti come l’omino delle nevi. Abituati a un clima più inclemente, in cui piove spesso e il cambiamento è l’unica costante su cui si possa contare, le mamme inglesi e scandinave non si lasciano spaventare. Vanno in giro con ogni tempo e vestono i bambini a strati, evitando ogni eccesso. Anzi, in Finlandia consigliano di lasciare i bambini all’aperto, nonostante il freddo, durante il riposino. Effetto: si evitano bambini troppo deboli che si ammalano a ogni soffio d’aria.

5 cose da imparare dalle mamme non italiane: i bambini devono cadere

Quando si è mamma è facile farsi prendere da un eccessivo istinto di protezione e cercare di evitare qualsiasi caduta, graffio, livido e simili. Ma è sbagliato. Provando a ragionare con la testa e non con il cuore è facile capire perché. Solo con l’esperienza diretta si impara davvero, profondamente e in modo duraturo, qualcosa. Le parole, i rimproveri, le urla non bastano. Bisogna vivere sulla propria pelle un disagio per esserne consapevoli e modificare il proprio comportamento per evitarlo. Lasciamoli sperimentare, sporcarsi, sudare, e anche farsi (ragionevomente) male. Impareranno prima e meglio.

5 cose da imparare dalle mamme non italiane: non si urla

Urlare contro un bambino, a meno che non sia un modo per richiamare la sua attenzione di fronte a un pericolo, è solo indice di rabbia, frustrazione e perdita della pazienza. Spesso è dovuto al fatto che molti genitori non riescono a essere abbastanza autorevoli (quindi a farsi ascoltare e ubbidire) con i figli. E quindi urlare sembra essere l’unico modo per farsi sentire. Le mamme straniere dimostrano che non è così. Non è il numero di decibel che condiziona l’ubbidienza di un bambino. Funziona molto di più mostrarsi fermi, ma tranquilli. Essere pazienti di fronte ai capricci e non cedere alla prima lacrima, sostendendo il proprio no o la richiesta fatta fino a che non sarà esaudita.

C’è un’altra ragione per cui le mamme non italiane sembrano urlare meno. Oltre a una questione di cultura che le porta a parlare con un volume più moderato e in media a essere meno rumorose, è che sono spesso più pratiche. Considerano meno importanti molte più cose rispetto a una mamma italiana. Per esempio, sedersi a tavola tutti composti e non alzarsi con i vestiti sporchi, oppure non mettere in disordine la stanza tirando fuori tutti i giochi.

5 cose da imparare dalle mamme non italiane

5 cose da imparare dalle mamme non italiane: esiste il me time

Questa è la cosa più importante, secondo me, per evitare di impazzire quando si ha un bambino piccolo. Un neonato ti succhia tutte l’energie e ti impedisce di fare altro che non sia accudirlo. Significa non fare le eroine, non inseguire alcun ideale di perfezione come mamma e chiedere aiuto. Proprio nel nostro Paese, che conserva ancora un forte senso della famiglia e legami stretti con la comunità (non ovunque, non per tutti, ma c’è comunque un senso della collettività molto più spiccato che in altri Paesi dove le comunità si sono sfaldate e c’è molto più individualismo), ciascuna mamma ha probabilmente molte più possibilità di trovare aiuto e sollievo che non altrove. Partner, nonni, amiche, vicine di casa, tutti possono tenere il bambino per un paio d’ore. In questo modo possono concedere alla mamma il preziosissimo, e secondo me fondamentale, me time.

Il tempo per stare per conto tuo. Prenderti un caffè seduta al bar. Leggerti un libro. Andare a fare shopping (per te e non per il bambino per una volta). Oppure dal parrucchiere o a fare la manicure. Maggiore è il tempo che riuscirai a dedicare a te stessa e migliore sarà anche la qualità di quello che dedicherai a tuo figlio.

5 cose da imparare dalle mamme non italiane: lavorare, viaggiare e dividere le responsabilità con il partner

Si sa che la divisione dei lavori domestici e della cura dei figli è un tasto dolente in Italia. Certo, nelle coppie sotto i 40 anni l’uomo tende a essere più coinvolto nella gestione della casa e a dedicare più tempo ai figli. Si occupa non solo di giocare, ma si prende anche cura della loro igiene, del cibo, della messa a letto e di tanto altro. In media, però, il carico rimane soprattutto sulle spalle delle madri. All’estero, nei paesi anglosassoni e nordici, ma anche in Francia e in Germania, la situazione è più paritaria e quindi compiti e responsabilità si dividono con il partner.

Un altro problema italiano è il ritorno al lavoro dopo la maternità. Stando agli ultimi numeri disponibili il 22% delle donne perde il lavoro entro due anni dalla nascita del bambino. Poco più della metà delle mamme con un solo figlio lavora. La percentuale scende maggiore è il numero di figli (con tre o più è al 39%). All’estero le situazioni cambiano da Paese a Paese, ma in generale moltissime mamme lavorano. La cosa incide sulla quantità di tempo e di cure che potranno dedicare ai figli, ovviamente. Ma in media le bimbe nate da mamme lavoratrici guadagneranno di più una volta entrate nel mercato del lavoro, mentre i bimbi non avranno differenze di stipendio, ma dedicheranno più tempo a casa e figli da grandi. L’esempio conta.

Un ultimo aspetto da considerare è il viaggio. Le famiglie straniere, spesso con due o più figli, tendono a viaggiare di più di quelle italiane. Anche con i bambini piccoli. E viaggiare promuove spirito d’avventura, fiducia nelle proprie capacità e intraprendenza. Inoltre, questo aspetto si lega alla conoscenza delle lingue. L’Italia, nonostante l’insegnamento obbligatorio a scuola, è ancora molto indietro.

5 cose da imparare dalle mamme non italiane: in conclusione

Insomma, con queste 5 cose da imparare dalle mamme non italiane non voglio dire che le mamme nostrane sbaglino qualcosa. Piuttosto proporre qualche spunto di riflessione per crescere figli (e mamme) più indipendenti, responsabili, consapevoli delle proprie capacità e felici.

 

5 cose da imparare dalle mamme non italiane ultima modifica: 2017-03-10T08:12:44+01:00 da Giulia Gagliardi

Commenti