Luca Vullo lo sa, basta guardare gli italiani gesticolare: lo spettacolo è assicurato. Correva il 2013, tutto nasce da una idea, un’intuizione, raccontare in modo ironico e divertente il perché e il come siamo così bravi a usare il corpo, la gestualità italiana che ci rende noti nel mondo. Sì perché gli italiani parlano con tutto il corpo. Fanno parlare sopracciglia, mani, spalle. Usano la postura, spostano il corpo avanti e indietro di pochi millimetri e comunicano. Trasmettono gioia, disappunto, si dicono cose, si invitano a mangiare, prendere caffè, persino uscire a fare due passi.

Luca Vullo e la madre Angela Gabriele

Dalla gestualità siciliana alla gestualità italiana

La voce del corpo, una docu-fiction, è il primo lavoro di Luca Vullo sull’argomento. Luca è di Caltanissetta, è attore, autore, regista, un performer completo che ha girato il mondo. Inizia a focalizzare questa indagine, con un taglio decisamente divertente. Luca Vullo, con ironia, si trasforma in un “Piero Angela della gestualità”. Sulle prime, parla della “gestualità tipica dei siciliani”. In questo film, che vede come attrice guida Evelyn Famà, intervista molti  personaggi, “da Emma Dante a Pippo Baudo”. Parte dal locale, ma ha una visione più ampia: “mi stavo rivolgendo a tutti – comincia – subito dopo mi trasferisco a Londra e inizia il mio vero percorso internazionale, grazie a questo tema raccolgo molto interesse ed entusiasmo, senza conoscere nessuno, mi ritrovo a fare il coach, per il National theatre. Aiuto gli attori irlandesi a gesticolare”, perché la compagnia stava per andare in scena con il Liolà di Pirandello.

La comunicazione con il corpo raccontata nelle università

Nello stesso periodo, il The Guardian, prende spunto da un articolo analogo del New York Times, e si chiede come e quanto conti l’uso del corpo, nella comunicazione. “All’istituto italiano a Londra, fecero il mo nome, e nel giro di pochi mesi, mi ritrovai sul Guardian, e in seguito fui chiamato dalla BBC”. Da lì, arriva la proposta dell’università di Bristol: “mi chiesero dei workshop intensivi di gestualità italiana. Fu un successo straordinario, mi sono divertito tantissimo, dopo loro, l’università di Cambridge. Poi sono arrivato in Australia, in Giappone, con tantissime partecipazioni in università nel mondo, per sei settimane mi sono ritrovato al Mills College, di San Francisco, California”.

La gestualità italiana diventa un vero e proprio spettacolo

È lì, grazie a questa esperienza che “gli studenti mi fecero notare che studiare con me li faceva ridere, moltissimo. Mi suggerirono la formula di uno stand up comedy che io cominciai a sperimentare nei locali americani. Quando tornai, a Londra, questo One man show ha continuato il suo giro”. Da cui prende forma uno spettacolo vero e proprio: “dove coinvolgo mia madre, in aggiunta, un plus, antropologicamente, è un modo per far ragionare sui valori della famiglia italiana”. La madre di Luca è Angela Gabriele, un nome dolcissimo ed evocativo.

Luca Vullo coinvolge sua madre nel progetto


Ma come si decide di includere in prima persona la mamma? “Un mio amico, che ha una associazione in Norvegia, mi chiama per il One man show, e mi chiede, mi porti uno chef? Io penso subito a mia madre, le dico, te la senti di cucinare per 150 persone? E lei, subito, ‘basta che me lo dici prima che mandiamo i pacchi’. Intendeva che avrebbe mandato il cibo direttamente dalla Sicilia. Tieni presente che lei ha fatto i catering per i miei film. Ha fatto pure i costumi e stavolta l’ho fatta salire sul palco. Lei è sul palco nel ruolo di se stessa. Non è un’attrice, racconta Il suo modo di amare un figlio”.

Luca Vullo e la madre in una scena dello spettacolo

La gestualità racconta la lingua italiana nel mondo

Per questo il risultato è una visione sincera, che raggiunge il cuore degli spettatori. “Prima della pandemia durante la Settimana della lingua italiana nel mondo, organizzata dal Ministero degli affari Esteri e dall’Accademia della Crusca per promuovere la lingua italiana nel mondo, siamo stati in Vietman e in Malesia. Lo spettacolo, che ha girato per ambasciate, istituiti di cultura e università, ha registrato un grande successo “ dopo la messa in scena, c’erano file ordinate di spettatori in attesa di vedere mia madre. Avevano bisogno di abbracciarla, la chiamavano mami, non era solo manifestare gradimento per lo spettacolo, ma era proprio bisogno di affetto. Pensa che ora (causa pandemia n.d.r.) non lo possiamo fare più”.

La gestualità italiana patrimonio immateriale Unesco

Nel 2020, esce L’ Italia s’è gesta. Come parlare italiano senza parlare, un testo divertentissimo, uscito nella collana comica Veni Vidi Risi curata da Stefano Sarcinelli e pubblicata da Ultra Edizioni. Luca ha presentato una petizione per rendere la gestualità italiana patrimonio immateriale Unesco. Non nasconde, Luca Vullo, un certo stupore, entusiasta: “ma poi chi me lo doveva dire? Di andare in giro in giro per il mondo con mia madre?”.
Ma la famiglia è presente più che mai ancora nell’entourage di Luca: la personal manager è sua sorella Liana, che cura, con attenzione e amore, le pubbliche relazioni.

 Luca Vullo

Luca Vullo in tv, mette a confronto le varie gestualità

“Adesso collaboro con la Bocconi di Milano, con workshop su gestualità italiana, comunicazione non verbale all’università di Padova, rivolti agli educatori”. L’ultimo libro, scritto con Daniela Lucangeli, si intitola Il corpo è docente con illustrazioni di Francesco Chiacchio. Luca si può seguire anche in tivvù, con il programma Il potere nei gesti, scritto con Duccio Forzano. Lo trovate su TVLoft, la piattaforma de Il Fatto quotidiano.
Sono 5 puntate di 20 minuti ciascuno. Il taglio, come sempre, è divertente e divulgativo. Una leggerezza piena di contenuti, per scoprire la comunicazione non verbale, un must tutto italiano.

Credits immagini, management Luca Vullo e TVLOFT

Intervista a Luca Vullo, il patrimonio della gestualità italiana ultima modifica: 2021-05-30T12:30:00+02:00 da Daniela Gambino

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