Sant’Angelo di Roccalvecce, a venticinque chilometri da Viterbo, ha un suggestivo soprannome: “il paese delle fiabe“. Il motivo è presto detto: le facciate delle sue case sono piene di murales, tutti tratti dal mondo delle fiabe e delle leggende; ci sono persino i classici della letteratura infantile, come “Alice nel paese delle meraviglie” e “Il gatto con gli stivali”.
La storia di Sant’Angelo di Roccalvecce
Sant’Angelo di Roccalvecce era un piccolo borgo destinato a scomparire. Aveva solo un centinaio d’abitanti, tutti anziani, in quanto i giovani lo lasciavano in cerca d’opportunità. A salvarlo dell’oblio è stata, nel 2017, l’Associazione Culturale Arte e Spettacolo (ACAS). Che, guidata dai fratelli Gianluca e Paola Chiovelli, si occupa proprio di riqualificare i borghi dimenticati. Prima ancora che un borgo da salvare, per Giancluca e Paola Sant’Angelo era un pezzo di cuore e d’infanzia: era infatti il paese dei loro nonni, un luogo a cui erano legati. Così, quel villaggio che sembrava destinato a subire il triste destino dei centri della Tuscia viterbese cominciò a trasformarsi in un museo a cielo aperto.
Il primo murales vide la luce il 27 novembre 2017. Era dedicato ad Alice nel Paese delle Meraviglie, col Bianconiglio e il suo orologio. Dominava, e domina ancora oggi, la facciata di un’abitazione. Anno dopo anno, i murales sono aumentati. Oggi sono una cinquantina, ma entro il 2023 saranno cento. E faranno così di Sant’Angelo di Roccalvecce un imperdibile luogo di passaggio per chi visita la Tuscia (molte attività commerciali hanno riaperto, e diversi nuovi negozi si susseguono nel centro proprio in ragione dei turisti che – qui – arrivano da tutto il mondo).
Cosa vedere (e cosa fare)
È evidente che, a Sant’Angelo di Roccalvecce, si venga principalmente per i suoi murales. Grandi e piccini si divertono e si emozionano davanti a quegli enormi dipinti, che ritraggono personaggi must della letteratura infantile: Pocahontas, Il Piccolo Principe, Hansel e Gretel, Don Chisciotte, Pinocchio. Sono talmente tanti che, per assicurarsi di vederli tutti, è bene seguire gli itinerari messi a punto dall’ACAS. Tutti i percorsi confluiscono nel grande Sentiero dei Castelli e delle Fiabe che, lungo circa una ventina di chilometri, raggiunge anche i vicini comuni di Bagnoregio, Graffignano, Vitorchiano e Celleno (finanziatori di alcune delle opere) e le frazioni di Roccalvecce e Grotte Santo Stefano. Chi lo volesse, può poi imboccare uno tra i percorsi che conducono ai siti archeologici della Tuscia combinando così la storia alla favola.
Il Sentiero dei Castelli e delle Fiabe, inoltre, suggerisce anche dove fermarsi a mangiare. Perché non solo è un luogo di grande bellezza, questo: è anche una terra con tradizioni enogastronomiche tutte da scoprire. O alle tante osterie che servono i piatti tipici della zona: dalla tradizionale acquacotta (una zuppa a base di pane raffermo, cicoria di campo, mentuccia e olio extra vergine d’oliva aggiunto a crudo) alla la zuppa di castagne e ceci.
Foto in evidenza dalla pagina Facebook di S. Angelo “Il Paese delle Fiabe”