Costerà solamente un euro e arriverà presto nella farmacie italiane la mascherina che uccide il Coronavirus. Ad inventarla è stato un professore inglese, esperto di nanotecnologie e con una cattedra alla Nottingham Trent University. Ma come funziona, questo rivoluzionario “accessorio”?
Come funziona la mascherina che uccide il Coronavirus
La mascherina inventata dal professor Gareth Cave si compone di cinque strati. A vederla somiglia alle classiche mascherine chirurgiche ma, per detta del suo inventore, è una vera e propria “killer”. Non si tratta di una bufala: il suo funzionamento è reale e, a giorni, la Comunità Europea la approverà per la vendita. Con un’efficacia garantita per 7 ore, la mascherina che uccide il Coronavirus deve tutto alla sua speciale composizione. I test condotti nei laboratori indipendenti del Virology Research Services di Londra ne certificano la capacità filtrante (al 99,8%) e la capacità di disattivare al 90% il Covid-19 e i virus dell’influenza.
Il ruolo del rame
Come ci riesce? Il “segreto” sta nello strato idrorepellente, che impedisce l’inalazione delle goccioline infette, e soprattutto nel rivestimento in rame. Questo, rilasciando ioni, uccide il virus al contatto. Ed ecco che la mascherina non è (più) un potenziale mezzo di contagio. Le normali mascherine chirurgiche, infatti, proteggono chi le indossa ma non neutralizzano il virus. Ipotizziamo di entrare in contatto, mascherina indosso, con una persona infetta che non indossa la mascherina. Se dalla sua bocca dovessero uscire delle goccioline, e queste si dovessero depositare sulla nostra mascherina, toccando il tessuto con le mani (ad esempio mentre la togliamo) potremmo infettarci. Specilmente se poi, le mani, le portiamo sul volto senza averle adeguatamente lavate. È proprio questa, la rivoluzione della mascherina che uccide il Coronavirus: le goccioline infette vengono immediatamente neutralizzate.
Le parole dell’inventore
“La prossima settimana otterremo il marchio CE e la mascherina potrà essere commercializzata in tutta Europa. Abbiamo da poco acquisito un macchinario per la produzione, che inizierà tra qualche settimana, e a febbraio potremo distribuire i primi lotti. Abbiamo già avuto richieste da diversi Paesi, Italia compresa” ha spiegato Gareth Cave, intervistato da Itv. Attualmente la mascherina ha ottenuto la certificazione ISO 18184, che testimonia la capacità antivirale dei prodotti tessili. E, il merito, va proprio allo strato antivirale imbevuto di nanoparticelle di rame, trattate con una tecnologia nuova brevettata dalla Pharm2Farm (spin-off della Nottingham Trent University fondata da Cave). Le particelle, dalla forma sferica, emettono ioni al contatto con le partecille del virus. Ne distruggono il materiale genetico, fermandone la riproduzione. Tuttavia, non compromettono la respirabilità (l’ultimo strato della mascherina è ipoallergenico e altamente traspirante). A regime, la produzione sarà di 5 milioni di mascherine al mese.