La censura cinematografica in Italia è stata ufficialmente abolita. La comunicazione arriva dal ministro della Cultura Dario Franceschini e dal suo Ministero, che hanno twittato la notizia nelle scorse ore. “È stato definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti” hanno commentato.

Come si è arrivati all’abolizione della censura cinematografica

Dell’abolizione della censura cinematografica si vociferava da tempo. Ora, ecco la firma del decreto. E la nascita della Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura. Commissione, questa, il cui compito è ben chiaro: verificare che gli operatori attuino una corretta classificazione delle opere cinematografiche. Cosa cambia, ora che la censura cinematografica non ci sarà più? Di fatto, nessuno potrà impedire ad un film di uscire nelle sale. E non verranno effettuati tagli o modifiche prima della proiezione (o della messa in onda). Alessandro Pajno, presidente emerito del Consiglio di Stato, dirigerà la commissione e i suoi 49 membri. Tutti professionisti del settore cinematografico, o degli aspetti socio-educativi legati alla tutela dei minori e alla comunicazione sociale.

censura cinematografica
Maria Schneider e Marlon Brando in una scena di Ultimo tango a Parigi (DexMorgan | Wikipedia)

Le vittime della censura

La censura cinematografica è un retaggio dell’epoca fascista. O meglio, si acuì durante il fascismo mietendo vittime illustri. Basti pensare ad “Ultimo tango a Parigi” di Bertoluccci, a “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti. Oppure a “Totò e Carolina” di Monicelli. Nel 1962, per la verità, il governo varò una riforma che poneva un freno alle limitazioni, confinando la censura cinematografica ai film offensivi del buon costume. Tuttavia, cittadini e associazioni si ribellarono contro le approvazioni di film ritenuti indecenti. Toccò a  “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pasolini,  “Blow-up” di Antonioni, “Novecento” di Bertolucci e moltissimi altri. Tutte le copie di “Ultimo tango a Parigi” vennero distrutte, col film riabilitato solo nel 1987. Le autorità decisero di negare la nazionalità italiana a “Salò o le 120 giornate di Sodoma” e sequestrarono  “Il pap’occhio” di Renzo Arbore per vilipendio della religione di Stato.

Cosa cambia senza censura cinematografica

Il decreto di abolizione della censura cinematografica, guidato dai principi di libertà e responsabilità, delinea un nuovo sistema di tutela dei minori. Oltre all’abolizione del divieto d’uscita in sala, introduce una classificazione più sensibile che tiene conto dell’allargamento del pubblico in sala e della sempre maggiore eterogeneità delle opere. Inoltre, chiama gli operatori cinematografici a responsabilizzarsi, classificando le loro opere sulla base dell’età degli spettatori. Novità, queste, che non riguardano solo i film ma anche i videogiochi e gli spot pubblicitari. Nello specifico, la classificazione si gioca su quattro categorie: opere per tutti, opere non adatte ai minori di 6 anni, opere vietate ai minori di 14 anni e opere vietate ai minori di 18 anni. Un nuovo sistema d’icone avviserà infine della presenza di contenuti sensibili (armi, sesso, violenza).

La censura cinematografica in Italia non esisterà più ultima modifica: 2021-04-08T12:30:00+02:00 da Laura Alberti

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