Dopo La felicità sul comodino il regista e psicoterapeuta Alberto Simone torna in libreria con Ogni giorno un miracolo – Imparare l’arte di amare la vita, edito Tea. Simone si conferma conoscitore dell’animo umano, affronta temi che riguardano la vita di ognuno, temi da non ignorare, né sottovalutare.
Ogni giorno un miracolo emana positività, invita a evolverci, a cambiare noi stessi per cambiare il mondo. Una lettura di cui fare tesoro per (re)innamorarsi della vita. I capitoli scorrono con facilità, ognuno si affaccia su un tema differente e si colora di aneddoti, riflessioni, testimonianze personali.
Non sarà difficile per il lettore identificarsi nelle sensazioni descritte perché sono fili di una trama che pagina dopo pagina scopriamo essere la storia d’amore (più o meno travagliata) che ognuno di noi ha nei confronti della vita: un miracolo di cui siamo protagonisti e di cui Simone ci parla in questa esclusiva intervista.
Nel periodo storico che stiamo vivendo quanto è importante il dialogo interiore con noi stessi?
Sappiamo molto del mondo introno a noi, ma il nostro mondo interiore è il più inesplorato dei paesaggi. Eppure è proprio nella dimensione interiore che abitiamo. Ed è li che si svolge la stragrande maggioranza della nostra vita, anche se siamo immersi in una dimensione fisica ed in un mondo fatto di cose concrete. Fin da quando ci svegliamo al mattino viviamo in compagnia dei nostri pensieri e soprattutto delle nostre emozioni, realtà immateriali e intangibili, invisibili ai sensi, ma molto potenti nel determinare la nostra percezione del mondo esterno, orientare le nostre decisioni e i nostri comportamenti, determinare la qualità delle nostre relazioni e perfino il nostro stato di salute. In un mondo dominato dal materialismo, ritornare a conoscere come funzioniamo e prenderci cura della nostra interiorità sarà la prossima sfida per il genere umano.
La vita è un miracolo o il miracolo stesso è la vita?
Tutto ciò che siamo e che ci circonda è un miracolo. L’etimologia del termine viene dal latino “mirabilis”, cosa meravigliosa. E la meraviglia è la nostra reazione spontanea a quello che vediamo ma non comprendiamo. Per quante cose possiamo conoscere, quelle che non sappiamo o per le quali non abbiamo una spiegazione sono ancora infinite. Di fronte al mistero di un universo così regolato e ordinato, non abbiamo altra possibile reazione che provare meraviglia e stupore, insieme alla gratitudine di farne parte. Quando consideriamo tutto questo come un fatto acquisito e scontato ci perdiamo la possibilità di apprezzarne la potenza e di poterne godere.
Come liberarci dalla tendenza di giudicare e recuperare invece la capacità empatica?
Il giudicare crea separazione. Non se ne trae alcun beneficio, se non l’illusione di una presunta condizione di superiorità. Un proverbio degli indiani d’America dice che prima di giudicare qualcuno devi aver camminato per un bel po’ di tempo nelle sue scarpe. Abbiamo modi migliori per comprenderci.
Nel suo libro ci riferisce come tristemente la gran parte della popolazione mondiale soffra di depressione. Quanto l’uso delle nuove tecnologie, soprattutto dei social networks, determina la crescita di questo fenomeno?
Il progresso tecnologico nasce dalla necessità di avere a disposizione strumenti che rendano la vita più semplice. Dipende sempre dall’uso che ne facciamo. Spesso diventa un abuso quando ci aliena dalla vita reale e quando sostituiamo relazioni autentiche con relazioni virtuali. Nessun Social Network potrà mai sostituire un abbraccio e meno che mai un bacio. Ma la depressione ha cause più complesse e ci colpisce quando non siamo più in grado di dare un senso e una direzione alla nostra vita. Succede dopo una perdita importante, di una persona o di una occupazione o anche solo di una posizione professionale o sociale che costituiva il fondamento della nostra identità. C’è poi una risposta ormonale che si innesta in modo automatico e corrispondente alla produzione ripetuta di determinati pensieri e valutazioni su noi stessi, sugli altri sulla realtà, che ci fa sentire anche peggio. Le persone depresse hanno una produzione insufficiente di serotonina, dopamina, ossitocina ed altre endorfine, tutti ormoni che viceversa si attivano in una condizione di sicurezza, senso di appartenenza e condivisione.
Per lei cosa significa la dimensione del qui e ora di cui parla nel suo libro? Come la si può rendere concreta?
Nel momento in cui comprendiamo che passato e futuro possono esistere solo nella nostra mente, Gli orientali paragonano la mente a una scimmia che salta costantemente tra due rami, il passato e il futuro. Fermare la scimmia equivale a fermare la mente nelle sue attività proiettive, spesso inutili e stressanti, per poter apprezzare invece ciò che stiamo concretamente vivendo.
Quanto l’ha aiutata la passione per le filosofie orientali nella stesura di questo libro?
Le filosofie orientali, come tutta la conoscenza, rappresentano una grande ricchezza a disposizione di tutta l’umanità. Sono forse le conoscenze piu’ antiche e organizzate nel tentativo di conoscere e spiegare la realtà. Ma sono anche ricche di conoscenze e insegnamenti pratici. Per me sono una continua fonte di ispirazione. Nei miei libri attingo comunque a ogni forma di conoscenza, dalla psicologia, alla fisica quantistica, dalla biologia alle religioni. Abbiamo a disposizione un’immensa “libraria” che ci può aiutare prima di tutto a conoscerci meglio, ma soprattutto ad affrontare esperienze negative ed avversità che nella vita siamo chiamati ad attraversare. Per quanto non ci piacciano, certe esperienze sono inevitabili. Tutti noi prima o poi dobbiamo attraversare diverse forme di sofferenza, la malattia, la separazione o il lutto. Molte conoscenze ci aiutano a farlo nel migliore dei modi, riuscendo perfino a crescere come esseri umani e ritrovarci perfino migliori.
Un’ultima domanda. Cosa non deve mancare mai nel bagaglio esistenziale di un individuo secondo lei?
La capacità introspettiva è molto importante per vivere con consapevolezza le tante esperienze che il viaggio della vita ci propone. Ma certamente tutto può essere sostenuto dalla capacità di amarsi e di amare. È un’arte che spesso non è innata e alcune volte viene distorta proprio dal bisogno che abbiamo di essere amati, sostenuti e accettati. Ma se non cominciamo noi per primi a volverci bene e rispettare la nostra natura, nessun amore autentico potrà mai raggiungerci.