La cosentina Luigia Granata è un’artista poliedrica. Pittrice e designer famosa, i suoi abiti identitari sono vere e proprie opere d’arte, pezzi unici che raccontano la Calabria, la terra in cui è nata e dove vive con la sua famiglia. La sua notorietà è iniziata con la pittura e le numerose mostre realizzate in tutto il mondo. Le sue collezioni d’abiti, fatti a mano, sono invece arrivate più tardi, quando Luigia ha deciso di dar vita alla Gdesign Italy, l’impresa che le sta regalando tante soddisfazioni. Da quel momento in poi, la sua creatività è letteralmente esplosa.

Luigia Granata

Ne sono scaturite straordinarie collezioni che parlano di cultura e arte, che raccontano storie, leggende, paesaggi, borghi, minoranze etnico linguistiche, popoli. I suoi abiti sono molto più che semplici creazioni: racchiudono un universo, fatto di emozioni, di colori, di natura, sole e mare, di calore, di profumi, d’amore, di vita, di storie. In questa intensa intervista, in esclusiva per noi e per voi, ci parla di sé e del suo affascinante e variegato mondo. Conosciamola insieme.

Luigia, lei è una designer identitaria che attraverso le sue creazioni racconta la sua terra. Che luogo è la Calabria?

«La Calabria è magia e mistero, la Calabria è storia e leggenda, la Calabria è cultura e tradizioni, la Calabria è mare e montagna. È buon cibo e sole, è terra di conquiste e di ospitalità tanto da avere tre etnie riconosciute: quella valdese occitana, quella grecanica e quella arbëreshe».

Luigia GRanata, ultima collezione

In questi giorni sta presentando la sua nuova collezione primavera-estate 2024. A cosa si è ispirata per realizzarla?

«Per la nuova collezione, trattandosi sempre di abiti identitari, l’ispirazione mi è arrivata dalla nostra Sila, vasto territorio montano che ricopre due province, dove ancora insistono insediamenti del periodo dell’Opera di Valorizzazione della Sila, del periodo della riforma agraria voluta dal calabrese Ministro dell’Agricoltura Fausto Gullo e portata a compimento dal ministro Segni. Ho riprodotto le baracche e i villaggi, Mancuso, Racise, Lorica, Croce di Magara, Silvana Mansio, i laghi artificiali Cecita, Arvo e Ampollino. E poi la cittadina di Gioacchino da Fiore: San Gioavanni in Fiore e l’abbazia, i romitori da Caccuri, Castelsilano, Federici a Camigliatello Silano. Non soltanto la Sila per la nuova collezione, ma anche Pitagora, i mosaici della villa romana di Casignana e l’area grecanica del reggino; i parchi archeologici e gli oggetti dei ritrovamenti, storie e leggende che caratterizzano i borghi di Calabria. C’è un’apertura ad altre città d’Italia, per le quali mi sono state commissionate le realizzazioni di abiti identitari e anche oggetti di design».

abito

Cosa raccontano i borghi calabresi e cosa emana dai profumi dei prodotti della terra che colorano i suoi meravigliosi abiti?

«Raccontano storie antiche fatte di rimandi, di leggende, di suoni, di detti popolari, di eredità verbali e manuali tramandati di madre in figlia, di padre in figlio. E ancora, tradizioni tessili altamente simboliche, il “rito” delle conserve, le coltivazioni, i costumi, le architetture, gli scorci; profumi di salsa, di pitta ‘mpigliata, di turdilli, di frittole, di pane, di vino, di ‘Nduja, di patate ‘mpacchiuse, di olive schiacciate. Sui miei abiti sono rappresentati tutti i frutti della terra di Calabria riconosciuti con IGP, IGT, dalla cipolla di Tropea al bergamotto, dal cedro ai clementini, dalle patate della Sila al finocchio di Isola Capo Rizzuto e altro ancora».

arte

Lei nasce come pittrice che ha all’attivo importanti esposizioni in tutto il mondo. Quando ha deciso di diventare anche designer?

«Ho studiato al liceo artistico e anche alla scuola d’arte con indirizzo di architettura e design, la passione è seguita proprio dalla scelta degli studi. Per me la moda è un veicolo di comunicazione immediato, scelto e cercato da giovani e meno giovani, da uomini e donne. Attraverso l’abito si esprimono le proprie emozioni, il proprio carattere. Sugli abiti si rappresenta lo status di una civiltà, un determinato periodo storico, fatto di rivoluzioni, di disagi, ma anche di leggerezza, di gioia e di transizioni».

