Roma è ricca di bellezze e tra queste è impossibile non annoverare Castel Sant’Angelo. Un gigante meraviglioso, sito in uno spazio che pare ideato per lo scatto di foto da sogno. È uno dei siti architettonici più importanti e noti d’Italia. Un’area che raccoglie svariate leggende. Inizialmente noto come Mausoleo di Adriano, fu terminato nel 139 a.C. con l’intento di ospitare le ceneri dell’Imperatore. La struttura è ricoperta interamente di marmo travertino e tufo, abbellita con statue in marmo aggiunge in un secondo momento.
La leggenda di Ponte Sant’Angelo
Originariamente Ponte Sant’Angelo veniva sfruttato per esporre le teste dei condannati a morte. Un monito truce e brutale. Nel 1669 venne ristrutturato, il che portò all’aggiunta degli Angeli della Passione di Bernini. La leggenda vuole che sia abitato da un fantasma. Si tratterebbe dello spirito inquieto di una giovane donna. Il suo nome, in vita, era Beatrice Cenci. Visse a Roma in epoca tardo-rinascimentale, parte di una nobile famiglia del tempo.
Non è possibile vederla ogni notte, bensì unicamente tra il 10 e l’11 settembre di ogni anno. Il mito vuole che percorra il tragitto che conduce al Castello, tenendo la propria testa tra le mani. La sua è una storia profondamente drammatica. A soli 16 anni era oggetto delle violenze di suo padre, Francesco Cenci. La madre Lucrezia era inerte e la giovane scrisse al Papa, così da avere supporto, senza però ricevere alcuna risposta. Prese dunque il proprio destino tra le mani e, coinvolti i fratelli Giacomo e Bernardo, ebbe la meglio sull’uomo, che morì brutalmente.
Una morte che li condusse dinanzi al giudice. Vani i tentativi di giustificare la morte, facendola passare per un decesso naturale dovuto a un’emorragia. Tutti i membri della famiglia vennero giustiziati poco a poco. Beatrice ottenne una proroga di 25 giorni a causa del sostegno ricevuto dal popolo. L’11 settembre 1557, però, venne decapitata dinanzi a Castel Sant’Angelo.
La leggenda di Castel Sant’Angelo
Un’altra leggenda riguarda il nome dell’antica struttura, che pare legato all’Arcangelo Michele. Una storia tramandata nel X secolo, che fa riferimento, però, alla Roma dell’VII secolo. Al tempo Gregorio Magno venne eletto Papa e la città versava nel caos totale. A dominare erano morte e carestia.
Una vita d’inferno per i capitolini, alle prese anche con la piena del fiume Tevere e la peste, che aveva decimato la popolazione. Il Pontefice decise di risollevare le sorti di Roma organizzando una processione, al fine di chiedere la misericordia divina. Tre giorni che videro partecipare copiosamente i cittadini, i quali intonarono inni sacri per ore e ore.
Giunti dinanzi a Castel Sant’Angelo, al tempo noto come Mausoleo di Adriano, videro apparire la sagoma di un angelo. Era il 29 agosto del 590 e quella figura riponeva una spada fiammeggiante nel fodero. Chiaro il riferimento all’Arcangelo Michele. Il mito vuole che da allora l’epidemia di peste ebbe fine, il che spinse a un omaggio nei confronti dell’alato angelo salvatore. L’edificio venne così rinominato Castel Sant’Angelo. Lì dove l’angelo discese, restarono le impronte dei suoi piedi impresse nella pietra. Questa venne estratta ed è oggi esposta presso i Musei Capitolini.