Un intervento innovativo destinato a dare speranza a molti pazienti non vedenti e che potranno percepire di vedere almeno la luce. E’ uno storico passo in avanti l’impianto di una retina artificiale, una sorta di “occhio bionico” realizzata al Policlinico Gemelli di Roma. Un intervento perfettamente riuscito compiuto dal direttore dell’unità di Oculistica dell’ospedale Stanislao Rizzo, medico calabrese, considerato tra i pionieri negli impianti di retina artificiale. Un’eccellenza medica tutta italiana e che rappresenta un importante traguardo per il settore.

occhio bionico grande come una punta di una matita
Lo speciale impianto

Occhio bionico, una grande speranza nella ricerca

Questo tipo di intervento, tra i primi in Italia, è quindi una grande speranza. Come spiegato dal Policlinico Gemelli “l’impianto, grande come la punta di una matita viene posizionato da un super esperto in chirurgia retinica sopra la superficie della retina e gli elettrodi tridimensionali dei quali è composto, penetrano tra le cellule retiniche, andando a prendere il posto dei fotorecettori (le cellule specializzate che permettono di ‘vedere’) e attivando con i loro impulsi le cellule ganglionari, che trasmettono l’informazione al cervello, facendola viaggiare lungo le vie ottiche”.

Un’emozione soprattutto per il direttore Rizzo. “L’idea di restituire anche solo una parvenza di vista a persone che vivono da anni al buio, è il sogno di qualunque medicoha spiegato -. Il paziente operato vede già la luce e questo è davvero incredibile. La retina artificiale per ora è indicata solo per pazienti affetti da retinite pigmentosa (patologia che colpisce circa 150 mila italiani) negli stadi più avanzati di malattia, cioè persone che hanno perso completamente la vista da entrambi gli occhi, una condizione che interessa circa 1.000-1.500 italiani. I criteri di selezione per entrare in questo trial sperimentale sono per ora molto severi e restrittivi”.

Rizzo e l'equipe dell'occhio bionico
Il direttore Rizzo con la sua equipe

L’utilizzo di occhiali speciali

Per vedere con questo occhio bionico occorre attivare dei micro-elettrodi 3D, indossando degli speciali occhiali. Essi servono poi ad attivare un meccanismo necessario per vedere la luce. C’è da dire che questo occhio bionico non restituisce totalmente la vista. Ma è sicuramente un importante passo in avanti nella ricerca. Necessario anche un programma di riabilitazione per i pazienti. Al termine di questo periodo riuscirà a distinguere la forma degli oggetti, riconoscere il movimento, imparerà ad interpretare queste nuove immagini.

Per questo tipo di impianti – ha chiarito Rizzo – è fondamentale un’accurata selezione del paziente candidato, che viene inquadrato attraverso una serie di colloqui psicologici; questo serve a valutare sia le sue potenzialità di proseguire lungo un percorso riabilitativo che lo impegnerà a lungo, sia le sue aspettative. Perché questo impianto non va a restituire una visione normale ma una visione artificiale, ‘bionica’. Il paziente deve essere preparato al fatto che quello che vedrà è una ricostruzione attraverso dei ‘fosfeni’, dei lampi di luce, che vanno a comporre un’immagine pixelata. La visione d’insieme ottenuta dal lavoro dei 576 elettrodi presenti nel device, i cui parametri vanno tutti configurati con tanta pazienza, attraverso una speciale applicazione”.

Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook del Policlinico Gemelli

Primo impianto di occhio bionico in Italia, è stato eseguito al Gemelli di Roma ultima modifica: 2021-11-13T09:35:14+01:00 da Federica Puglisi

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