Luigia Granata, colori di Calabria

Cosa ricorda delle prime esperienze all’estero?

«Quando andavo in giro per il mondo e organizzavo i miei vernissage, alla domanda: “Where do you come from?” rispondevo: “Calabria, south Italy”, ma nessuno la conosceva o meglio, in pochi la conoscevano e solo per la cronaca nera di ‘ndrangheta. Erano gli anni a cavallo fra ‘80 e inizio ‘90, anni ancora oscuri per vari motivi. Ho lottato tanto (come me lo hanno fatto tanti emigrati del secolo scorso), per ottenere stima e rispetto e per far capire che anche nella nostra regione ci sono grandi eccellenze. L’ho dimostrato attraverso un costante impegno, riuscendo a creare rapporti di lavoro solidi con i buyers dove acquisto i tessuti, con chi li stampa, con chi li confeziona. Grazie anche a questi abiti culturali si percepisce fortemente il bello e il buono, e la gente, durante le sfilate, si incuriosisce e cerca informazioni e impara a conoscerla. Per fortuna, oggi i social sono diventati anche uno strumento di comunicazione largamente diffuso e i giovani si sono avvicinati al territorio e lo promuovono valorizzando il cibo, il mare, la storia».

Luigia Granata, collezione San Francesco

Nelle sue creazioni c’è anche tanta storia e cultura e, recentemente, anche una ricerca di spiritualità. Mi riferisco alle creazioni dedicate a San Francesco di Paola, il santo tanto amato dai cosentini…

«Tutti gli abiti e accessori sono capi culturali, come ho già detto, sui quali vengono trasferiti i dipinti, come in uno storyboard di immagini, in successione su ogni nuova collezione, che descrive i cambiamenti più importanti succeduti nella storia. In questo contesto, naturalmente, si calano le figure dei Santi. Il popolo calabrese è ferventemente devoto alla Madonna e a San Francesco di Paola, a quest’ultimo si rivolgono per grazie e molti affermano di averle ricevute e la fama del santo è cresciuta nei secoli. Ho rappresentato in suo onore (e anche della Madonna del Pilerio), una collezione intera oltre 30 capi, ognuno unico, dove sono raffigurati i santuari, i luoghi dello spirito e parte dei miracoli. Ancora devo finire le tavole dei miracoli, quindi la collezione, anche per il prossimo anno, vedrà San Francesco di Paola protagonista. Sono credente e ho un dono ricevuto da Dio, devo custodire questo talento per promuovere il bene e il bello».

abiti lunghi

È molto legata alla Sila e al suo straordinario territorio. Quanto ha influito questo luogo magico sulla sua creatività?

«Nonostante mia madre sia mantovana, venuta in Calabria in tournèe, ha scelto, oltre 50 anni fa, di vivere qui perché innamorata di questi luoghi, dove ha conosciuto mio padre. Ed è proprio grazie a loro che apprezzo ogni cosa che mi circonda, che mi ha regalato un’infanzia e una giovinezza serena e gioiosa. Come ha detto lei, un luogo magico, la Sila, il bosco, la montagna, l’aria, i laghi e i fiumi, il profumo e la bellezza dei pini imperiosi e degli abeti, i colori dei faggi e dei castagni in autunno e dei prati variopinti in estate; i contadini e i campi di grano e papaveri, le giunchiglie e le violette, le orchidee selvatiche e i funghi, i lupi e gli scoiattoli, le storie dei briganti, tutto, tutto è ispirazione per me. È essenza vitale della mia creatività».

a Cosenza

Il suo showroom si trova nel centro storico di Cosenza. Ha scelto volutamente di lavorare nel cuore storico-artistico-leggendario della città?

«Cercavamo casa a Cosenza ed è stato per caso che ne abbiamo vista una in via Rivocati, in un palazzo antico, con i pavimenti decorati e i soffitti affrescati, ne siamo rimasti affascinati e quando ci siamo trasferiti a Cosenza, con mio marito, abbiamo deciso di vivere qui nel centro storico. Nel corso degli anni, la mia curiosità mi ha fatto scoprire un mondo infinito, sconosciuto anche agli stessi cittadini cosentini.

Sono stata rapita da tanta storia e bellezza architettonica, dalla vita di quartiere a volte forse “pittoresca”, ma caratterizzante, per me una realtà nuova, interessante e ispirante e perciò ho scelto di realizzare anche qui il laboratorio. Il mio showroom è un “salotto artistico” dove ci si incontra e si discute di arte e cultura, di associazionismo e proposte progettuali di valorizzazione dei marcatori identitari. Si entra nell’androne del palazzo e si viene accolti da una galleria di quadri, una mostra permanente che segue le rampe delle scale per tutte le pareti del palazzo».

