“Tredici stelle formano una corona Antonio è patrono di questa città…” È il 31 maggio quando a Lamezia Terme, in Calabria ha inizio la “Tredicina”. Si tratta di una delle devozioni caratteristiche al Santo di Padova: alla festa ci si prepara per ben tredici giorni. La devozione per Sant’Antonio ha origine dalla convinzione popolare che il Santo conceda ogni giorno ai suoi devoti ben tredici grazie e dal fatto che la festa ricorra proprio il 13 del mese, anniversario della sua morte avvenuta il 13 giugno 1231. In città vi sono quasi ovunque manifesti con il programma dedicato a questi giorni, gli orari delle messe e dei canti solenni in onore del Santo che hanno luogo nell’arco dell’intera giornata così che tutti possano parteciparvi. La sera i balconi di molti palazzi sono illuminati dal quadretto di Sant’Antonio, un quadretto in legno con l’effige del Santo e 13 lampadine a raffigurare le tredici stelle.
La vita di Sant’Antonio
Ma facendo un passo indietro…chi era Sant’Antonio? E perché in più d’una città in Italia e non solo è così forte la devozione al santo “tutto pieno di bontà” – riprendendo il canto popolare?
Nacque a Lisbona, con il nome di Fernando Martins de Bulhões, fra il 1191 e il 1195, che divenne capitale del Portogallo solo nel 1255. Dopo essere entrato nell’ordine dei canonici regolari nel 1212, acquisita una solida formazione biblica e teologica, venne sorpreso da un evento che risvegliò in lui l’ideale missionario di san Francesco d’Assisi (1189-1226): il martirio dei primi cinque francescani nella missione del Marocco. Decise così di entrare nei frati minori e partire anche egli missionario per il Marocco, con il nome di fra Antonio. Una tempesta però lo porterà in Sicilia, e da lì ad Assisi, dove era stato indetto il Capitolo Generale dei frati di San Francesco. Continuando l’attività di predicatore, viaggiò Italia settentrionale e, fra il 1225 al 1227, nelle regioni francesi della Linguadoca ‒ così chiamata perché vi si parlava la lingua d’oc ‒ e della Provenza, in cui diventò famoso per le sue doti oratorie: parlava in piazze e mercati, perché le chiese non bastavano a contenere la folla che veniva ad ascoltarlo. Intanto, in quegli anni si diffondeva in Francia l’eresia catara, che rigettava le posizioni ufficiali della Chiesa, rifiutava i sacramenti ed esasperava il significato della lotta tra Dio e Satana nella vita terrena. Il compito dei frati predicatori era proprio quello di combattere la diffusione delle eresie. In seguito Antonio fondò a Bologna, con l’autorizzazione di Francesco d’Assisi, una scuola teologica per istruire i frati francescani.
Visse a Padova dal 1229 fino alla morte, avvenuta nel 1231. Della sua vita, che lo rese uno dei santi più amati, sono noti gesti di grande virtù e ardore. Si adoperò, soprattutto a Padova, per pacificare le fazioni politiche avverse. Chiese con coraggio, anche se senza successo, a Ezzelino da Romano, tiranno di Verona, di liberare i guelfi suoi prigionieri. Fu canonizzato nel 1232 da papa Gregorio IX, nel 1256 proclamato patrono e protettore di Padova e nel 1946 dottore della Chiesa. Il centro del suo culto è la basilica eretta a Padova, sul luogo della sua tomba.
I miracoli
A sant’Antonio da Padova sono attribuiti numerosi miracoli: tra gli altri un episodio di bilocazione – fu visto nello stesso momento a Padova, dove tenne una predica, e a Lisbona, dove si era recato per salvare il padre condannato a morte. O ancora la predica ai pesci e il miracolo della mula rimasta a digiuno per tre giorni che si inginocchia di fronte all’Ostensorio, favorendo la conversione del suo padrone precedentemente ateo.
Aveva anche fama di guaritore miracoloso; inoltre è lui il santo a cui si rivolge spera di ritrovare un oggetto smarrito. Nell’iconografia, cioè nei quadri e nelle immagini, è solitamente presentato con un giglio, simbolo di fedeltà e purezza dell’anima e del corpo, o con Gesù Bambino tra le braccia.
Sant’Antonio ha avuto inoltre una particolare predilezione per i bambini. Tra i miracoli da lui compiuti, quand’era in vita, più di uno riguarda proprio loro. Per questo è diffusa la tradizione di porre i piccoli, fin dalla nascita, sotto la protezione del Santo. A questa usanza fa seguito quella di far indossare ai bambini l’abitino francescano per ringraziare il Santo della protezione ricevuta e farla conoscere agli altri.
Il culto
Una curiosità poco conosciuta sulla storia del culto di sant’Antonio: dal 1799 al 1814, per quindici anni, sostituì il famoso e celebratissimo San Gennaro come patrono della città di Napoli, perché quest’ultimo fu accusato di essere un partigiano della democrazia repubblicana sconfitta, della libertà, dell’uguaglianza e quindi di essere amico dei “giacobini”.
Numerose associazioni nel mondo sono nate e operano nel nome del Santo, ravvivando soprattutto la sua presenza caritativa. Da secoli, in tutto il mondo, milioni di persone si dimostrano legate a sant’Antonio con grande amore e devozione autentica.
I devoti vedono nel santo un amico, ascoltatore e confidente. Egli è l’interlocutore dei poveri, che dialoga con chiunque abbia da condividere qualche sofferenza nel corpo o nello spirito.