Le sue origini italiane, la cultura del suo Paese quanto hanno inciso nella sua carriera professionale?
Sì, le mie origini italiane e la cultura del mio Paese hanno inciso moltissimo sulla mia carriera professionale anche se non credo che la lingua italiana mi abbia aiutato, in quanto non è musicale. Diverso è il discorso per la nostra melodia e scrittura che non hanno nulla da invidiare alle altre culture.

Secondo lei l’Italia è ancora un Paese meritocratico per quel che concerne la musica? Quali potrebbero essere gli effetti collaterali del non avere persone di qualità nel mondo dello spettacolo?In Italia non esiste la meritocrazia, specialmente dove girano tanti soldi sono sempre gli stessi a lavorare per conoscenza, ovviamente esiste l’eccezione ma è rara. Questo comportamento sta già portando i suoi frutti, le radio e la TV stanno perdendo interesse e a breve i social le sostituiranno.

La musica italiana piace ancora all’estero? Secondo lei quale peculiarità fa sì che si distingua nel panorama internazionale e mondiale?
La musica italiana piace alle vecchie generazioni, la melodia è il nostro punto forte, il trio “Il Volo” ne è l’esempio mondiale. Per il mondo noi quelli siamo.

Maurizio Martinelli al pianoforte

Sogna di portare la sua musica all’estero? Perché?
Sì, mi piacerebbe andare a suonare all’estero perché la mia musica è molto più vicina alla Francia o ai Paesi dell’Est che a quella italiana, come lo è quella di Sergio Cammariere, di Vinicio Capossela. Sono questi i nomi a cui mi riferisco, anche perché avendo usato “strumenti veri” come il pianoforte, il basso, la fisarmonica ecc. non posso mettermi alla stregua di altri tipi di musica, di generazioni molto più giovani. Il mio pubblico è diverso rispetto a quello dei cantanti che hanno oggi 20 o 25 anni. La mia musica strizza l’occhio al jazz, pur essendo cantautorale. Ormai non si inventa nulla ma si fa quel che ci piace.

Lei si è esibito anche all’estero. La musica italiana, è ancora credibile al di fuori del nostro Paese?
Se intende la musica popolare sì, è ancora credibile. Se qualcuno ha voglia di sperimentare l’estero quest’ultimo risponde sicuramente meglio.

Quali sono state le principali difficoltà che ha dovuto superare per diventare un artista affermato in Italia?
Non ho santi in paradiso, quel poco che sono riuscito a fare è stato grazie alla mia forza di volontà, alla capacità di arrivare al cuore della gente.

Secondo lei, il mercato discografico, le esigenze dei produttori e quelle dei mass media rischiano di impoverire, di ridurre il talento, l’espressività, la spontaneità dell’artista?
Credo che con i social questo sia stato bypassato. Ormai c’è di tutto, buono o brutto che sia e se piace lo si ascolta, altrimenti no. Alcuni produttori musicali sono stati la rovina della musica, perché facevano altro e di quest’arte non ne capivano nulla; altri hanno fatto fortuna quando giravano molti soldi nell’industria discografica, oggi è impensabile, impossibile.

Come artista quali sono ancora i suoi sogni nel cassetto?
Spero di terminare l’album e di tornare a suonare per il mondo.

Se potesse duettare con un artista del passato, chi sceglierebbe e per quale motivo? (italiano o estero)
Scegliere Pino Daniele, per il suo  modo di scrivere e di arrangiare i brani, è stato un grandissimo musicista dall’anima pura.

Secondo lei, oggi, ci sono ancora autori e/o compositori italiani che rappresentano il vero “Made in Italy” o anche le nostre canzoni stanno semplicemente diventando un prodotto commerciale ad uso e consumo delle mode?
Ci sono bravi autori che si sono adeguati ai tempi e alle mode, io preferisco i tradizionali.

Il Maestro Jonathan Cilia Faro che l’ha nominata da sempre sostiene l’importanza della meritocrazia e della filantropia nel campo musicale. Attualmente qual è il cantante che lei stima maggiormente e in che cosa secondo lei contribuisce a dare lustro all’Italia?
Gli artisti che stimo sono tanti ma sono etichettati come “di nicchia”, non si capisce perché in Italia se si ascolta jazz o un genere che non sia il pop, si venga considerati tali. Lo stesso Jonathan è un artista che porta lustro al nostro paese. Attualmente i Maneskin sono il nostro marchio DOC, ma vi posso garantire che di artisti italiani bravi ma sconosciuti ce ne sono parecchi.

Maurizio Martinelli primo piano

Parlando di meritocrazia e di filantropia, secondo lei tra le giovani promesse, quale artista crede meriti di poter emergere? Per quale motivo?
Mengoni può dire la sua in campo internazionale, con la vittoria a Sanremo, se gioca bene le sue carte, potrà farlo.

A seguito della sua esperienza, a suo giudizio, è più facile collaborare con altri artisti italiani o è più stimolante farlo con cantanti stranieri?
Va detto che nel passato non vi era la possibilità di avere collaborazioni con altri cantanti perché c’erano dei contratti discografici che erano blindati. Quindi, ad esempio, Pino Daniele non avrebbe mai potuto suonare con Vasco Rossi o Antonello Venditti. Mentre ora sì, perché ci sono dei contratti indipendenti o, perlomeno, gli stessi cantautori sono proprietari dei master e quindi possono decidere di fare ciò che vogliono. Per cui possiamo dire che l’Italia si è un po’ sbloccata rispetto alla vecchia mentalità. Comunque oggi vendere album è davvero difficile.

Quali sono a suo giudizio le caratteristiche principali che deve avere un artista per potersi affermare in Italia? E’ sufficiente il talento?
Il talento non basta, bisogna avere alle spalle produttori, manager e case discografiche all’altezza, altrimenti rischi di avere un ottimo prodotto che risulti scarso perché non promosso a dovere.

Che progetti ha per il futuro prossimo?
Attualmente sono in televisione. Al termine della stagione tornerò in studio di registrazione per terminare l’album, di cui devo ancora decidere il titolo e che comprenderà una serie di brani aventi come titolo ciascuno quello di un mese. Conterrà anche i singoli già usciti dal titolo “ottobre” e “dicembre e Valentina” distribuiti su tutte le piattaforme e visibili su Youtube.

Intervista a Maurizio Martinelli: “Non ho santi in paradiso ma il mio successo nasce dalla capacità di arrivare al cuore della gente” ultima modifica: 2023-03-14T10:30:00+01:00 da Nadia Milliery Ognibene

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