E’ passato mezzo secolo da quando Totò, il grande comico italiano, se ne è andato

Nonostante siano passati tutti questi anni, la presenza di Totò è più viva che mai. Il suo ricordo non si è né cancellato né affievolito.

La comicità di Totò offre spesso spunti di riflessione

Parlando di sé e della sua arte Totò era solito dire: “Io non sono un artista, ma solo un venditore di chiacchiere. Nessuno si ricorderà di me dopo la mia morte”.

Quisquilie e pinzillacchere, verrebbe da dire parafrasandolo. Già, perché mai profezia fu meno azzeccata.  Sono passati 50 anni dalla sua scomparsa e non solo il suo ricordo non si è cancellato ma neppure affievolito. La sua maschera è entrata nel nostro immaginario collettivo, grazie anche ai tanti film che ci ha lasciato e che vengono trasmessi dalle reti televisive con immutato successo.

Segno di quanto il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, sia ancora vivissimo nel cuore del pubblico che continua ad amare la sua irresistibile comicità che spesso offre spunti di riflessione.

Totò: uno scugnizzo infelice

Totò nacque nel cuore di Napoli, al rione Sanità, il 15 Febbraio 1868, in Via Santa Maria Antesaecula in un palazzo popolare. Un palazzo che in passato era appartenuto ad un’aristocratica famiglia napoletana. E del resto. Anche lui vantava natali illustri, in quanto figlio di un nobile, benché spiantato. I suoi genitori erano infatti Anna Clemente, una bellissima popolana dai lunghi capelli neri ed il marchese Giuseppe De Curtis, appartenente ad una famiglia che conservava un certo prestigio.

E molti pregiudizi, dal momento che il marchese padre proibì al figliolo di impalmare una donna del popolo, ma non di continuare a tenere con lei una relazione clandestina. Così Totò crebbe sentendo la mancanza del padre, di cui si sapeva solo che era un importante signore. E litigando con gli altri scugnizzi che lo emarginavano per questo.

Siamo uomini o caporali? Una filosofia di vita

Siamo uomini o caporali? Una filosofia di vita

Ma Totò fu anche autore. Di canzoni, tra cui la celeberrima Malafemmena. Di poesie, la più nota delle quali è la struggente ‘A livella. E di un’autobiografia degli anni giovanili, Siamo uomini o caporali? Da lui stesso definita “diario semiserio”, in cui, oltre a raccontare infanzia ed inizi della carriera, espose la sua filosofia che lo portò a dividere l’umanità in due categorie: gli uomini ed i caporali. I primi, la maggioranza, costretti a lavorare per tutta la vita, senza la minima soddisfazione, vessati dai caporali che li tiranneggiano. Ed i suoi caporali più feroci forse i critici, che solo dopo la sua morte ne riconobbero il valore.

Oggi non solo i critici ma anche il mondo accademico riconosce i suoi meriti. L’Università Federico II di Napoli, infatti, ha conferito al principe della risata la laurea honoris causa alla memoria in Discipline della Musica e dello Spettacolo.

http://www.ilmattino.it/napoli/citta/toto_mattarella_napoli-2383303.html

50 anni senza Totò: il “Principe” della risata italiana ultima modifica: 2017-04-18T07:04:24+02:00 da Rossana Nardacci

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