Alessandro Nucci è un pittore molto apprezzato per le sue nature selvagge. Protagonisti dei suoi dipinti sono i paesaggi tipici della sua terra, la Calabria, affacciata sul mare e arroccata su monti e colline sconfinate. Nelle sue opere, in cui predomina il blu del cielo e del mare, il vento è l’elemento dominante. Un vento a volte leggero, altre impetuoso, come le sue passioni e i suoi stati d’animo. Alessandro Nucci, originario di Malito, in provincia di Cosenza, è figlio d’arte. Dopo la laurea in Scienze Economiche e sociali è stato prima docente, poi dirigente nella pubblica amministrazione. Ha intrapreso molto presto la carriera artistica come fumettista, per poi dedicarsi prevalentemente alla pittura. Ha al suo attivo diverse mostre, realizzate in tutta Italia. In questa appassionata intervista, in esclusiva per Italiani.it, Alessandro ci parla della sua arte, svelandoci anche qualcosa di sé.

Alessandro Nucci con le figlie
Il pittore insieme alle due figlie

Nucci, quando ha scoperto il suo amore per l’arte?

«In una casa piena di idee, progetti, colori, tele, cartoncini, si impara presto a tenere in mano i pennelli. Mio padre, che era pittore e scultore, riusciva a far “parlare” qualsiasi oggetto anche solo dopo una passeggiata sulla spiaggia all’indomani di una giornata di vento e mare agitato. Si sedeva sulla poltroncina e, con il suo temperino, intagliava, modellandola, una radice che aveva trovato spiaggiata».

Studio

Quando ha imparato a esprimersi con i colori?

«Ho imparato molto presto a esprimermi con i colori, le matite, pennarelli, pastelli a cera, colori acrilici, tempere, colori a olio, creta. Con il tempo ho affinato tecniche e abilità. Qualche problema con i colori l’ho avuto. Essendo daltonico, ero limitato “naturalmente”, ma pian piano ho scoperto che questa mia “diversità”, in fondo, era un regalo che la natura mi offriva. Il limite è diventato un pregio perché ho imparato a “costruire” i colori abbinandoli tra loro, e i miei quadri sono diventati “unici” nel vero senso della parola. Ho cominciato a partecipare a mostre collettive e premi di pittura che erano frequenti dalle mie parti».

Fiori

Dipinge anche oggetti e gioielli. Per chi li realizza?

«Ho dipinto su tutte le superfici: vetro, plastica, legno, pietre, pietre preziose. La nascita delle mie figlie ha indirizzato le mie scelte. I vetri sul cavalletto sono diventati incompatibili con le bambine che correvano per casa. Stessa cosa per i colori a olio e le vernici, il cui odore disturbava la quiete della famiglia. Oggi, pittore a tempo pieno, mi cimento con tutte le espressioni pittoriche. Ho dipinto di tutto: scatole di ogni dimensione, lampadari, lumi, presepi, acquerelli su carta colorata, tovagliette da tavola, lenzuola, magliette e tanto altro ancora.

Adoro i coralli e ho provato a realizzare collane, orecchini, anelli con l’entusiasmo pari a quello di amici, parenti, conoscenti, poi via via di gente che mi ha chiesto di realizzarne qualcuno particolare per loro. Così, tra una mostra e l’altra, occupo il mio tempo a realizzare qualcosa di unico per gli altri o anche solo per me».

Alessandro Nucci, dipinto

La natura è la sua musa ispiratrice. Come sono cambiati il “suo” mare e i “suoi” prati dopo la pandemia?

«La pandemia e il conseguente isolamento hanno trasformato i miei paesaggi. Le mie spiagge e il mio mare, tenuto a bada dai massi, si sono trasformate in un posto bellissimo dove la libertà dei gabbiani potesse offrire alla natura un luogo di incontro e di ripresa del potere sulla cementificazione e il turismo di massa».

Da cosa dipende la sua scelta di non dipingere le persone?

«Da tanti anni dai miei quadri sono spariti gli esseri umani. Non saprei dire per quali motivi in particolare. Di certo, ho smesso di dipingerli da quando ho realizzato la Via Crucis per una chiesa di Rende, nella quale gli unici volti erano quelli di Cristo, della Maddalena e di quanti gli furono molto vicini. Spesso mi domando il perché ma non so darmi una risposta. Forse a causa del dolore che sono stato costretto a sopportare, o forse perché è difficile dialogare con gli uomini. Come nel capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry “Il Piccolo Principe”, dove un aviatore incontra un bambino che gli chiede di disegnargli una pecora, e questi, dopo diversi tentativi, disegna una scatola dicendogli che la pecora è al suo interno, dimostrando che l’essenziale è invisibile agli occhi».

Che rapporto ha con l’arte moderna?

«Adoro l’arte in ogni sua forma e, grazie a mio fratello, ho potuto conoscere e frequentare artisti di primo piano al mondo, visitare i loro studi e osservarli al lavoro. Naturalmente, ho le mie preferenze: Hopper e Chagall con i suoi sogni dipinti. Facile immaginare il perché, vero?».

Alessandro Nucci, cielo

Cosa “si nasconde” nei suoi cieli?

«I miei cieli, con sfumature di vari colori, attiravano le critiche dei miei cari che li definivano “improbabili”. Ciò fino a quando, dopo una tempesta di pioggia e vento di quelle che al mare trasformano ogni cosa, mia figlia Ilaria è corsa da me gridando: “Vieni, papà, vieni a vedere il tuo cielo”. Cosa può esserci di più affascinante per un artista che possedere un cielo?».

Blu e bianco

È molto legato alle sue radici. Del suo paese, cosa la ispira più?

«Sono ancora estasiato dal rivedere i luoghi della mia infanzia, gli enormi spazi che circondano il mio paese, la natura, il verde delle foglie e dell’erba in balìa del vento, che ancora oggi mi affascinano e sono spesso presenti nei miei quadri».

Ha esposto in diversi luoghi. Sta già pensando alla prossima mostra?

«Ho realizzato finora 48 mostre, esponendo, oltre che nella mia città e nella mia regione, anche a Roma, Venezia, Napoli, Padova, Bologna, in gallerie, famosi bar e banche. Ogni mattina mi alzo con una nuova idea da dipingere e penso a come sarà la prossima mostra».

(Foto: Alessandro Nucci, Profilo Facebook)

Alessandro Nucci, il pittore del vento e dei cieli tempestosi ultima modifica: 2023-09-15T21:00:00+02:00 da Antonietta Malito

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