Sono Mattia, sono nato nel 1994 a Montebelluna, in provincia di Treviso, dove i miei genitori lavoravano. A tre anni i miei hanno deciso di andar via. Così la mia infanzia, felicemente, è trascorsa a Francofonte, provincia di Siracusa. Che è quella che io chiamo la mia “casa”. Dopo il diploma sono andato via di nuovo, da solo, lasciando mamma e papà.
Sono andato a L’Aquila, bellissima città, ancora ferita.
Lì mi sono laureato in Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia. Mi ha dato abbastanza soddisfazione la laurea. Ma non così tanta da farmi smettere di studiare e allora ho preso anche un master.
Poi sono tornato a casa.
Oggi lavoro a Catania, sono un TSRM, tecnico sanitario di radiologia medica. Da bambino volevo fare il calciatore però.
Non è che sia una passeggiata quello che facciamo.
Rimanere freddi davanti a certe diagnosi e storie cliniche dei pazienti è una lotta. Ma sto lavorando sulla mia poker face. Non è insensibilità, è che davanti ai parenti di chi sta tanto male fa bene non sbilanciarsi. Il ‘loro’ bene, intendo. Uno sguardo o una parola fuori posto possono far male, anche se sono sguardi o parole indulgenti. Forse anche di più. Le speranze bisogna saperle maneggiare con prudenza.
Con prudenza, sottovoce, dico che oggi soddisfatto di me. Merito non tutto mio, la fortuna ha fatto il suo. Parecchio, sospetto. Mi sono sempre stati offerti i mezzi per fare ciò che desideravo. Un monumento a papà e mamma lo dovrò fare prima o poi.
Il 2020 è stato un anno surreale. Non avrei mai pensato di dover passare così tante giornate chiuso in casa. Impotente. A differenza degli altri io ho potuto lavorare, ma del diradarsi dei rapporti umani mi sono accorto eccome. Quasi annullati in due mesi. Bisognerà imparare tutto da capo. Il noi è un pronome complicato. È un patrimonio che dobbiamo coltivare bene. Bisogna cominciare a occuparsi, insieme, del domani.
Magari però predico bene e razzolo male, perché oggi anche i miei pensieri inevitabilmente sono tutti al presente. E il più grande, permettetemi, è per la mia ragazza. Da cui sono separato da mesi. Sono un essere umano dopotutto.
E domani vorrei continuare a esserlo.