In un tempo che sembra così straordinario, apriamo una finestra sulla tenace normalità di chi continua a fare funzionare il paese. Voci di chi ogni giorno lavora lasciando casa e cari – per poi tornarci (se e quando gli è dato di farlo) con il dubbio di fare loro del male. Piccole storie di una quarantena ancora più difficile, proprio perché permeabile.

Foto in bianco e nero di Alessia

Sono Alessia.

Sono un’infermiera siciliana emigrata a Nord per lavorare in ospedale, al servizio dei deboli, di chi sta male. Ho scelto di lasciare le certezze e le comodità di un luogo che mi ha cresciuta e abbracciata per ricercare altrove una crescita. Sia Personale che professionale. Ho sfidato me stessa per accettare la distanza fisica dai miei affetti, e specialmente oggi, in prima linea con pazienti Covid-19, percepisco la distanza che mi separa da loro, intensamente.

Ma ancora più intensamente amo quello che faccio. Mi da un senso di benessere che emoziona e mi stimola a essere migliore. Una persona migliore.

Prima di questo strano 2020, il momento più particolare di tutti i miei ventotto anni è stato sentire la gioia inondarmi il cuore quand’è nata mia nipote. Una gioia sconosciuta. Rara in tempi come questi.

Non lo so cosa che cosa mi aspetterà̀ domani. Con che emozioni dovrò venire a patti.

Ma di sicuro qualcosa la so riguardo a oggi.

So che ho paura. Di non riuscire ad abbracciare tranquillamente la mia famiglia. Non solo adesso. Anche quando tutto sarà terminato.

Però so anche che non è una ragione sufficiente per smettere di lottare. Continuerò, domani come oggi, per tutte le difficoltà che ancora ci saranno, con la stessa tenacia che mi ha aiutato a essere la persona che sono.

A me, alla mia famiglia, a tutti auguro il coraggio. E di non darla vinta alla paura.

“Ho paura che non saprò più abbracciarli come prima.” Alessia ultima modifica: 2020-05-05T13:00:00+02:00 da Redazione

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