L’Italia si prepara a entrare nella Fase 2 delle misure di contenimento per contrastare l’infezione covid19. A maggio si comincerà a tornare lentamente alla vita normale ma il rischio è ancora in agguato ecco perché si è pensato a una soluzione tecnologica per tenere sotto stretto controllo la diffusione della malattia. Parliamo dell’app Immuni che permetterà di tracciare i contagi da coronavirus. Il commissario all’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, ha stretto l’accordo con la società Bending Spoons che produrrà il software in collaborazione con il Centro Diagnostico Santagostino e Jakala. L’app sarà inizialmente sperimentata in alcune regioni pilota e per fine maggio dovrebbe essere disponibile per tutti.
App Immuni, rapida e riservata
Il sistema, noto come contact tracing, è quello solitamente utilizzato dalla sanità pubblica per prevenire e contenere la diffusione delle malattie infettive. Consente di identificare individui potenzialmente infetti prima ancora che si manifestino i sintomi e intervenire prima che si trasmetta l’infezione ad altri.
L’app Immuni garantirebbe azioni tempestive e soprattutto la privacy degli utenti. La società Bending Spoons ha concesso la licenza d’uso in modo gratuito, solo per spirito di solidarietà, ed è disponibile a completare gli sviluppi informatici necessari per lanciare l’app. Sempre gratis.
App Immuni, ecco come funziona
Ma vediamo praticamente in cosa consiste. Intanto come qualsiasi app potrà essere scaricata senza pagare alcunché sul proprio smartphone dall’app store di Apple per gli iPhone o di Google per i telefonini con cuore Android.
L’app funziona come un’agenda clinica dove si annotano le proprie condizioni di salute, eventuali sintomi della malattia o esito positivo ai tamponi. C’è poi la parte riservata al tracing: i contatti esterni vengono tracciati – tramite il Bluetooth – e restano in memoria sul telefonino. Se l’utente sa di poter essere infetto, potrà allora decidere se dare il consenso al trattamento dei propri dati. Ecco allora che l’app entra in azione. Grazie al Bluetooth il telefonino ha, infatti, mantenuto in memoria i dispositivi con cui lo smartphone del paziente è entrato in contatto. Sarà quindi facile rintracciare i proprietari e avvertirli del rischio contagio.
Privacy a rischio?
Da più parti si è paventato il rischio privacy per chi usa l’app Immuni. Il produttore del software ha però garantito la riservatezza: sarà solo il paziente a dover eventualmente autorizzare la raccolta e diffusione dei dati raccolti sul proprio telefonino.
L’Unione europea si è già impegnata a supportare “tecnologicamente” gli Stati per garantire la privacy degli utenti. Intanto i dati dovranno restare anonimi e non sarà divulgata l’identità dei contagiati. Le persone entrate in contatto con chi è risultato positivo saranno avvisati con un messaggino sul proprio telefonino (devono ovviamente avere anche loro l’app) e saranno invitate a sottoporsi al test o a mettersi in isolamento. In vista poi della prossima ripresa dei viaggi internazionali, è importante stabilire uno scambio di dati con l’Europa.
Le rassicurazioni del premier Conte
Nessun limite alla libertà. “L’applicazione sarà su base volontaria e faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazione nei movimenti o altri pregiudizi”, ha assicurato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Un team composto dal Ministero dell’Innovazione, della Salute e da esperti in sicurezza cibernetica sta affiancando il Commissario all’emergenza al fine di implementarla nel migliore dei modi e con le più elevate garanzie. Dalla sua, Arcuri ha sottolineato: “Il sistema di tracciamento è fondamentale per la Fase 2. Senza la mappatura tempestiva dei contatti, le misure di contenimento non possono essere alleggerite”. L’app Immuni ci servirà, quindi, per poter uscire lentamente dal lockdown e faro in sicurezza.