L’Italia è una terra ricca di proverbi che si perdono tra le sfumature dei diversi dialetti regionali. Utilizzati sin dai tempi più antichi per descrivere situazioni e trasmettere insegnamenti, tra di essi fa capolino un detto che ben si sposa con l’attuale stagione invernale. Avete mai sentito parlare dei giorni della merla? Vi siete mai chiesti perché si chiamano proprio così? Proviamo a capirne di più in questo articolo.

Calendario alla mano

Descritti da sempre come i più freddi di tutta la stagione invernale, i giorni della merla arrivano proprio alla fine di questo primo mese dell’anno. Si tratta di una tradizione diffusa praticamente ovunque in Italia con una sola differenza. In alcune zone della nostra penisola i giorni della merla coincidono con gli ultimi tre di gennaio. Questo è vero per Milano, Forlì, Cesena, Maremma, Sardegna e molte altre zone d’Italia. Ugualmente invece non può dirsi per Cremona dove si parla degli ultimi due giorni di gennaio cui si aggiunge il primo febbraio. Come mai questa piccola variazione di date? Per rispondere a questa domanda bisogna interpellare antichi calendari ma soprattutto ricordare lo spirito vendicativo di gennaio! Le numerose leggende diffuse su tutto il territorio italiano ci raccontano infatti di un tempo remoto in cui gennaio regalava giornate miti e soleggiate. Ma di questo bel tempo qualcuno si fece beffa e così, puntuale, arrivò la punizione delle tre giornate più fredde.

Perché la merla?

Tutta colpa di una merla che troppo in fretta cinguettò! Così raccontano vecchie tradizioni se pur con qualche variante regionale. Tra di esse c’è un’antica versione che ha per protagonisti una merla dal piumaggio bianco e un gennaio dal temperamento dispettoso. Infatti ogni qualvolta la merla decideva di mettere il becco fuori dalla tana, gennaio si divertiva a scatenare il freddo.

Giorni della merla - merla su ramo

 

La merla pensò allora di farsi furba e così, con il sopraggiungere del primo mese dell’anno, decise di far scorta di cibo. In questo modo non aveva più bisogno di uscire dal nido. A quel tempo gennaio era di soli 28 giorni e giunta quella data la merla balzò fuori tutta felice per aver superato l’inverno. Ma questo gesto scatenò l’ira di gennaio che, sentendosi canzonato, decise di punire l’effimera gioia della merla aggiungendo al suo mese tre giorni di freddo e neve. Il gelo spinse la merla a cercare riparo in un camino dal quale uscì il primo febbraio tutta sporca di fuliggine. Da quel giorno tutti i merli hanno piume nere e grigiastre. Questa leggenda, come tante altre, si inserisce nella mentalità della vita contadina d’un tempo quando era fondamentale conoscere i ritmi della natura. Così si riteneva che i freddi giorni della merla fossero auspicio di una primavera calda mentre al contrario se le ultime date di gennaio avevano temperature miti, ne sarebbe seguita una primavera tarda.

La particolarità della Sardegna

Spostiamoci ora in Sardegna per ricordare una storia che racconta dei giorni più freddi dell’anno in modo alternativo rispetto ai tradizionali giorni della merla. Anzitutto non si parla di tre bensì di due giorni di freddo e gelo. In secondo luogo la protagonista non è una merla ma un pastore con il suo gregge. Inoltre questa antica narrazione ci permette di riprendere la questione dei vecchi calendari che abbiamo velocemente menzionato a inizio articolo.

Giorni della merla - pastore con gregge

Le “giornate prese in prestito” è il nome con cui è conosciuta questa leggenda sarda. Si racconta che una volta gennaio era di soli 29 giorni e fu proprio in quel tempo che un pastore si vantò della bella stagione. Le giornate di sole rallegravano il mandriano perché ne avrebbe tratto un buon pascolo. Così credendo che il mese fosse ormai giunto al termine, se ne andò in giro a pavoneggiarsi. Ma ecco che subito gennaio si arrabbiò e decise di punire chi troppo velocemente aveva gioito con due giorni di freddo e neve. Ma come farlo se il mese era già finito? “Febbraio prestami due giorni affinché possa scatenare l’inverno e dare una lezione al pastore!” così parlò l’animo vendicativo di gennaio. Da quel momento il primo mese dell’anno ebbe 31 giorni mentre febbraio rimase di soli 28. Nel frattempo tutte le pecore morirono a causa della tanta neve caduta che, coprendo i prati, non lasciò agli animali di che nutrirsi. Solo una di queste si salvò: il mandriano era riuscito a nasconderla nei pressi della caldaia di rame usata per fare il formaggio.

I giorni della merla ultima modifica: 2019-01-29T09:00:42+01:00 da Sabrina Cernuschi

Commenti