Micene, antico splendore e potenza, la più grande città greca tra il XV e il XIII sec. a. C., che solo a pensarci vengono i brividi. La civiltà micenea era sorprendentemente acculturata, tanto da essere detentrice di una scrittura propria. Micene resta impressa nello sguardo con le sue mura ciclopiche, città per la cui scoperta fu fondamentale l’opera di Heinrich Schliemann, archeologo tedesco. In questa intervista si amalgameranno le doti di ricerca di due uomini, un italiano e un greco, i quali ci parleranno di antichi splendori culturali.

Micene, la più grande potenza militare della Grecia micenea

“I “Micenei”, nome che noi moderni abbiamo dato a quei greci che definivano sé stessi “Achei”, diedero vita a una civiltà che costituisce un mondo estremamente interessante per noi. Essa, infatti, sta alle origini della civiltà greca e, di conseguenza, di tutta la civiltà occidentale”. Esordisce così Tsao Cevoli, archeologo e giornalista. Direttore del Master “Archeologia Giudiziaria e Crimini contro il Patrimonio” del CSC Centro per gli Studi Criminologici di Viterbo. Tra le sue esperienze è anche fondatore dell’Osservatorio Internazionale Archeomafie.

Micene e il suo antico armamentario

“Dalle testimonianze che ci sono giunte si direbbe che, come sostenne già Gordon Childe, la guerra sia stata un aspetto fondamentale della civiltà di Micene. Per dimostrarlo basterebbe la costatazione delle scene di combattimento, individuale o collettivo” – afferma Cevoli. “Insieme a elementi dell’armamento, sono presenti in modo cospicuo e costante. Sono il soggetto in tutte le tipologie di espressioni artistiche micenee. Ciò, sia su oggetti di carattere personale sia in contesti “pubblici”.

La porta del Leone a Micene
Micene

“A questo, si aggiungono innumerevoli reperti archeologici riconducibili all’armamento miceneo. Ad esempio le armi preziose in bronzo e oro dalle tombe reali di Micene. Ma anche le spade e le altre armi dalle cosiddette “tombe dei guerrieri” a Creta. E i resti di elmi rinforzati con zanne di cinghiale rinvenuti un po’ in tutto il mondo miceneo. Senza dimenticare ritrovamenti eccezionali. Tra questi, l’intera panoplia trovata nel 1960 in una tomba micenea nel Peloponneso”.

L'archeologo italiano Tsao Cevoli a Micene
Tsao Cevoli

Micene: i dettagli sulle armi

“Sull’armamento miceneo possiamo ricavare informazioni preziose anche nei testi micenei, pervenuti a noi su tavolette di argilla con una scrittura detta lineare B. Ne abbiamo, infine, una traccia, un ricordo persino nei poemi di Omero” – continua Cevoli. “Quest’ultimo, infatti, fornisce informazioni utili, a patto di tenere ben presente il carattere letterario e non certo storico dell’opera. Insieme al fatto che essa è stata scritta parecchi secoli dopo la fine della civiltà micenea. Quello che possiamo affermare è che senza dubbio le varie fonti a nostra disposizione ci trasmettono l’idea che la guerra fosse un aspetto fondamentale. Addirittura strutturale, della civiltà micenea”.

Micene e i collegamenti con l’Italia

Sappiamo che i Micenei si rifornivano di metalli nelle colline toscane e in Sardegna. A questo punto chiediamo di saperne di più a Cevoli. “Questa domanda mi permette di sottolineare un altro aspetto della civiltà micenea. Dei “Micenei” già abbiamo detto che fu un popolo di guerrieri. Tuttavia dobbiamo aggiungere un’altra loro caratteristica fondamentale. Essi furono anche abili navigatori e commercianti”.

L'archeologo Tsao Cevoli nelle sue ricerche da Micene all'Acropoli ateniese
Tsao Cevoli sull’Acropoli di Atene

“Nell’arco di pochi secoli raggiunsero un livello di potenza tale da riuscire a sottrarre il controllo dei mari ai “Minoici”. Minoici è un altro nome dato da noi moderni. Questi ultimi, sino ad allora, celebri proprio per la loro potenza marittima, la cosiddetta talassocrazia. I Micenei arrivarono, infatti, a sottrarre loro il controllo dei traffici marittimi nel Mediterraneo Orientale, tra la Grecia, l’Egitto e la costa Siro-Palestinese. Oltre ad affacciarsi per primi anche sul Mediterraneo Occidentale, alla ricerca rispettivamente di prodotti pregiati e di materie prime”.

spiaggia di cipro
Cipro

Le materie prime dalla Toscana e dalla Sardegna

“Tutta la potenza militare micenea si basava, infatti, sulle loro armi di bronzo. Il bronzo è una lega costituita da rame e stagno. Procurarsi questi metalli a quell’epoca non era affatto semplice. Bisognava andarseli a procurare negli angoli opposti del Mediterraneo. In particolare il rame se lo procuravano a Cipro. L’isola del Mediterraneo orientale, infatti, era così caratterizzata dalla presenza del rame da aver dato il suo nome al termine latino per indicare il rame “cuprum”. L’abbreviazione “CU” costituisce ancor oggi la sigla scientifica del rame nella tavola degli elementi. Per lo stagno si rivolgevano, invece, al Mediterraneo Occidentale”.

