La televisione italiana non è sempre stata la culla della mediocrità digitale. Non è sempre stata lo specchio di una realtà fatta di luci e ricchi montepremi nascosti dentro pacchi misteriosi; di reality che mettono in mostra l’appagato desiderio di rendere il quotidiano oggetto della curiosità generale; di talk show che non misurano il talento, ma l’impatto produttivo che un musicista può avere sul mercato discografico.

La televisione italiana, in passato è stata una vetrina verso il mondo della cultura letteraria nazionale. Uno strumento d’ausilio per chi volesse uscire dall’oscurità dell’analfabetismo generale. Certo, i quizzoni esistevano già: a partire da “Lascia o Raddoppia?”, per finire a “Scommettiamo?”. Ma la cultura aveva un peso non indifferente nel panorama della rete televisiva; a tal punto che i programmi a sfondo culturale erano parimenti quelli d’intrattenimento.

L’Approdo e Giuseppe Ungaretti

Spesso, nelle strade del Paese in cui vivo, serpeggia la nostalgia quando ci si ricorda del 63′ e delle apparizioni assidue di Ungaretti in televisione, invitato presso la trasmissione “L’Approdo”. Leggeva e parlava di poesia, commentava, insegnava con eccezionale carisma;  così dissetando un pubblico che era assetato di bellezza. Quando cominciava la trasmissione, famiglie intere si riunivano presso le case di chi possedeva le prime televisioni; e tutti in attesa per sentire il responso del Poeta. Indimenticabile il commento di Ungaretti quando si verificò lo sbarco sulla luna:

“Questa è una notte diversa da ogni altra notte del mondo. Gli uomini continueranno a vedere la Luna così come appare dalla Terra, anche se la sua conoscenza fisica e scientifica potrà essere approfondita o modificata. Ma per gli effetti ottici che ha sulla Terra, la Luna rimarrà sempre per i poeti, e penso anche per l’uomo qualunque, la stessa Luna”

 

“Non è mai troppo tardi” la televisione per Alberto Manzi

“Non è mai troppo tardi” per istruirsi. Questo non era un luogo comune annidato negli slogan di propaganda lanciati dai ministeri scolastici. Era il nome di una trasmissione condotta dal Maestro Manzi, il cui fine era istruire l’adulto analfabeta. Con lui collaboravano anche Oreste Gasperini e Carlo Piantoni, impegnati nel medesimo nobile compito. Questa trasmissione ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione di una società civile alfabetizzata. Possiamo affermare che contribuì alla crescita culturale della penisola, in un periodo nel quale l’analfabetismo era un fenomeno stratificato su tutto il territorio. E il grande successo che ne seguì – le stime ammontano ad un milione e mezzo di alfabetizzati che hanno conseguito la licenza elementare grazie al Manzi – divenne internazionale; a tal punto che, più di settanta paesi, cercarono di emularne il prodotto.

Questa è l’Italia che piace raccontare. Un Paese che tiene alti i principi e le caratteristiche culturali che identificano un popolo. Un paese che non conosce progresso senza la partecipazione attiva e condivisa di tutte le menti produttive. Un paese che fa parlare le sue eccellenze e i suoi derivati, senza che queste si muovano da casa. Un’Italia che diventa multiculturale, mantenendo il suo profilo unitario nazionale.

 

 

Televisione Italiana, uno sguardo al passato ultima modifica: 2016-11-14T12:03:25+01:00 da Carlo Festa

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