Cosa le ha lasciato l’esperienza fatta con la comunità Exodus di Don Mazzi?

«Forte motivazione al darsi agli altri, ricevendo in cambio grandi emozioni. L’idea di Don Antonio Mazzi è sempre stata quella di formare i suoi educatori e i collaboratori costantemente, sacrificandosi anche e creando empatia con il prossimo bisognoso. Per quanto mi riguarda, in molti casi, fare arte in Comunità, ha aperto finestre emotive, ha stimolato la creatività nei “ragazzi ospiti” di Casa Exodus, giovani e adulti caduti nel baratro della tossicodipendenza, ai quali la vita ha donato, però, un’opportunità di rinascita, una via concreta per uscirne. Nei laboratori prendevano forma sculture che rappresentavano in alcuni casi l’oggetto/soggetto del malessere, lo stesso assieme all’autore, veniva “raccontato e analizzato” con il supporto dell’equipe e dello psicologo, portando il ragazzo a focalizzare il problema e seguendo il metodo per affrontarlo. Ritengo sia stata l’esperienza più forte e significativa della mia carriera d’artista. Sono stata a contatto di ragazzi che avevano l’età delle mie figlie, immedesimandomi nelle mamme ma anche capendo i loro disagi, mi sono sentita utile per qualcuno, con l’ausilio delle mie competenze e soprattutto del mio dono».

Luigia Granata, premi

La sua favolosa carriera le ha permesso di ricevere numerosi riconoscimenti. Qual è quello a cui tiene di più?

«Sono tutti importanti per me, dal primo all’ultimo: dal Premio Dioscuri del 1986, al Premio Newyork del ‘92 e Miami ‘94, al premio “Noi che L’Arte” Bari 2018, a quello “Città del Sole” conferito quest’anno dal Rotary di Gioia Tauro, a tutti i premi eccellenza di Calabria ricevuti in questi anni, fino all’ultimo di qualche settimana fa “Artisti Eccellenze di Calabria”, ricevuto a Castrovillari. Ogni premio ha una sua storia. L’assegnazione è dettata sicuramente da grande motivazione per chi lo conferisce, e sentito riconoscimento da chi lo riceve. Certamente il Premio OMA, ricevuto a Firenze nel 2018, assegnatomi come Designer Identitaria, creatrice dell’abito culturale da parte dell’Osservatorio dei Mestieri d’Arte, Ente strumentale della Fondazione CR di Firenze, è stato quello che ha confermato e gratificato le mie scelte creative, spesso azzardate in un mondo difficile come quello della moda. Quindi ringrazio tutti immensamente per ogni singolo riconoscimento che mi è stato attribuito».

Chi è nella vita Luigia Granata?

«Una sognatrice molto curiosa del mondo che la circonda, estremamente testarda, un’artista eclettica, una mamma sentimentale, una donna riservata, forte, che sa essere generosa e empatica col prossimo, una moglie grata, una figlia piena d’amore per la madre, un’amica che abbraccia e accoglie e che vorrebbe dare sempre di più, una lavoratrice instancabile, una persona allegra e anche severa con se stessa, una cittadina orgogliosa di essere italiana, ma molto critica con il sistema, una lettrice, un’amante della natura, una persona riconoscente perché ha ricevuto un dono grande da Dio e ama Cristo più di ogni cosa».

Luigia, dipinto

Cos’altro le piacerebbe realizzare?

«La mia testa è un “frullatore” senza fondo, potrei e vorrei fare un’infinità di cose, anche realizzare un villaggio dell’arte e dei mestieri antichi nel rispetto dell’ambiente e dell’essere umano (ripopolando anche uno dei nostri borghi abbandonati), dove gli artisti viaggiatori approdano, un’officina creativa aperta a tutti, una sorta di incubatore delle idee. D’altronde gli italiani siamo un popolo di artisti, poeti e naviganti. E per ultimo, vedere i miei abiti culturali indossati da tante persone, passeggiare su tutte le strade del mondo».

(Foto: Luigia Granata, Pagina Facebook)

Luigia Granata, designer identitaria, con i suoi abiti culturali racconta la Calabria ultima modifica: 2023-10-28T12:33:26+02:00 da Antonietta Malito

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