Non è facile lasciare tutto e cambiare Paese

Mollare lavoro, famiglia, amici e certezze. Chiaramente se lo fai a 18-20 anni vivi l’esperienza in un certo modo: sentirai la nostalgia, ma sicuramente l’entusiasmo e la speranza saranno le emozioni dominanti. Farlo a 30-35 anni, invece, significa avere una bella zavorra sulla spalle. La tua vita è già costruita, hai abitudini e punti di riferimento che così ti vengono a mancare. Una volta che hai deciso di trasferirti per la testa ti passano dubbi e paure, e vedi non solo i lati positivi e l’aspetto eccitante del trasferirsi, ma anche quelli negativi.

Eppure, che sia per una tua scelta, per esigenze del tuo partner o per qualsiasi altro motivo ci sono degli elementi che molto probabilmente non hai considerato. Ma che scoprirai una volta lasciata l’Italia. Voglio condividere con te le 5 migliori cose che ho imparato sul trasferirsi all’estero.

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Paure, dubbi, incertezze. Tutte queste emozioni ti accompagnano quando ti trasferisci all’estero, ma ci sono anche molte cose positive da imparare.

Trasferirsi all’estero: sognare in un’altra lingua

Non essendoci molti Paesi al mondo in cui potrai parlare italiano (esclusi certi cantoni in Svizzera), giocoforza dovrai imparare una nuova lingua. Probabilmente non da zero, ma in ogni caso ti accorgerai ben presto che – a meno che tu non sia madrelingua – l’impatto sarà difficile. Non capirai bene, ti sembrerà parlino tutti troppo velocemente, rimarrai spesso muto o al massimo farfuglierai qualcosa che non sarà all’altezza di quello che vorresti dire. Insomma, ci metterai un bel po’ di tempo e di sforzo per parlare in modo fluente.

Però quando succederà, dopo qualche mese in media, scoprirai che sei in grado passare senza interruzioni dall’italiano all’altra lingua e che i tuoi pensieri, la maggior parte del tempo, sono articolati nella nuova lingua. Anzi, dopo un po’ di tempo non ti ricorderai più, se non dopo averci pensato a lungo, come si dicono certe parole in italiano. Piuttosto ti verrà invece in mente la loro traduzione. Prima o poi ti capiterà anche di sognare nell’altra lingua. Questo sarà il segnale: ce l’hai fatta, puoi ormai dire che la tua competenza linguistica è simile a quella di un nativo! Una bella soddisfazione, davvero. E una capacità che sono in pochi ad avere.

Trasferirsi all’estero: partecipare, condividere e conoscere

Anche se scrivi o telefoni tutti i giorni agli amici che hai lasciato in Italia, li tieni aggiornati tramite Facebook su cosa stai facendo e leggi delle loro novità, cerchi di seguire il più possibile le loro vite, a un certo punto ci sarà un allontamento. Se non dal punto di vista dell’affetto, quantomeno in senso pratico. Certo, sarà un piacere rincontrarsi ogni volta che tornerai in Italia. Però la confidenza e la vicinanza che c’erano, ogni volta ci metterai giorni per recuperarla. E dopo qualche anno sarà perduta per sempre. Questo ti spingerà presto a cercare nuove persone da conoscere e frequentare nella tua nuova città e a cercare occasioni di fare amicizia (utilissimo secondo me Meet Up, un portale per creare gruppi e favorire gli incontri).

Le occasioni non mancano. Ci sono gruppi che hanno uno stesso interesse e che si incontrano periodicamente. Comunità di immigrati all’estero. Persone conosciute durante qualche corso di formazione o al lavoro. Ognuno poi trova i suoi modi e i suoi strumenti. Quello che secondo me è sbalorditivo è il fatto che non avresti mai pensato di unirti a un gruppo, di frequentare persone completamente sconosciute o di essere amichevole in contesti nuovi. Non ci avresti pensato se non fosse stato perché, catapultato in un mondo completamente nuovo, hai avuto bisogno di aprirti agli altri e di cominciare da capo nel crearti una rete sociale. Vedila come una grande opportunità, che non avresti sfruttato se fossi rimasto in Italia.

Trasferirsi all’estero: la solitudine

Questo può sembrare un aspetto negativo, ma non lo è. O perlomeno non del tutto. Certo, il grado di solitudine che sperimenterai una volta trasferito dipende da molti fattori. Per esempio se sei insieme alla tua famiglia/partner oppure con qualche amico o ancora per conto tuo. Ma in ogni caso – è capitato a me che mi sono trasferita con il mio fidanzato, ma è qualcosa di cui tutti gli expat con cui ho parlato mi hanno riferito – sentirai la solitudine.

Potrai reagire in due modi. Cercare a tutti i costi di riempire i vuoti e di distrarti oppure accoglierla e affrontarla. Io ho provato la prima soluzione, spaventata dalle emozioni negative che stavo vivendo. Poi ho capito che dovevo lasciarmi andare, riconoscere che la solitudine era parte della mia nuova vita e cercare di trarne qualcosa di positivo. Non è una sensazione piacevole. Ma  aiuta a capire di che pasta si è fatti e che potenzialità si hanno.

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Trasferirsi all’estero è spesso sinonimo di solitudine, in maggiore o minore misura, ma ti permette di imparare e di crescere.

Trasferirsi all’estero: rimettersi in gioco

Se ti trasferirai all’estero difficilmente avrai lo stesso lavoro e la stessa routine. E questo ti darà una bella scossa, ti permetterà di lasciare le vecchie abitudini e di costruirti una vita nuova. Cambiare non è facile, tutti facciamo resistenza, per paura, pigrizia mentale, mancanza di stimoli. Per cui io credo che avere una spinta (e trasferirsi è una grossa spinta) sia la cosa migliore, e più facile, per iniziare. È l’occasione per cercare di vivere la vita come vorresti. Chiaramente bisogna fare i conti con la realtà. Ma questo non vuol dire che non potrai trasformare le abitudini, i gesti quotidiani, i tempi e i modi della tua giornata. In modo da renderli un po’ più a tua misura e vicini ai tuoi desideri.

Trasferirsi all’estero: ce la puoi fare!

Questo è davvero il miglior insegnamento che si può trarre da un’esperienza all’estero. Anche se ti sei trasferito solo per qualche mese/anno. Tu ce la puoi fare. Puoi farcela a ricostruirti una vita lontano dalle tue certezze. Puoi farcela a cambiare il tuo futuro. A trovare nuovi amici e interessi. A vedere il mondo con occhi nuovi. Per me questa sensazione è stata inebriante e ha decisamente migliorato la fiducia che ho nelle mie capacità. Impagabile.

Trasferirsi all’estero: le 5 cose migliori che ho imparato ultima modifica: 2017-02-22T07:58:44+01:00 da Giulia Gagliardi

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