A Genova, dopo venti mesi, la sponde di levante e ponente della Val Polcevera tornano a unirsi. 

Si è concluso da pochissime ore il varo della campata 19 del nuovo viadotto: i 1067 metri di tracciato sono completati. Le sirene dei cantieri navali hanno accompagnato la fase finale dell’operazione. Un’operazione chirurgica paragonata da molti a una delicata sutura. A rimedio di una cicatrice profondissima nel cuore della Liguria e dell’Italia intera – soprattutto dei parenti delle quarantatré vittime. La cicatrice rimarrà, essenziale, di acciaio, a diciannove capate. Progettata e donata a Genova da Renzo Piano.

“Non è una festa – dichiarerà l’archistar – ma è un lavoro che si completa con grande orgoglio.”

levante - ponte di Genova crollato
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Presente insieme alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli, al sindaco Marco Bucci e al governatore Giovanni Toti, il premier Giuseppe Conte, senza eccedere in entusiasmi, conferma i toni di Piano ribadendo che “La ferita di Genova non potrà essere completamente rimarginata perché ci sono quarantatré vittime e noi non dimentichiamo. I giudizi di responsabilità che sono nati da quella tragedia non si sono ancora completati e devono completarsi.”

Nel corso del suo intervento Conte ci tiene però a segnalare come, in questi tempi di dolore nazionale, quello di Genova rappresenti “un cantiere simbolo per l’Italia intera: è il cantiere dell’Italia che sa rialzarsi, che si rimbocca le maniche, non si lascia abbattere, non si lascia sopraffare.”

Dopo la rimozione delle macerie del vecchio Morandi, il cantiere ha incontrato parecchi ostacoli (il rinvenimento e lo smaltimento dell’amianto, l’incendio di una pila) ma ha comunque tenuto aperto, ventiquattro ore su ventiquattro: mille persone al lavoro anche durante l’emergenza covid-19 (quando un operaio è risultato positivo, ogni misura di contenimento è stata presa, nel pieno rispetto della sicurezza comune). E da stamattina quel filo ininterrotto di acciaio è prova che ne è valsa la pena.

levante - Pietro Salini
Pietro Salini

Pietro Salini, Ad di Impregilo, corresponsabile del risultato – e dalla politica dell’andare avanti nonostante tutto – si dice molto soddisfatto, ma non abbassa la guardia. Anzi, coglie l’occasione per rivolgere alle istituzioni che lo affiancano la sua preghiera:

«Ve lo chiedo mettendomi in ginocchio: al Paese serve un grande piano, il piano del Governo Conte, come il piano Marshall, per farlo ripartire. Da Genova parte un grande messaggio».

E Genova manda infatti al paese un messaggio che è chiaro, di speranza ma anche di sollecito. Il lavoro sarà duro magari, giorno e notte, e dovremo maneggiare con tutta probabilità dei materiali pericolosi. Ma il risultato, come si è dimostrato, è a nostra portata di mano. La cocciutaggine è nel DNA italiano. Serviamocene, e come ponente e levante sul Polcevera torneremo ad abbracciarci di nuovo.

Levante e ponente tornano a toccarsi. Simbolo dell’Italia che ce la farà ultima modifica: 2020-04-28T17:00:00+02:00 da Redazione

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