Cure, vaccino e adesso anticorpi. L’Italia in prima fila nella grande corsa della ricerca scientifica per combattere il Coronavirus. Una sfida che vede insieme le grandi menti della ricerca fare fronte comune per raggiungere al più presto il traguardo che tutti aspettiamo. La sconfitta del Covid sembra non essere lontana. O comunque questa pandemia potremmo dire che sarà sconfitta solo se il vaccino e le cure saranno efficaci. Intanto continuiamo a rispettare le regole e ognuno faccia la propria parte. Ma il Made in Italy della ricerca dà segnali incoraggianti. Infatti è italiana la ricerca sui super anticorpi contro il Covid 19. Vediamo di cosa si tratta.
Anticorpi monoclonali da sottoporre ai pazienti
L’annuncio arriva da uno degli scienziati italiani più famosi al mondo. “Stiamo già producendo gli anticorpi monoclonali per le prove cliniche e per la somministrazione ai pazienti”. L’annuncio è di Rino Rappuoli, ‘padre’ di tanti vaccini fra cui quello contro il meningococco B. “Vorremmo iniziare lo studio sull’uomo prima di metà dicembre – ha detto all’Adnkronos Salute -, per arrivare in primavera all’utilizzo di questi anticorpi”. Rappuoli è un luminare della ricerca. Infatti è chief scientist di Gsk Vaccines a Siena e professore di Vaccines Research all’Imperial College di Londra. E ancora coordinatore del Monoclonal Antibody Discovery (Mad) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences.
La collaborazione con lo Spallanzani per le prove sugli anticorpi
E così dopo aver annunciato l’avvio della sperimentazione per le cure con l’utilizzo di un farmaco autorizzato dall’Aifa, lo studio adesso sugli anticorpi. “In questo momento stiamo disegnando le prove cliniche – ha chiarito Rappuoli – e i protocolli in collaborazione con lo Spallanzani di Roma”. Infatti sono stati selezionati tre candidati. Adesso “in un mese-un mese e mezzo – ha aggiunto lo scienziato – contiamo di avere i risultati in base ai quali poter chiedere l’autorizzazione al commercio. E la nostra idea è quella di arrivare a poterla utilizzare in primavera”.
L’utilizzo degli anticorpi per altre malattie
La ricerca sembra quindi essere sulla strada giusta. Infatti gli anticorpi monoclonali sono stati usati anche per le malattie infettive. Ad esempio sono stati efficaci per l’infezione da Ebola. “Gli anticorpi monoclonali – ha assicurato Rappuoli – saranno parte della soluzione. Insieme ai vaccini ci permetteranno di mettere a tacere la pandemia”. Lo scienziato ha anche chiarito quali potrebbero essere i tempi di somministrazione. Infatti qualora venissero somministrati ad una persona sana, sarà protetta per 6 mesi. “Il vaccino – ha detto – invece dà una protezione prolungata, ma tra la prima dose e il richiamo la protezione scatta dopo 45 giorni. Nel frattempo si potrebbe somministrare l’anticorpo per proteggere il paziente”.
I vaccini più avanzati secondo la ricerca
Cautela, sottolinea lo scienziato, ma anche speranza. Ruoppoli, infatti, ha chiarito che tra i vaccini più avanzati ce ne sono tre: uno a vettore virale (Oxford), uno a Rna (Moderna) e uno con proteine e adiuvanti. Ma essendo un virus nuovo quello da combattere, la ricerca è cauta. Necessario vedere gli effetti delle varie prove. Intanto i passi in avanti sugli anticorpi, con l’Italia in prima linea. E poi lo scienziato anticipa che questo avrà un somministrazione intramuscolo, più semplice rispetto ad altre. Attendiamo quindi speranzosi che la ricerca possa presto arrivare alla meta attesa.