Carnevale in Italia, una tradizione che affonda le sue radici in una storia secolare e che ogni anno diventa fenomeno di costume oltre che evento socio-culturale. Espressione del mondo contemporaneo rappresentato allegoricamente con le maschere, con l’arte del travestimento che l’umanità ha sempre amato fin dall’età classica.
A Carnevale, dunque, è lecito essere folli (semel in anno licet insavire); l’eclettismo umano si diletta a sconvolgere gli schemi, a creare un’altra realtà effimera ed illusoria dove trasferire solo per pochi giorni sogni e desideri, deliziandosi a vestire i panni di un altro. La parola d’ordine è divertirsi e non pensare. Chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza… come scriveva Lorenzo il Magnifico nei suoi Canti Carnascialeschi del 1490.
Carnevale in Italia
Carnevale significa letteralmente “carnem levare–privarsi della carne”. Un presagio che, anticamente, annunciava il periodo di digiuno e restrizioni dettato dalla Quaresima. Quindi, in vista della lunga penitenza, a Carnevale non c’è limite ai bagordi e ai pranzi luculliani che diventeranno frugali pasti di magro nelle settimane quaresimali. La storia ci ricorda che, già all’epoca degli antichi Greci e dei Romani, si celebravano i Saturnali che ricordano le nostre feste carnascialesche di oggi.
Nel Medioevo questi festeggiamenti prendono il nome di Festa dei Pazzi e Festa dell’Asino. Il Rinascimento sancisce il vero trionfo di questa ricorrenza con le feste in costume che allietano le piazze. Molto noti, a proposito, i “trionfi” organizzati da Lorenzo de’ Medici con le sfilate dei carri allegorici. Tradizione giunta fino ai giorni nostri.
La Commedia dell’Arte
Nel 1600, con la Commedia dell’Arte, i riti carnascialeschi prendono nuova vita con i personaggi in maschera. Nascono Arlecchino, Pulcinella, Balanzone, Colombina, Pantalone, Brighella, e tanti altri. Maschere che rappresentano ognuna una città italiana unitamente agli usi e costumi di ogni territorio. Le maschere della Commedia dell’Arte sono un caposaldo non solo delle manifestazioni carnascialesche ma anche del teatro che, grazie a loro, ha messo in scena opere famosissime rappresentate in tutto il mondo. Basti pensare a “Arlecchino servitore di due padroni” scritta da Carlo Goldoni nel 1745 e che ancora è rappresentata nei teatri più importanti del mondo.
Tra maschere e sfilate
Sono tante le manifestazioni che da tempo immemorabile animano le città italiane in questi giorni di festa. Senza dubbio il Carnevale italiano più famoso è quello di Venezia con i suoi costumi spettacolari che fanno mostra di sé fra calli e campielli. Altrettanto famoso il Carnevale di Viareggio con i suoi carri allegorici, veri capolavori di cartapesta che raffigurano i personaggi della politica, dello spettacolo, del mondo del cinema ed altro ancora.
Ma, dalle Alpi alle isole nelle piazze italiane ci si può divertire con i riti carnevaleschi di Ivrea, Cento, Putignano, Castrovillari; con le sfilate ed i costumi caratteristici della Sardegna o della Lucania. Un fuoco di fila di colori e maestrìa artigiana che esprimono il ricco patrimonio di usanze che il Belpaese custodisce e tramanda in merito alle tradizioni carnevalesche.
Carnevale in Italia con le ricette della tradizione
Il Carnevale nel Belpaese è anche un florilegio di antiche ricette che la tradizione culinaria ha tramandato di generazione in generazione. Ieri come oggi a farla da padrona le pietanze di carne, alimento che un tempo le rinunce quaresimali allontanavano dalle tavole. E quindi le succulente pietanze dal Giovedì al Martedì grasso autorizzavano tutti a ‘fare il pieno’ di gusto e di bontà. Ad allietare ulteriormente la festa una ricca varietà di dolci: tra frappe e castagnole il desco carnascialesco chiude con gran gusto il desinare, cogliendo edonisticamente l’attimo… perchè del doman non v’è certezza…