Natalie Portman racconta a Vanity Fair l’incanto del nostro paese, l’atmosfera così straordinariamente familiare che ha avvolto lei e la sua famiglia per un mese intero in Toscana. Mese che avrebbe voluto non finisse mai.

Paolo Sorrentino, una delle menti più belle del nostro paese, regista premio oscar, scrittore, sceneggiatore, ha diretto il numero speciale di maggio di Vanity Fair Italia. Dall’onirica copertina (fenicotteri nella notte deserta di piazza di Spagna) annuncia al paese la fase 4. Una fase, secondo Sorrentino, che potrebbe coincidere col ritorno di un’idea di bellezza possibile e diversa.

Natalie - dettaglio copertina Vanity Fair speciale, cicogna rosa in primo piano
dettaglio copertina Vanity Fair speciale

All’interno del numero speciale pagine d’affetto per l’Italia e testimonianze in prima persona di moltissime star del cinema internazionale. Memorie, suggestioni che ciascuno porta con sé dopo il contatto con la nostra terra. Che li ha accolti, stregati.

Testimonianze che insieme sono atto d’amore e un grande in bocca al lupo per il prossimo futuro.

Parole davvero incantate sono quelle dell’attrice premio oscar Natalie Portman, un’abitué del nostro paese, come lei stessa confessa, e innamorata in modo incondizionato della Toscana.

fotografia in bianco e nero di Natalie Portman

A 19 [anni] – racconta Natalie – girai Star Wars: Episodio II a Caserta, dove la gente del posto urlava poesie d’amore al mio collega biondo [Hayden Christensen] quando camminavamo per andare al lavoro. A 24, feci un viaggio studio con amici, visitando Roma, Firenze e Venezia e notando l’arte e i sapori differenti tra le città. Mangiammo carciofi fritti a Roma, gelato a Firenze, pasta speziata a Venezia. Vedemmo la statua del David, Raffaello, Michelangelo, Beato Angelico, Tiziano, Botticelli, Piero della Francesca.

Ma il ricordo che più scalda il cuore dell’attrice è la vacanza in Toscana insieme alla sua famiglia nel 2014. Un soggiorno di un mese cominciato in verità non nel migliore dei modi.

Quando arrivammo alla casa, la prima cosa che mi colpì fu il caldo: l’umido, la luce diretta del sole, bianca, accecante. Le strade erano vuote. «Guarda, persino gli italiani se ne vanno in questo periodo dell’anno, che cosa avevi nella testa?», sgridai mio marito. Trascorsi il primo giorno nascosta nella camera da letto con i muri d’argilla, a leggere Elena Ferrante, fermandomi solo per rimproverare di nuovo mio marito per non aver affittato una casa con l’aria condizionata.

Ma poi Natalie racconta di quando, calata la sera si è spinta per i borghi toscani, prima timidamente e poi lasciandosi coinvolgere da un clima a lei sconosciuto. Eccoli, gli italiani, usciti per le strade, a prendere il fresco della sera.

Natalie - veduta di un borgo toscano
borgo toscano

Il tempo si era ugualmente fermato e dilatato. Ci sentimmo come trasportati in un’altra epoca, dove le famiglie ancora vivevano nello spazio degli stessi quattro isolati, i ragazzini potevano giocare liberi nelle strade, e la nonna era la persona più amata della famiglia, insieme ai bambini. Sconosciuti facevano buffetti sulla guancia di nostro figlio, giocavano a palla con lui, così che noi potevamo cenare seduti, e ci dicevano in italiano parole che, sono quasi certa, significavano: vostro figlio è il bambino più bello, intelligente, divertente che abbiamo mai conosciuto.

Piano piano, confessa Natalie, il suo umore si fa docile. Il clima italiano la contagia.

La magia del posto mi ammorbidì, e presto cominciai ad abbracciare mio marito piuttosto che rimproverarlo, ammirando il vulcano che aveva imparato a fare per preparare gli gnocchi, una montagnetta di patate con un uovo al posto della lava.

Finché si persuade a interpretare lei stessa il ruolo dell’italiana.

Andammo in quella piazza tutte le sere per un mese. Quelle serate sembrava che durassero un’eternità, e mi sentivo come se ci trovassimo nel 1952. Continuai a leggere L’amica geniale, con la faccia al centro del ventilatore che avevamo comprato in un negozio della zona, fino a che non fui costretta a smettere, con angoscia, perché il quarto romanzo della serie non era ancora uscito in inglese. Nostro figlio imparò a indossare la maglietta della squadra giusta per andare in piazza alla sera e diventò amico di bambini con i quali non scambiò mai una parola, grazie solo al linguaggio dei piedi.

primo piano di Natalie Portman
wikipedia

Le pagine di Vanity Fair restituiscono la magia, l’incantesimo che il nostro paese ha saputo esercitare su una donna del resto abituata a essere bene accolta, coccolata nell’agio, nel lusso. Ma l’Italia l’ha rapita senza sfarzi, con il respiro avvolgente della sua normalità unica. E le ultime parole di Natalie lo spiegano come meglio non si potrebbe.

Mi rendo conto adesso che gli italiani hanno imparato a dominare il tempo, la nostra più grande risorsa e anche il nemico più minaccioso. Quel mese sembrò una vita intera. E non avrei mai voluto tornare a casa, anche se avevamo l’aria condizionata.

“Cara Italia, hai imparato a dominare il tempo e mi hai contagiata.” Natalie ultima modifica: 2020-05-31T17:00:00+02:00 da Redazione

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