La pandemia da Covid ha aperto una nuova visione della scienza. Lo dicono i ricercatori dell’istituto Spallanzani che in Italia sono stati i primi a isolare il virus Sars-CoV2. E oggi proprio da quel team arriva una buona notizia: “Il virus muta fino a 100 volte meno dell’Hiv. Questo aumenta la speranza di sviluppare vaccini efficaci”.
Ad annunciarlo, all’inaugurazione virtuale dell’anno accademico dell’Università UniCamillus, è stata Maria Rosaria Capobianchi, docente di Biologia molecolare alla guida del laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani. Intanto i dati odierni del ministero della Salute registrano 33.979 nuovi casi positivi e 546 nuovi decessi. L’incremento dei tamponi è pari a 195.275; i ricoverati in terapia intensiva sono 3422, i pazienti Covid in terapia domiciliare sono invece 677.026.
Il Covid muta meno dell’Hiv
“La buona notizia è che Sars-CoV2 ha un genoma più stabile di quello che causa l’Aids. E per questo è più facile sviluppare vaccini che funzionano. Sars-Cov-2, come tutti i virus a RNA, ha un enzima di replicazione fallace e non preciso – ha spiegato Capobianchi – ha quindi una variabilità che nell’organismo genera una ‘quasi-specie‘. Uno sciame di virus quasi uguali ma che presentano piccole variazioni fra loro.
Potrebbe essere un meccanismo di evoluzione e di adattamento alle diverse sedi anatomiche dove il virus si replica. Lo abbiamo visto sia nel polmone sia nelle prime vie aeree respiratorie”. Proprio il laboratorio dello Spallanzani è stato tra i primi al mondo a seguire questo approccio di ricerca, dimostrando le ‘quasi-specie’ anche nei virus HIV, dell’epatite e dell’influenza.
Il Covid e la nuova visione della scienza
La ricercatrice inoltre ci ha tenuto a mettere in evidenza che la pandemia di Covid-19 ha anche aperto a una nuova visione della scienza. “E’ il concetto di One Health-One World che vuol dire che l’essere umano è un elemento di un sistema in cui a definire una situazione planetaria concorrono animali, microrganismi, ambiente e fattori sociali”. “Nel 14esimo secolo – ha sottolineato Capobianchi – l’avanzata dell’epidemia di peste nera ha impiegato 10 anni per raggiungere l’Europa, facendo un numero di vittime molto elevato, circa 20-25 milioni. Oggi nel giro di poche settimane la nuova epidemia nata in Cina ha fatto il giro del mondo e ha raggiunto dimensioni planetarie. La pandemia ha dimostrato che le frontiere in sanità non esistono”.