Annulliamo la Distanza è un’organizzazione non governativa nata a Firenze nel 1997. Lo scopo di questa ong è quello di portare un aiuto concreto ai bambini di molti paesi in via di sviluppo. Ma lo sviluppo è necessariamente legato alla cultura. Per questo motivo il gruppo di AnlaDi viaggia per il mondo con lo scopo di insegnare nelle scuole e sviluppando progetti per sostenere l’istruzione. Tra le moltissime attività di questa organizzazione c’è anche il reperimento di fondi per le strutture ospedaliere, per il miglioramento delle risorse idriche e in generale per tutte le cose essenziali a una comunità. Per l’importantissimo lavoro che svolgono, i membri di Annulliamo la Distanza meritano tutto l’aiuto e il sostegno possibile. Abbiamo quindi deciso di fare la nostra piccola parte intervistando il presidente dell’associazione, Lorenzo Calamai.

– Com’è nata Annulliamo la Distanza?

AnlaDi nasce ormai 20 anni fa dalla passione di un gruppo di amici fiorentini. Una passione forte che ha saputo espandersi e contagiare un gruppo sempre più ampio di persone grazie ai valori che animano l’Associazione. Amicizia, solidarietà, trasparenza, equità. Attraverso il motto “i bambini prima di tutto”, AnlaDi vuole assicurare ai più giovani la possibilità di avere un futuro migliore. Quindi cambiare a loro volta in meglio i loro paesi, le loro città, le loro vite e quelle dei loro figli. Sono questi i cardini identitari dell’Associazione che non sono cambiati né sono invecchiati.

– Quali sono state le prime difficoltà che avete dovuto superare per creare questa associazione?

annulliamo la distanza
Annulliamo la Distanza ha anche un suo magazine

Primo fra tutti è stato il riconoscimento delle istituzioni locali. Non solo da un punto di vista strettamente formale ma anche per riuscire a creare i necessari rapporti di fiducia con i decisori nei paesi dove operiamo.

– Quest’anno, precisamente il 7 ottobre, l’associazione compirà 20 anni. Com’è cambiata in questo arco di tempo?

Abbiamo iniziato occupandoci dell’Eritrea. A quel tempo era il paese più giovane del continente africano (oggi soppiantato dal Sud Sudan). Da Firenze AnlaDi si è poi ingrandita arrivando oggi a coprire tutto il territorio nazionale. Dal 2011 non si occupa di progetti solamente in Eritrea ma anche in altre parti del mondo. Siamo diventati una Organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli Esteri italiano. Grazie a questo lavoriamo con istituzioni internazionali del calibro di UNICEF e Unione Europea.

– Avete certamente raggiunto dei grandi traguardi in questi lunghi anni di lavoro. C’è qualche progetto in particolare di cui andate più fieri?

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Uno dei tanti bimbi aiutati dall’ong

Si chiama “Camminiamo insieme”. È un progetto realizzato in collaborazione con l’Istituto Rizzoli di Bologna e l’ospedale Halibet di Asmara. Dal 2009, periodiche missioni di chirurghi, anestesisti, infermieri si recano ad Asmara per occuparsi di ortopedia pediatrica. Così facendo trasmettono le loro competenze ai loro colleghi eritrei. Grazie al grande lavoro di entrambi i team, coordinato da Annulliamo la Distanza, oggi in Eritrea ci si occupa di ortopedia pediatrica. Questo rende possibile salvare tanti ragazzi e bambini da una vita di disagi fisici e sociali a causa di malformazioni non curate. Nel 2015 abbiamo inaugurato due sale operatorie presso l’ospedale Halibet dedicate all’ortopedia.

– Ci può raccontare un avvenimento che ha lasciato il segno durante una delle vostre missioni?

Era il 2007. Per la prima volta mettevo il piede in un progetto di Annulliamo la Distanza. Avendo vinto il concorso “Ti porto in Africa” proposto dall’Associazione in tante scuole toscane, ebbi il beneficio di poter toccare con mano la realtà eritrea accompagnando i volontari in una missione ad Asmara. L’aereo atterrò a notte fonda. Nel silenzio e nel buio della notte asmarina venimmo portati all’appartamento che avremmo condiviso per tutta la durata della missione. Mi ricordo bene il languore allo stomaco del mio io diciottenne in quei momenti. Avevamo un progetto a quei tempi, “Adotta una Casafamiglia”. Il progetto consisteva nel prendersi cura quotidiana di quattro ragazzi eritrei in situazioni di difficoltà. Aperta la porta di casa, il più piccolo di loro, senza alcuna ragione apparente, scattò attraversando tutto il corridoio per venire a schiantarsi contro di me in un abbraccio. Può sembrare banale, ma penso sia l’emozione forte di quel momento il motivo per cui dieci anni dopo sono ancora qui, con Annulliamo la Distanza.

– Che progetti avete per il futuro?

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Sostenere Annulliamo la Distanza può fare la differenza per tantissimi bambini

Celebrare il nostro ventesimo compleanno ci serve per guardare avanti. Vogliamo consolidare la nostra presenza nei paesi dove abbiamo fatto partire dei progetti e aumentare l’efficacia dei nostri interventi in prima battuta. Esplorare collaborazioni con altri soggetti di cooperazione internazionale. Intervenire in misura maggiore rispetto a quanto già facciamo sul tema dei migranti.

– Come si può sostenere Annulliamo la Distanza?

Tutti i nostri progetti si possono adottare con una somma che varia dai dieci ai trenta euro al mese. Non chiediamo ai nostri sostenitori più di un euro al giorno. Il 100% delle donazioni viene investito direttamente nel progetto, con risultati tangibili.

Per conoscere tutti i modi in cui aiutarci:

http://www.annulliamoladistanza.org/it/donazioni/

Annulliamo la Distanza tra noi e il mondo ultima modifica: 2017-02-21T17:11:14+01:00 da Andrea Castello

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