Alessandro Campagna, detto Sandro (Palermo, 26 giugno 1963) è un ex pallanuotista e allenatore di pallanuoto italiano, attualmente è Capitano Tecnico della nazionale maschile di pallanuoto, il cosiddetto “Settebello”.

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Ha debuttato nella Serie A1 nel 1980 nelle file dell’Ortigia, per poi passare nel 1990 alla Racing Roma con la quale ha vinto la Coppa delle Coppe e la Coppa Len.
E’ stato campione olimpico nell’edizione di Barcellona 1992 col Settebello.
Dal 1998 al 2000 ha allenato la nazionale juniores conquistando la medaglia d’oro ai Mondiali, l’argento e il bronzo agli Europei e l’argento alle Universiadi.
Nel 2012 alla cerimonia dei Collari d’Oro al Merito Sportivo Campagna ha ricevuto per la sua carriera l’onorificenza della Palma d’Oro al merito tecnico.

In occasione dei campionati europei di pallanuoto, Sandro Campagna si trovava a Malta insieme al suo team tra cui Roberto Brancaccio secondo allenatore, Mino Di Cecca coach, Daniele Cianfriglia video analista.
Lo abbiamo incontrato, bordo piscina, ci ha accolto con un sorriso e gentilezza, impossibile non notare la sua personalità ed esperienza; gli abbiamo rivolto qualche domanda.

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Lei ha avuto una carriera piena di successi che le ha dato molte soddisfazioni, ma preferisce fare il giocatore o l’allenatore?
Ma guarda, sono due cose completamente diverse dove io ho avuto la fortuna di fare le due cose ad altissimo livello toccando il cielo con un dito, vincendo cose che si sognavano da ragazzino come l’olimpiade del 92; come allenatore sono arrivato ahimè una volta secondo e una volta terzo alle olimpiadi ma abbiamo vinto un campionato del mondo, diverse medaglie d’argento come campionato europeo, per cui sono due cose diverse ma tutte molto molto belle perché con la mia passione, con la mia conoscenza, con le mie capacità ho contribuito insieme agli altri, ai miei compagni di squadra quando giocavo, ai miei collaboratori dello staff quando alleno, a portare la pallanuoto italiana verso l’eccellenza mondiale e questo è una grande cosa per il nostro paese.

Vista la sua esperienza, qual è, secondo lei, lo stato di salute della pallanuoto?
Lo stato di salute della pallanuoto in generale non versa in ottime condizioni, se per stato di salute intendiamo gli aspetti organizzativi ed economici soprattutto. La pallanuoto, più di ogni altro sport ha subito la crisi mondiale che c’è stata, la mancanza di possibilità di reperire sponsor però, è anche vero che è un po’ colpa nostra perché ci siamo crogiolati su determinate cose che poi non corrispondevano al vero… voglio dire nei periodi di vacche grasse tu dovevi investire molto in termini di comunicazioni, in termini di marketing per cercare, nei momenti in cui le vacche grasse diminuiscono, di restare sempre ad alti livelli.
Noi abbiamo perso questo treno e quindi stiamo un po’ arrancando. Adesso ci sono in Europa soltanto due campionati buoni, uno è quello Ungherese che è il migliore in assoluto, poi viene il nostro che non ha più l’appeal di una volta. Molte società arrancano e quindi da questo punto di vista siamo in sofferenza, non la pallanuoto italiana ma tutta la pallanuoto mondiale. Da un punto di vista tecnico, invece, secondo me sia la federazione che le società , cioè tutto il nostro movimento è organizzato, ha grande passione, grande volontà, ci sono linee guide su come impostare il lavoro metodologico dall’alto e molte società lo seguono e stiamo producendo sempre dei buoni giocatori, tanto è che in nazionale arriva sempre qualche giovane nuovo che dà speranza non soltanto per il presente ma anche per il futuro.

Come si lavora nei settori giovanili, che dovrebbero essere il futuro di questo sport?
Innanzitutto bisogna avere società molto organizzate, società che abbiano degli adeguati spazi acqua, ormai gli spazi acqua nelle piscine italiane diventa sempre più difficile averle perché si guarda molto più l’aspetto commerciale che non l’aspetto agonistico e quindi è una battaglia all’interno di ogni piscina reperire gli spazi adeguati per fare un’attività giovanile.
Dopo che hai ottenuto gli spazi chiaramente viene una organizzazione con un capo allenatore e tanti allenatori, ognuno per ogni categoria che vanno dalla propaganda, quindi dagli otto, nove dieci anni che possono fare il torneo habawaba, quello che si fa a Lignano Sabbiadoro ogni anno che è un torneo di levatura mondiale. Dopo gli 11 anni inizi a fare l’agonismo partendo dagli esordienti con i ragazzi allievi juniores e tutto questo significa avere 4, 5 squadre, significa avere 7, 8 allenatori nelle squadre giovanili, dirigenti, passione, voglia e creare un clima positivo all’interno di questo microcosmo che è una piscina, affinché il ragazzo abbia il piacere di andarci e dopo la scuola e dopo la famiglia non vede l’ora di essere educato anche attraverso la scuola della pallanuoto;
per eccellere in uno sport duro non devi essere soltanto talentuoso o fisicamente portato, devi avere una costanza di testa e di autodisciplina di alto livello, perché attraverso il miglioramento continuo giorno per giorno puoi arrivare a certi livelli e chi è che arriva ad alti livelli non è necessariamente il più bravo ma il più forte.

Per giocare a pallanuoto ci vogliono tante qualità, ma qual è quella indispensabile per un suo giocatore? Quella imprescindibile?
È la testa. La testa secondo me fa rendere tantissimo, anche a un giocatore discreto, mentre se non hai la testa anche un potenziale campione può non essere efficace.

 

Grazie a Sandro Campagna per questa intervista.
Grazie a Mino Di Cecca, Roberto Brancaccio e Daniele Cianfriglia per la disponibilità gentilezza e simpatia

 

https://www.facebook.com/SandroCampagnaOfficial/

Alessandro Campagna CT della Nazionale maschile pallanuoto ultima modifica: 2017-09-28T09:30:56+02:00 da Paola Stranges

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