Secondo alcuni l’Italia è il luogo con la più alta concentrazione di opere d’ arte per chilometro quadrato. Ma è impossibile conoscerne il numero preciso. Come è impossibile stimare il numero dei capolavori che nella penisola sono stati rubati. Le razzie avvenute nel nostro Paese attraversano i millenni e continuano indisturbate anche oggi.

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Uno dei cavalli di bronzo nella facciata di San Marco, Venezia

Napoleone, il più grande ladro d’ arte della storia

Uno dei più grandi razziatori della storia fu Napoleone. Nel corso delle sue guerre di conquista Napoleone rubò sistematicamente i capolavori dei paesi conquistati per portarli a Parigi, la capitale dell’impero. Alcune opere si salvarono, come la Pala d’Oro di San Marco, a Venezia. I francesi infatti, vista l’enorme quantità di pietre preziose della pala, pensarono fosse un falso e la lasciarono dov’era. La pala venne poi nascosta da un Veneziano per precauzione. Un destino diverso ebbero i cavalli di bronzo che stavano sulla facciata della stessa chiesa, recuperati a Parigi e riportati in laguna solo nel 1815.

Canova, da scultore a investigatore

Come in tutta la penisola, anche a Roma molte opere d’ arte vennero trafugate in quel periodo. Alla caduta dell’impero napoleonico il cardinale Consalvi incaricò il grande scultore Antonio Canova di riportare allo Stato Pontificio i capolavori sottratti. Su un centinaio di opere rubate, Canova riuscì a riportarne a Roma 78.

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Opere d’arte riportate a Firenze dagli americani

Hitler e le opere d’arte italiane

Un altro grande ladro d’ arte fu il Terzo Reich. Durante l’occupazione nazista l’Italia fu per l’ennesima volta depredata dei suoi tesori. Non si sa con esattezza il numero dei capolavori rubati in quel periodo e che ora in grande parte potrebbero essere sparsi per tutto il mondo. Si sa però che alla fine della guerra gli alleati riconsegnarono all’Italia 252.068 opere d’ arte trovate in Germania. Tutte le opere italiane ritrovate nel settore russo però scomparirono nel nulla.

L’emorragia di opere d’ arte rubate oggi

Si è portati a pensare che le razzie di opere d’ arte avvengano in tempo di guerra. Non è così. I furti napoleonici e nazisti sono una bazzecola se confrontati ai furti dell’epoca contemporanea. Negli anni ‘70 fu fondato un nucleo di carabinieri con lo scopo di rintracciare opere d’ arte rubate. Dal 1970 al 2013 sono stati recuperati 690.462 oggetti d’ arte e 1.055.451 reperti archeologici. Questi numeri si riferiscono a una piccola parte degli oggetti che vengono razziati oggi in Italia.

Dove finiscono tutte queste opere d’ arte rubate?

Si stima che il business del furto d’arte coinvolga solo in Italia circa 40.000 persone che vanno ad alimentare un giro d’affari da miliardi di dollari ogni anno. Le opere d’ arte rubate più importanti finiscono nelle mani di collezionisti senza scrupoli, non vengono esposte perché verrebbero subito individuate. Un’infinità di oggetti trafugati finiscono però nelle mani di antiquari o addirittura di grandi case d’asta.

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Uno dei quadri rubati a Verona, la Sacra Famiglia di Mantegna

Anche se si individuano delle opere d’ arte rubate non è però sempre facile recuperarle

Molto spesso la refurtiva diventa oggetto di una contesa legale dagli esiti incerti. Anche grandi musei come il Metropolitan Museum di New York, rifiutano di riconsegnare ciò che platealmente è refurtiva legalmente acquistata da case d’asta.

Il caso dei quadri rubati a Verona che l’Ucraina non ci vuole restituire

Nel novembre 2015, 17 dipinti tra cui alcuni Tintoretto, Rubens e Mantenga, sono stati rubati dal museo di Castelvecchio, a Verona. Dopo alcuni mesi i quadri sono stati ritrovati in Ucraina e la banda di rapinatori è stata arrestata. Sei mesi dopo il ritrovamento, le preziose tele si trovano ancora in Ucraina e i nostri politici tacciono. Nessuno sta facendo qualcosa per recuperare quell’immenso tesoro che ci appartiene. E si, perché tanto, quadro più quadro meno, in Italia siamo pieni di quella roba.

Arte rubata, le razzie in Italia che continuano ancora oggi ultima modifica: 2016-12-02T14:00:56+01:00 da Andrea Castello

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