A cosa pensiamo se, chiudendo gli occhi, ci venisse domandato di visualizzare la speranza? Probabilmente molti figurerebbero nella propria mente non un’immagine definita ma qualcosa di astratto, cui non corrisponde alcuna forma. La maggior parte di noi penserebbe forse ad un colore e più nello specifico al verde. Ma siamo proprio sicuri che questa tinta ha sempre avuto il significato attuale? In questo delicato momento in cui “sperare” è d’obbligo, ripercorriamo insieme la storia di questo particolare tonalità.
Incredibili colpi di scena
Quando si parla di colori balza subito alla mente il nome di Michel Pastoureau. Storico e antropologo nonché massimo esperto di storia del colore. Attraverso le sue parole possiamo realmente percorre un itinerario ricco di curiosità e persino di colpi di scena! Sono parole caricate di quella forte passione che unicamente fa da motore ad un’architettura di ricerche trasversali e onnicomprensive. Le sue indagini multidisciplinari sconfinano in una tal molteplicità di argomenti che c’è letteralmente da perdersi! Cosa ci dice dunque Pastoureau in merito al verde? Si inizia subito con un dato sconcertante, o che almeno stupisce l’uomo contemporaneo. “Il verde è un volpone…che ha sempre nascosto il proprio gioco…un colore pericoloso la cui vera natura è l’instabilità”. E chi l’avrebbe mai immaginato? Oggi questa tinta ci rilassa, associata ai prati e alla vegetazione. Sinonimo di speranza e di libertà. Calma la nostra mente, ci purifica, è il colore dell’ambiente.
Come mai allora tacciarlo di follia? Descriverlo come un astuto doppiogiochista pronto a trarci in inganno? È evidente che il verde si è “costruito” una certa identità nel tempo. Un carattere attribuitogli dagli uomini del passato che tante difficoltà avevano a stabilizzarne la tinta su tessuti e dipinti. Verdi sbiaditi, pronti a virare al bruno o al giallastro, verdi corrosivi e persino tossici! Un colore vulnerabile, mutevole, potremmo quasi dire “lunatico”. E non è un caso se fu accusato di portare sfortuna e per questo espulso addirittura dai teatri! Verso fine ‘600 questa cattiva fama è consolidata. Molti attori morivano infatti dopo aver interpretato personaggi in costume verde. Una colpa da attribuirsi all’uso di acetati di rame capaci di produrre verdi tanto brillanti quanto tossici per la salute. Ma questo colore fu anche un furbastro, pronto a dispensare buone nuove come improvvisamente a sferrare colpi infausti!
Tra buona e cattiva sorte
Banalmente ci basta pensare ai tavoli da gioco che ancora oggi conservano questa tinta. Giusto per ricordarci che le cose non sono mai casuali ma rispondo a significati che si perdono nei meandri del passato. Fortuna e sfortuna “vanno a braccetto”. L’amore giovanile è verde perché acerbo e immaturo, il tempo dell’attesa, alcuni spiritelli e demoni sono verdognoli. Addirittura pozioni e misteriosi veleni! Il gioco, specialmente quello d’azzardo, e per estensione gli affari finanziari indossano questo colore. Gli stessi dollari ne sono un esempio, banconote verdi non a caso! Ma come si arriva quindi al riscatto di questo colore e ai suoi significati attuali?
Il verde oggi
Poi, ad un certo punto della storia, succede che il verde si ripulisce del torbido passato. Non senza difficoltà: apprezzato e screditato…ammirato e disdegnato. Tra alti e bassi riuscirà timidamente, da metà ‘800, a guadagnare posizioni. Diffonde un nuovo interesse, quello che porta molte persone a vedere nella campagna e nei suoi colori un luogo in cui rigenerarsi. E da qui si snodano una serie di associazioni collaterali. Se il verde della natura purifica allora significa che fa bene al corpo e così diventa anche il colore dell’igiene. Le stesse farmacie, un tempo in Italia erano identificate da una croce rossa, oggi sono associate al verde. Ma questa tinta si lega anche allo spirito, è energia quindi libertà e addirittura senso civico. Un colore etico, rassicurante, salvifico. In una parola è speranza, quella di cui oggi abbiamo tanto bisogno.
Il verde è un lasciapassare, è ciò che autorizza. Ci dà il via libera ma lo fa con cognizione. Come? Attraverso i semafori per esempio. E perché proprio lui e non un’altra tonalità? La spiegazione risiede nei così detti colori puri. Il rosso è uno fra questi e ha per complementare proprio il verde. Un opposto non solo per tinta ma anche per concetto. Così se il rosso esprime un divieto, il verde autorizza. Oggi affidiamo a questo colore numerosi oggetti ma anche proverbi. Essere al verde, il verde speranza, la benzina verde, i cassonetti hanno questo colore. E ancora vie di fuga, tavoli da ping pong, la gratuità di certi numeri telefonici. Tra rimasugli passati e rivalutazioni più attuali, il verde non è più “solo un colore” ma un veicolo di storie e significati.