Colline toscane da cui Micene si approvvigionava di stagno e metalli
Colline toscane

“Qui, molti secoli prima della fondazione delle colonie greche, stabilirono già i primi rapporti con le popolazioni locali. Insieme ai primi scali commerciali, che definiamo emporia. Qui affluivano, proprio dalle colline metallifere della Toscana e dalla Sardegna, le materie prime come lo stagno. Quest’ultimo partiva sulle navi micenee alla volta dell’Egeo per essere fuso insieme al rame e consentire la produzione di armi e suppellettili varie. Possiamo, quindi, dire che la potenza militare di Micene era in qualche modo al tempo stesso premessa e conseguenza dei loro traffici marittimi con il Mediterraneo Occidentale”.

Tsao Cevoli: esperienze in Italia e in Grecia

“La mia esperienza è cominciata quando ero ancora ai primi anni del corso di laurea in lettere classiche presso l’Università di Napoli “Federico II”. Il prof. Louis Godart mi volle tra i suoi collaboratori per lo scavo archeologico che dirigeva a Creta, nel palazzetto minoico di Apodoulou, insieme al suo collega Yannis Tzedakis. Quest’ultimo, Direttore Generale delle Antichità del Ministero della Cultura Ellenico. Da studente universitario ho avuto così il privilegio di trovarmi a operare per diversi anni in un contesto archeologico e in una equipe di ricercatori di primo piano, che mi hanno insegnato molto”.

spiaggia di creta
Creta

“Negli anni seguenti ho approfittato di diverse opportunità per compiere studi e ricerche in Grecia. Dal progetto Erasmus a una borsa di studio offerta dalla mia alma mater per il perfezionamento all’estero, una del Ministero degli Esteri Greco. Ad Atene ho avuto la fortuna di crescere sotto la guida di archeologi e storici di grande spessore. Anna Ramou Hapsiadi, Kostas Bouraselis, Georghios St. Korres ed Eleni Mantzourani, con la quale collaborai per alcuni anni alla sua missione archeologica a Cipro“.

Corrispondente ad Atene

“Parallelamente alle mie ricerche accademiche, che in quegli anni si incentravano sulla civiltà micenea, e in particolare sui suoi aspetti militari, un’altra occasione di approfondire la conoscenza della Grecia mi è stata offerta da Andreas M. Steiner, redattore-capo della rivista italiana Archeo. Egli mi affidò l’incarico di corrispondente da Atene ed è stato il mio mentore nella divulgazione archeologica. Poi da Dimitris Garoufalis, con il quale collaborai alla rivista greca Corpus“.

Dalle antiche armi greche alla scoperta di vecchi bunker

Dagli antichi splendori di Micene passiamo ora a qualcosa di ben più recente ma degno di nota: i bunker di Atene. Alla vigilia della seconda guerra mondiale sono eretti centinaia di rifugi pubblici. Un patrimonio storico rilevante oggi portato alla luce da Konstantinos Kyrimis (noto come “Kirimis”), ricercatore greco.

Konstantinos Kyrimis dentro una grotta
Konstantinos Kyrimis

Konstantinos come nasce la tua passione per la storia e cosa fai nella tua ricerca storica?
“Ho avuto un appassionato interesse per la storia, sin dagli anni del liceo. A me, il passato non sembrava qualcosa di lontano, che si legge solo nei libri. Il passato mi sembrava uno “strumento” che potesse farci capire, anche il futuro. Ancora più affascinante per me, è stato il fatto che i segni del passato, rimangono ancora nascosti nel nostro ambiente moderno, in attesa che li ritroviamo”.

Micene - Kyrimis in cima a un rifugio
Kyrimis in cima a un rifugio

“Il mio campo di ricerca sono le strutture sotterranee del periodo 1936-1956. Principalmente rifugi antiaerei di protezione civile e fortificazioni militari o navali. Qualsiasi struttura che sia stata costruita all’interno del terreno, durante questo periodo turbolento, è di grande interesse per me. Cerco di localizzare questi luoghi, visitarli, scattare foto e video e fare una sorta di mappe/piani, se non esistono. In questo modo, la loro impronta storica verrà salvata e le generazioni successive potranno conoscerli”.

