Cinema italiano: la settima arte

Per molti il cinema italiano altro non è che una semplice versione economica dei successi di Hollywood. E in effetti gli Studios americani rappresentano l’eccellenza nel mondo cinematografico, ma credere che il cinema nostrano non abbia in alcun modo contribuito alla crescita di questa forma d’arte può essere considerata vera eresia dagli esperti del settore.
La storia del cinema italiano è infatti una storia ricca di eccellenze con generi, pellicole, registi e attori entrati nell’olimpo della settima arte (il critico Ricciotto Canudo definì così il cinema nel lontano 1921).

Dai primi documentari alle commedie dei giorni nostri

Il 13 marzo del 1896 lo studio fotografico Le Lieure di Roma ospitava la prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière. Questo evento viene da molti indicato come quello che ha sancito la nascita del cinema italiano.
Dopo la proiezione a Le Lieure, lo spettacolo inizia un viaggio itinerante presso tutte le principali città italiane facendo conoscere a gran parte degli italiani la creatura dei due inventori francesi e le potenzialità del cinema.
Nascono così le prime produzioni italiane, caratterizzate soprattutto da alcuni documentari di natura storica riguardanti storie di imperatori, papi e famosi regnanti italici o, in alcuni casi, semplici vedute di piazze e strade cittadine.

Nei primi anni del Novecento prendono vita numerose case cinematografiche come la Cines, la Partenope Film, la Società Anonima Ambrosio o la Caesar Film e nascono soprattutto le prime strutture dedicate esclusivamente alla proiezione di cortometraggi: le sale cinematografiche. Chiaramente nemmeno paragonabili alle mastodontiche multisale che conosciamo oggi, ma piccole stanze dove venivano trasmessi i brevi cortometraggi dell’epoca.

Con La presa di Roma di Alberini del 1905 si inaugura il genere storico di propaganda e l’utilizzo di attori professionisti per la realizzazione di una pellicola, ma è durante il secondo decennio del Novecento che il cinema italiano conosce uno dei periodi migliori, con una produzione di quasi mille titoli esportati in tutto il mondo: dai kolossal storici (Nerone di Maggi e Frusta, L’Odissea di Bertolini o Quo vadis? di Guazzoni solo per citarne alcuni) al cinema futurista, movimento d’avanguardia nato proprio in Italia nel 1916.

Dopo la crisi degli anni Venti, il cinema di propaganda del periodo fascista rafforza la produzione italiana con l’istituzione dell’Unione Cinematografica Educativa Luce e la creazione degli studi di Cinecittà a Roma. La produzione cinematografica si concentra così nella capitale, con la realizzazione di lungometraggi volti a rappresentare l’idea di Italia e di società italiana voluta dal regime, ma senza mai eccedere in volgare propaganda forzata.

Ma il periodo di massimo splendore del cinema italiano sorge dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale con il Neorealismo, in cui si affermano registi del calibro di Rossellini, De Sica, Visconti e De Santis, molti dei quali premiati con l’Oscar. Roma città aperta, Paisà, Ladri di biciclette, Sciuscià, Ossessione e Riso amaro sono solo alcuni dei tanti capolavori del cinema italiano di quel periodo, voglioso di rappresentare un Paese distrutto dalla guerra, ma in grado di risollevarsi con coraggio e dignità dalle proprie ceneri.

Dal successo del Neorealismo prende corpo il cinema d’autore, con tematiche che si concentrano più sull’individualità che non sulla collettività. Antonioni, con la sua Cronaca di un amore, inaugura di fatto la nuova corrente di pensiero apprezzata non solo in Italia, ma anche oltre confine come dimostra il successo di Blow-up, pellicola dello stesso Antonioni vincitrice del Festival di Cannes nel 1966.
In quegli anni si afferma un altro regista italiano e forse il più famoso e conosciuto: Federico Fellini. Autore di film come La strada, Amarcord, La dolce vita o I Clowns e vincitore di ben 4 premi Oscar, Fellini è la rappresentazione più limpida del cinema d’autore italiano, conosciuto in tutto il mondo con scene che sono entrate nell’immaginario collettivo come il bagno nella Fontana di Trevi di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni.
Non solo Fellini o Antonioni. Il cinema d’autore consacra registi del calibro di Pasolini, De Seta e Zurlini, e influenza alcuni dei maestri del Neorealismo come De Sica e Visconti.

A braccetto con il cinema d’autore si sviluppa uno dei generi più caratteristici del cinema italiano: la commedia italiana. Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Totò, Peppino De Filippo, Ugo Tognazzi o Paolo Villaggio sono alcuni degli attori che troveranno gloria e fama sotto la direzione di registi come Dino Risi, Luigi Comencini, Ettore Scola e Luigi Zampa. Tra gli anni Sessanta e Ottanta la commedia italiana risulta essere uno dei generi più amati e di successo in tutto il Paese, intrattenendo milioni di italiani durante il boom economico che prendeva piede in tutta la Penisola.

Contemporaneamente in Italia, e soprattutto nel mondo, si afferma il genere western all’italiana, o meglio gli spaghetti-western. Django, Lo chiamavano Trinità, Il buono il brutto e il cattivo, Ringo o Il grande duello entrano di fatto nella storia del cinema e ancora oggi non mancano omaggi come quello di Tarantino e il suo Django Unchained. Per capire bene l’importanza di tale genere, basti pensare a personaggi come Sergio Leone, Clint Eastwood e Franco Nero, divenuti vere e proprio star del cinema grazie al western italiano.

Dagli anni ’80 ad oggi la commedia italiana, con piccole eccezioni, ha sempre caratterizzato la produzione italiana, ma negli ultimi anni si è intravista una viva sperimentazione ad altri generi e un ritorno al cinema d’autore, con autori del calibro di Tornatore, Sorrentino e Benigni. Quest’ultimo attore e regista del film La vita è bella, considerata una pietra miliare del cinema mondiale e vincitore di 3 Oscar nel 1997. Un vero simbolo dell’eccellenza italiana!

Il cinema italiano e la sua storia ultima modifica: 2016-08-12T15:47:15+02:00 da Gabriele Roberti

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