Giornata internazionale dell’infermiere. Oggi più che mai.
International Council of Nurses designa questa data nel ricordo Florence Nightingale fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne nata il 12 maggio 1820.
Giornata internazionale dell’infermiere
È dal 1992 che la Federazione nazionale Collegi Ipasvi sostiene la Giornata internazionale dell’Infermiere a sottolineare fortemente l’impegno degli infermieri italiani in corsia: un’alleanza vera e propria sia con i pazienti, sia con le famiglie. Infermieri che per missione si dichiarano sempre e comunque dalla parte del paziente. E, in questo momento, i pazienti bene o male siamo tutti noi.
Il 12 maggio è alloraoccasione per far sì che la professione infermieristica “parli un po’ di sé”. È importante, oggi più che mai, per quegli uomini e donne mascherati che da sempre, in ombra, reggono gran parte della sanità. Ogni lavoro d’assistenza è sacrificio, non solo fisico, ma soprattutto psicologico. Lo abbiamo compreso in questi tempi (forse). Insieme ai medici specialisti, gli infermieri sono venuti alla ribalta e abbiamo imparato ad apprezzarli. Ad amarli.
Giornata internazionale dell’infermiere in tempo di #Covid-19
Loro, gli infermieri, non hanno disertato la “trincea”, una “prima linea più rischiosa che mai, anzi, in molti hanno scelto di raggiungerla da volontari dimostrando un senso della comunità straordinario. Segnati in viso da lacci di gomma e maschere, da notti interminabili, dal dolore di chi non respirava nelle terapie intensive, hanno tenuto duro.
Dà da pensare la risposta all’ordinanza della protezione civile #INFERMIERIPERCOVID. Nonostante ciascuno fosse già assegnato a differenti incarichi, hanno risposto in diecimila da ogni parte d’Italia. Non dovremmo mai scordarlo. E non dobbiamo dimenticare gli infermieri contagiati, o quelli in quarantena, isolati dalle famiglie, a dormire in un camper dopo turni senza fine. O in molti che per non rischiare d’infettare i propri cari hanno affittato alloggi di fortuna. A loro spese. A nostro esclusivo guadagno.
Scienze infermieristiche
Nonostante tute, occhiali, mascherine, guanti e ogni altra precauzione, il personale infermieristico era ed è fortemente esposto. Sappiamo che i laureati italiani in scienze infermieristiche sono tra i più qualificati e richiesti al mondo, e hanno saputo reggere l’onda d’urto. Ma ci sono stati caduti. Tra gli infermieri c’è stato il maggior numero di operatori sanitari positivi a Covid, circa il 52%. C’è chi è mancato. Dovremmo portarne ricordo e coscienza. Non solo il 12 maggio.
Sanità italiana
Ricordiamo perciò oggi, ma anche domani e tra un anno, quella che è stata la risposta di quasi 10mila professionisti alla call della Protezione civile per una task force di 500 infermieri da destinare alle aree più a rischio. Ricordiamo, sopra il tessuto delle loro mascherine, quali occhi umani, impauriti, tenaci, pieni di storie. Storie che hanno messo da parte per servire. Per permetterci di tornare a respirare.
Grazie. Di cuore