I libri di Konstantinos Kyrimis

“Ho scritto due libri sul suddetto argomento, dal titolo “I rifugi dell’Attica: esplorando il sottosuolo”. Il primo volume è stato pubblicato nel 2015 e il secondo nel 2017. Ora sto scrivendo un terzo volume, perché l’argomento è stato accolto con inaspettato interesse da parte dei lettori. Sono edizioni molto limitate, infatti sono già esaurite nella loro forma fisica (sono disponibili solo come e-book, ora). Il loro scopo è quello di essere un riferimento per i futuri ricercatori, in quanto sono i primi libri su questo oscuro argomento”.

Italia e Grecia: due popoli molto vicini

“Sebbene i due paesi siano stati impegnati in un aspro conflitto durante la seconda guerra mondiale, oggigiorno, i greci percepiscono gli italiani come buoni vicini, se non come “cugini” – afferma Kyrimis. “Oltre a condividere un approccio alla vita comune, il Mediterraneo, la Grecia e l’Italia, in quanto paesi europei, affrontano comunemente alcune minacce e sfide moderne, che saranno risolte meglio dall’unità. È meglio agire da alleati, contro i problemi comuni. Entrambe le nazioni, sin dall’antichità, hanno prodotto un grande capitale culturale, che è diventato la spina dorsale del patrimonio europeo”.

Micene - Rifugio ad Atene
Rifugio ad Atene

“Tra questi valori/principi vi è la consapevolezza che la ricchezza è meno importante della cultura. L’opera di un filosofo sopravviverà anche al palazzo più sfarzoso. L’antica Grecia e Roma, prosperarono grazie a cittadini responsabili, che abbracciarono una causa comune. La forza militare è altrettanto importante. In realtà non hai ricchezza o cultura, a meno che tu non abbia i mezzi (e la volontà) per lottare per loro”.

Rifugi di Atene e la riscoperta del loro splendore

“Dal 2012, anno in cui ho iniziato, ho visitato circa 120 rifugi. Le loro dimensioni variano da molto piccole a molto grandi. Generalmente sono in cattive condizioni. Ad esempio, quasi tutti i rifugi che sono stati costruiti sotto i condomini, ora sono diventati magazzini, quindi sono stipati di vecchi mobili ecc. Inoltre, molti rifugi hanno problemi di umidità e alcuni sono anche semi-allagati. In molti casi ho sentito che l’intera struttura sarebbe crollata su di me. Alcuni sono stati deliberatamente fatti esplodere, per non cadere al nemico (questo è comune, per i rifugi militari). Trovarsi in tali condizioni è triste, ma logico, tenendo conto che la maggior parte di essi non viene visitata da anni, oppure sono stati completamente trascurati dai proprietari”.

I sopralluoghi ai rifugi

“Quando si visita un rifugio, le azioni sono predeterminate: per prima cosa chiediamo ai proprietari (o alla gente del posto) eventuali testimonianze storiche. Informazioni orali, vecchi documenti, vecchi progetti di edifici, ecc. A volte ascoltiamo storie molto interessanti su queste strutture, che vanno di generazione in generazione. È importante conservarli in un formato adeguato. Poi fotografiamo tutto, anche i minimi dettagli. Realizziamo anche video di alta qualità. Alla fine, facciamo uno schizzo della struttura, perché il più delle volte, i piani originali vengono persi dopo tutti questi anni. Inoltre, non è raro che la struttura presenti delle differenze rispetto alle planimetrie originarie. Quindi, anche se abbiamo i piani originali, li confrontiamo con il rifugio reale”.

Alcune rilevanti scoperte

“Ricordo con affetto di aver visitato un rifugio sotterraneo (costruito nel 1938), situato sotto uno stabilimento industriale. Questo rifugio è stato allagato fino al tetto, per molti decenni. Abbiamo fatto defluire l’acqua con apposite pompe, potendo così visitarlo. Quindi in realtà siamo stati i primi visitatori, per molti, molti anni. L’interno era ancora molto fangoso, quindi l’ispezione si è rivelata una sfida”.

Konstantinos Kyrimis a un convegno con tema Atene e Micene
Konstantinos Kyrimis

“Alla fine del rifugio c’era un’uscita di emergenza, ma era sigillata con uno spesso pannello di ferro e non si capiva dove portasse. Abbiamo lasciato il rifugio e abbiamo iniziato a cercare all’interno della fabbrica. Dopo alcune ricerche, abbiamo localizzato un pannello di ferro molto “sospetto” sul pavimento. Abbiamo usato una gru per sollevarlo, perché era estremamente pesante. Dopo averlo sollevato, abbiamo finalmente scoperto dove ci portava l’emergenza. Ricordo ancora l’espressione di uno degli operai della fabbrica che affermò che “lavoro in questa fabbrica dagli anni ’70. Solo ora, ho imparato, che in tutti questi anni ho lavorato in un rifugio abbandonato della Seconda Guerra Mondiale!”

Micene: intervista agli studiosi Tsao Cevoli e Konstantinos Kyrimis ultima modifica: 2020-10-03T09:00:00+02:00 da Antonella Marchisella

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