Restare chiusi in una struttura per anziani per quindici giorni e quindici notti, per evitare il contagio, e di mettere a rischio le persone con maggiori fragilità. Una vera e propria clausura, ma diversa. Tra le tante storie italiane c’è anche questa: Antonella Galluzzo è un’infermiera che ha lavorato in una Rsa lombarda, la “Domus Patrizia”. Con una collega hanno assistito per quindici giorni ottanta anziani, senza mai lasciare la struttura. Il suo messaggio di incoraggiamento dà speranza, soprattutto in queste settimane in cui se da una parte cala il numero dei contagi, sono proprio le residenze sanitarie assistenziali a registrare il maggiore numero di decessi. Vi raccontiamo la testimonianza dell’infermiera Antonella.

L'infermiera Antonella - l'assistenza agli anziani ai tempi del covid
Gli anziani assistiti durante l’emergenza

L’infermiera Antonella, una testimonianza di coraggio

“Quella era casa mia perché mi sentito utile” e adesso che è tornata nella sua abitazione, invece, si sente in prigione. Perché il servizio agli anziani non solo l’ha gratificata dal punto di vista lavorativo, ma le ha insegnato quanto sia importante dare speranza anche a chi è in difficoltà. L’infermiera Antonella insieme ad un’altra collega hanno assistito gli anziani della struttura, dormendo poche ore a notte su un materasso a terra e privandosi di molte cose. Come ad esempio uscire dal balcone per prendere un po’ d’aria, per evitare di dare il cattivo esempio. Infatti la paura è che anche uno solo degli anziani potesse ammalarsi: la diffusione del virus sarebbe stata inevitabile.

La chiusura totale della struttura: lo racconta l’infermiera Antonella, un sistema che ha funzionato

Per evitare il contagio è stato avviato un lavoro di gruppo dettagliato. La struttura milanese, di cinque piani, è stata chiusa totalmente all’esterno. Con l’infermiera Antonella anche tredici operatori sociosanitari e un addetto alle pulizie. In caso di emergenza un medico che però era all’esterno. Inevitabili discussioni e contrasti, ha raccontato all’Agi Antonella, “ma di fronte ai nostri anziani siamo sempre uniti e attenti a ogni loro minima esigenza”.

Un’organizzazione dettagliata per sopravvivere

Turni di lavoro serrati per prestare assistenza e non far mancare nulla agli anziani: e poi letti in palestra, o nella sala medica. C’è chi dormiva quelle poche ore a notte nella parruccheria, nel ripostiglio o nell’archivio. “Pasti in mensa, col cibo che entrava sui carrelli e con tutte le cautele, bagni di servizio – ha raccontato -. C’era una chat di gruppo tra chi era dentro e chi fuori. A un certo punto, timidamente ho chiesto se fosse possibile una moka per il caffè. Ne sono arrivate il giorno dopo due, e che grande gioia quel caffè non della macchinette”.

L'infermiera Antonella - una donna assiste un anziano
L’assistenza agli anziani è diventata una priorità durante il Covid

L’esperienza con gli anziani

Inevitabilmente vivendo a stretto contatto con gli anziani, cambiano anche i rapporti, le interazioni con loro. Chi magari non comprendeva questo momento di difficoltà, chi invece aveva la lucidità per capire ogni cosa. “Per la mia esperienza – ha sottolineato l’infermiera Antonella -, non esiste una demenza totale, ci sono sempre attimi in cui si capisce e tutti, anche i più gravi, hanno qualcosa da comunicarti. A volte ho tolto i guanti per accarezzarli, farli sentire meno soli perché non c’erano i familiari. Per protocollo non avrei potuto farlo ma ero sicura che il virus non era penetrato senza ingressi da fuori. Sono fiera di essere diventata amica di una signora scorbutica con tutti. L’ho conquistata con dei pocket coffe quotidiani”.

Un servizio fatto non solo di assistenza, ma anche di rapporti umani, di legami. E poi gli immancabili contatti virtuali con l’esterno con i familiari, attraverso le video chiamate con il telefono.

L'infermiera Antonella - ha lavorato in una residenza per anziani
L’assistenza di infermieri come Antonella fondamentale per gli anziani

La vita fuori dalla struttura: vuota

L’infermiera Antonella ha 59 anni. E’ vedova e madre di una ragazza di 20. Ha deciso di lavorare nella struttura per mettersi al servizio di chi è in difficoltà in questo periodo di emergenza. Al suo rientro a casa, ha solo dormito e ripensato a questa esperienza che l’ha profondamente cambiata. “All’inizio mi sono sentita triste e senza adrenalina – ha aggiunto -, ora va meglio, ricordo anche tanti momenti divertenti. Rifarei tutto mille volte”.

Antonella, infermiera gentile. Sei l’Italia più bella ultima modifica: 2020-04-29T13:00:00+02:00 da Federica Puglisi

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