Intelligenza artificiale, un futuro oscuro

Da Bill Gates all’astrofisico Stephen Hawking sono molte le voci autorevoli che mettono in guardia l’umanità dall’uso dell’intelligenza artificiale. Lo scenario immaginato da Hawking appare particolarmente fosco. Secondo lo scienziato infatti, nel giro di pochi anni l’intelligenza artificiale potrebbe superare quella umana. Il pericolo insito in questo è che le macchine potrebbero sviluppare una volontà propria in contrasto con la nostra. Insomma, come in un film di fantascienza le macchine potrebbero realisticamente ribellarsi contro i loro creatori.

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L’Ehang 184 esposto al CES 2016

Il futuro dell’intelligenza artificiale. Il lato positivo…

Molti credono che una ribellione dei computer sia impossibile, almeno nel prossimo futuro. Ma l’industria di droni e robot ci da un’idea sulla strada intrapresa riguardo l’intelligenza artificiale. Da alcuni anni infatti si stanno sviluppando dei droni autonomi. Si tratta cioè di macchine non guidate da uomini, ma che prendono scelte autonome in base al programma che hanno installato. Qui ci sono due facce di una stessa medaglia. La prima faccia è quella rassicurante dell’Ehang 184. Questo drone è stato concepito per il trasporto dei passeggeri. Ogni aspetto del volo è completamente automatizzato, quindi basterà inserire l’indirizzo da raggiungere e la macchina farà il resto.

…e il lato preoccupante

La seconda faccia della medaglia può essere spiegata con l’esempio del Brave 3000. Questo drone militare è stato progettato per volare in uno spazio aereo nemico, farsi individuare e distruggere le installazioni radar seguendone il segnale. Questa macchina è completamente autonoma. Questo significa che decolla da sola, atterra da sola e decide quando e dove sganciare un missile da sola. Le preoccupazioni legate a questo nuovo modo di fare la guerra sono ovvie. Come si può lasciare certe scelte a una macchina che non conosce concetti come pietà o responsabilità? Che succederebbe se uno di questi droni decidesse di sganciare una bomba atomica?

Le nostre copie robotiche sono già realtà

Chi la pensa molto diversamente è Hiroshi Ishiguro dell’università di Osaka. Il 24 novembre il dottor Hiroshi presenterà al Museo di Arte Contemporanea di Roma la sua creazione, Geminoid. Geminoid è un androide in tutto e per tutto identico al suo ideatore. Con un costo che si aggira attorno ai 400 mila euro, Geminoid è già alla quarta versione per seguire l’invecchiamento del suo alter-ego umano. Secondo Hiroshi, Geminoid è un passo verso lo sdoppiamento. Mentre il professore potrà insegnare a Osaka infatti, potrà decidere di tenere contemporaneamente una conferenza dall’altra parte del mondo con la sua controparte robotica. Questo da la misura di quanto sofisticata sia la macchina.

Il futuro che fa paura all’occidente

Qualcuno ha fatto notare al professore che il suo androide “fa paura”. Il dottor Hiroshi ha girato la domanda: “Perché avete paura?”. Secondo l’esperto giapponese i nostri timori riguardo l’intelligenza artificiale derivano dalla nostra cultura di stampo cristiano. Egli afferma che in Giappone, dove sopravvive una concezione animista, il digitale è considerato una forma di vita da non temere. Egli porta un esempio per far capire che gli esseri umani non sono poi tanto diversi da un computer partendo dai sentimenti che possono essere simulati da un programma. “Noi siamo programmati a provare emozioni e desideri dal dna. Gli androidi lo sono da un software. Ho qualche difficoltà anche nel capire la separazione che viene fatta fra reale e non reale in base al fatto che i sentimenti di un robot sono originati da un codice”.

Intelligenza artificiale, la fine dell’uomo è già segnata? ultima modifica: 2016-11-23T13:04:19+01:00 da Andrea Castello

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