È scritto proprio così, fuori dal cancello della scuola Garibaldi di Roma dov’è ancora in corso una raccolta civica solidale. E così era scritto fino a qualche giorno su un cestino sospeso in un vicolo, calato da un balcone, a Napoli. E chissà in quali altri angoli d’Italia. “Chi può metta, chi non può prenda.” Sette sole parole, come note, che cantano lo spirito bello e risoluto e testardo del nostro paese.
Durante il periodo di quarantena si è sviluppato nel paese un senso inedito di gentilezza misto a sincera empatia. Il lockdown ci ha messo a dura prova. Lontani fisicamente ma più vicini. Solidali soprattutto. Con chi è in gravi condizioni economiche o fragile psicologicamente. Negli ultimi mesi numerose sono state le iniziative solidali attivate nel territorio nazionale – al di là delle raccolte fondi promosse da Croce Rossa e Protezione Civile italiane (distinte sempre per il loro operato inesausto in situazione emergenza).
Si è sviluppata infatti un’efficiente “rete di prossimità”, una sorta di catena di aiuti umani che si è attivata spontaneamente e ha coinvolto sia i piccoli centri che quelli più estesi. Unioni de semplici cittadini. Da quelli che appunto calavano ceste dai terrazzi di Napoli a chi nelle scuole dava vita a collette di quartiere. Molteplici iniziative, tutte nate dal basso. Molto diffusa quella dei“condomini solidali” ad esempio, dove si porta la spesa agli anziani che non possono uscire, si va in farmacia e all’occorrenza si fanno file alla posta in loro vece. In molti quartieri non solo nelle scuole ma anche vicino ai singoli negozi sono disposti banchetto dove lasciare beni di prima necessità da destinare alle famiglie bisognose. ‘Chi può metta, chi non può prenda’: è appunto il leit motiv di questi piccole grandi mobilitazioni spontanee. Testimonianza di un senso civico grande. Del fermento in Italia dalle associazioni di volontariato, attivissime in questo periodo. Persone normali impegnate nel territorio per offrire sostegno a chi a causa dell’emergenza si è trovato disarmato, o solo, o senza lavoro.
Si stima che rispetto a marzo, nel mese di aprile 2020 il trend solidale sia aumentato di trenta volte. Molte associazioni hanno dovuto far fronte a esigenze di fatto triplicate. Ne è esempio la romana Nonna Rosa, attiva da anni nella periferia della capitale a sostegno di cittadini indigenti a rischio marginalità: nello stanzone seminterrato di Via Prenestina 286, da circa un mese le famiglie da ospitare si sono moltiplicate. Il banco del mutuo soccorso dell’associazione, nell’ultimo fine settimana di aprile, ha distribuito 1096 pacchi, per 2718 famiglie. Sono quasi diecimila le persone a cui questi aiuti sono stati indirizzati. Merito di molte altre famiglie, comunissime, che hanno dato senso e sostanza alla raccolta. Loro, persone comuni, che sono il senso vero e la sostanza della solidarietà italiana.
Iniziative civiche corrono naturalmente anche sui social. Nasce a Roma e cresce in tutta Italia l’idea di Valentina Salerno: “Una chiamata un sorriso”. Valentina ha deciso di offrire “assistenza emotiva” a tutte quelle persone, in primis gli anziani, che in mancanza di contatti con i loro familiari si sentono messi da parte. Grazie alla sua iniziativa oggi ogni giorno un anziano riceve una telefonata dallo ‘suo’ volontario personale. Una voce quotidiana e riconoscibile che diventa famiglia. Una chiamata preziosa, per farsi ascoltare. Sono già sessanta le coppia di amici che sono nate, centinaia di migliaia le parole di conforto. Un’idea semplice dopotutto, e proprio per questo straordinaria.