Nella globalizzazione di un mondo che improvvisamente ha sospeso tutti i suoi contatti, la tecnologia accorre in aiuto. Abbiamo smartphone, pc, sistemi di video chiamata. Siamo connessi anche se siamo da soli. Sentiamo amici, parenti, le informazione entrano nelle nostre case. E allora perché a volte siamo tanto irrazionali da non usare con intelligenza questi mezzi che la modernità ci ha dato? Per esempio quando si tratta di fake news?

Coronavirus e società liquida

Dovremmo sentirci più fortunati di quei nostri predecessori che nella storia hanno vissuto davvero l’isolamento. Epoche in cui andare in quarantena significava non solo barricarsi nelle proprie case, o in altri luoghi idonei, ma anche essere completamente soli. Non esistevano quei potenti mezzi di comunicazione che abbiamo oggi. Niente radio né TV o telefoni. Le notizie circolavano lente come lenti erano gli spostamenti delle persone. Oggi ci siamo velocizzati, forse troppo, tanto che a volte la rapidità della condivisione supera quella del ragionamento.

Le connessioni del mondo social attraverso un disegno in cui gli uomini appaiono connessi fra loro
Connessioni, Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Chiunque conosca il grande Bauman dovrebbe saperlo. Il filosofo polacco che tanto parlò della società liquida come definizione dei tempi moderni. L’età contemporanea è fatta di distanze e tempi ridotti. Possiamo essere in contatto sempre e ovunque lo vogliamo. Un’interessante potenzialità che però diventa “rischiosa” se non si usa l’intelligenza. Basta un click, a volte nemmeno quello, e le notizie entrano nei nostri telefoni. Magari senza neppure averle cercate. E così le informazioni, vere o false che siano, corrono impetuose. Una velocità che schiaccia il tempo dell’attesa. Dove certezze e punti di riferimento si fanno labili anche in una società istruita e avanzata com’è la nostra. C’è una falla in questo sistema attraverso la quale l’irrazionalità trova una via d’uscita . E allora, presi dalla bramosa voglia di diffondere a più non posso, inciampiamo su noi stessi.

immagine di uno smartphone

Divulghiamo messaggi, registrazioni e tutti gli altri file che in questi giorni stanno rimbalzando da uno smartphone all’altro. E non si tratta di satira. Post, vignette e canzoni a tema di certo aiutano lo spirito, se ben fatti. Ma no, qui si sta parlando di fake news. O di bufale, per dirla all’italiana. Come quella sulla vitamina C che basterebbe per non farci ammalare. O la storia degli elicotteri che circolerebbero di notte per attuare opere di disinfestazione. Tutti pronti a ritirare panni stesi e animali domestici vari! Possiamo davvero condividere queste cose? Credere che siano vere? Quali scuse abbiamo oggi per giustificare la promozione di un tal tipo di “notizie”? Siamo in una società liquida con i suoi pro e i suoi contro. Abbiamo fatto grandi scoperte nel tempo. La medicina ha mosso passi da gigante, l’istruzione non è più per soli ricchi. E allora, cosa non funziona?

Tra vecchie e nuove fake news

Quando l’analfabetismo era un dato dilagante, quando la scienza non conosceva l’esistenza di virus e batteri allora forse un pensiero primitivo era in qualche modo legittimato. Eppure l’uomo imparò ad osservare. Capì che l’aggregazione sociale favoriva il contagio e senza troppe conoscenze mediche decretò l’isolamento. Certo si voleva trovare un perché alla malattia e così diffusero teorie. Che fosse una punizione divina era la motivazione più quotata. Poi ce n’erano di balzane, talune piuttosto singolari. Come quella storia, durante la peste del ‘600, per cui il morbo fosse causato da panini infetti diffusi qua e là dai francesi. Una vera fake news anche per l’epoca! Che unì l’ignoranza della gente ad una questione politica, quella della guerra dei 30 anni.

poster grafico su cui troneggia a lettere cubitali la parola "fake news"
Fake news, Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Oggi una cosa di questo tipo ci fa sorridere. O forse qualcuno ci crederebbe con la giusta Whatsappata. Ridiamo dei nostri antenati, del loro aver creduto a storie impensabili. E noi, che ci sentiamo “così moderni” e dotti, perché contribuiamo a far circolare notizie senza fondamento? Magari qualcuno se lo ricorderà. All’inizio di tutta questa vicenda, quando il Coronavirus sembrava appartenere solo a Wuhan, cercò un suo spazio la “teoria del complotto”. “Si dice che siano stati gli americani a diffondere il virus in Cina”. Questa storia somiglia un po’ a quella bufala sui francesi, durante la peste del ‘600. Eppure ci separano secoli! Stiamo forse involvendo?

Fake news: un insulto all’intelligenza

La parola è sempre stata una potente arma che nel tempo ha conosciuto una forte eco. Il mormorare della gente, i giornali, la radio e la TV. Poi internet in compagnia di pc e telefoni di ultima generazione. Forse tutti questi strumenti ci hanno un po’ disorientati. E allora torniamo anzitutto ad usare l’intelligenza. Quella che ci rende liberi di capire.

#l’Italianelcuore

Fake news: anche per il Coronavirus circolano false notizie ultima modifica: 2020-03-14T16:00:00+01:00 da Sabrina Cernuschi

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