La vicenda ha tenuto banco per diverse settimane ma, ora, è giunta a conclusione. Le mascherine U-Mask, viste sul volto di moltissimi vip, non potranno più essere vendute. L’ha stabilito il Ministero della Salute, che ha notificato l’esistenza di potenziali rischi per la salute a causa di un processo valutativo non a norma.
Mascherine U-Mask, quel che c’è da sapere
Quando sono state lanciate sul mercato, le mascherine U-Mask sembravano una vera rivoluzione. L’ora tanto contestato Model 2, prodotto dalla U-Earth Biotech (azienda londinese con filiale a Milano), lo indossavano tutti: sportivi, influencer, attori, celebrities varie. Descritta come “la prima mascherina biotech”, la Model 2 puntava tutto sui suoi cinque strati: nylon riciclato, tessuto non tessuto, sistema di nano-filtrazione, tessuto non tessuto, bio-layer. Ed è proprio quest’ultimo, la chiave dell’innovazione delle mascherine U-Mask. O meglio, così l’azienda sosteneva. Uno strato auto-sanificante, capace di ridurre la carica batterica grazie ad una non meglio specificata molecola naturale e atossica. Non esistono brevetti, non esistono pubblicazioni. Soprattutto, non esistono certificazioni giudicate “reali”. In Italia, le mascherine hanno bisogno di essere certificate da un laboratorio accreditato e registrato. Solo quando ottengono il via libera del Ministero della Salute possono essere vendute. È qui che nasce la criticità: il laboratorio di Clodia (Bolzano) che ha svolto i test non è accreditato e opera senza autorizzazione.
La decisione del Ministero della Salute
Per via dell’assenza del test valutativo richiesto, o meglio della sua non validità, il Ministero della Salute ha deciso di vietare la vendita delle mascherine U-Mask. La sicurezza e l’efficacia della Model 2 non sono certificate, da qui la dicitura “potenzialmente pericolose per la salute“. Non conoscendo la loro reale efficacia, le persone che le indossano potrebbero pensare di essere protette senza – di fatto – esserlo. Anche perché, le mascherine U-Mask venivano vendute come dispositivo medico di classe 1. Ed era una contraddizione. Dispositivi di questo tipo hanno una durata molto limitata, mentre l’azienda promuoveva un utilizzo di 200 ore. Ma qual è la reale capacità filtrante delle mascherine U-Mask? L’azienda parla del 99%, Altroconsumo del 97-98%, i laboratori contattati da Striscia La Notizia (da cui tutto e partito) si fermano al 95%. Addirittura, un competitor sostiene di aver rilevato un’efficacia del 70-80%. Non sono dunque inefficaci dal punto di vista del filtraggio, le Model 2: il problema sta nella comunicazione ingannevole, e nell’irregolarità del processo valutativo.
La risposta di U-Mask
Al centro dell’indagine ci sono diverse informazioni giudicate ingannevoli: la bio-tecnologia mai verificata, le 200 ore di utilizzo, il paragone con le mascherine Ffp3, l’ambiguità in merito al diritto di recesso. Nelle scorse settimane, la procura di Milano aveva sequestrato da alcune farmacie campioni di mascherine da far analizzare. L’inchiesta per frode si concentrava sulla figura di Betta Maggio, rappresentante legale della U-Earth Biotech. Successivamente, partiva il procedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per pubblicità ingannevole. A fronte di tutto questo, le mascherine U-Mask non possono più essere vendute. “Siamo esterrefatti dal provvedimento cautelare annunciato ieri dal Ministero della Salute riguardo U-Mask. Contestiamo radicalmente il provvedimento e ci difenderemo nelle sedi opportune. Difenderemo in ogni sede la qualità dei nostri prodotti, la reputazione e l’operato della nostra azienda, certi delle nostre ragioni e della trasparenza della nostra condotta” ha fatto sapere la U-Earth Biotech.