Girare il mondo senza mai prendere un aereo. Con questi propositi un giovane piacentino nel lontano marzo di 3 anni fa riorganizzò la sua vita. Stanco infatti della routine come impiegato, decise che era giunto il momento di una svolta. Inoltre tale esperienza rappresentava per il neo viaggiatore un ottimo banco di prova per la sua malattia, per capire gli effetti benefici del viaggio. Nasce così il TripTherapy, la straordinaria avventura di Claudio Pelizzeni.

Nasce il TripTherapy

Il mondo del lavoro non è un mondo semplice. Molto spesso siamo costretti a scendere a compromessi, ad accontentarci e magari a fare qualcosa che non ci appassiona. Il risultato è quello di ritrovarci ingabbiati, magari con stipendio fisso e benefit, ma sempre in una prigione. È il caso di Claudio Pelizzeni che, fino a qualche anno fa, ricopriva il ruolo di vicedirettore presso la filiale di una nota banca. «Dopo essermi preso il tempo necessario, decisi che era il caso di cambiare. È stato anche un atto di responsabilità. Volevo che qualcun altro potesse ricoprire un ruolo che a me non regalava ormai più nulla».

Decisione importante, soprattutto in un’epoca in cui si è disposti a qualsiasi cosa pur di avere un posto fisso. Ma arriva il momento in cui il compromesso non è più tollerabile. E si decide di partire, inseguire i propri sogni, suscitando magari qualche perplessità nelle persone a noi care. «I miei mi presero per pazzo. Quando poi papà si rese conto della mia felicità capì che era la scelta giusta. Più di tutti lui vide in me quel desiderio di fare quest’esperienza. Provarono comunque fino all’ultimo a farmi cambiare idea, ma ero irremovibile. Dovevo fare questa cosa. Una volta partito poi, si sono trasformati nei miei più grandi fan».

Purtroppo staccarci da tutto non impedisce l’accadere di brutti avvenimenti. «Mio padre è venuto a mancare dopo alcuni mesi dalla partenza. Rientrai in Italia per stargli vicino gli ultimi istanti, e quando se ne andò lo fece con l’orgoglio negli occhi».

Mettersi in gioco

Ma perché TripTherapy? Tra i tanti motivi che hanno spinto Claudio Pelizzeni in questa avventura, vi era anche la voglia di mettere alla prova la sua malattia. Per la precisione il diabete di tipo 1 con cui convive dall’età di nove anni.

«Difficoltà non ce ne sono state molte. Appena rientrato in Italia mi sono sottoposto alle visite ordinarie e i valori sono perfetti come non lo sono mai stati. Non ho avuto nemmeno molti problemi nella reperibilità delle medicine.

Questo grazie ai tanti amici che ogni tanto mi venivano a trovare portandomi il necessario. Inoltre ho ricevuto molta assistenza da un gruppo di diabetici di Mendoza, città in cui stavo andando. Dopo avergli raccontato la mia esperienza mi hanno omaggiato con 3 mesi di insulina. Un bel gesto che mi ha aiutato davvero tanto. La cosa fondamentale è comunque regolarsi e fare attenzione a ciò che si mangia».

Tra difficoltà ordinarie e momenti indimenticabili

Entusiasmo, grinta e coraggio servono non solo per muovere i primi passi, ma anche per fronteggiare le difficoltà che si incontrano lungo il cammino. Ritrovarci infatti in contesti a noi sconosciuti possono incutere non poche paure. «Se poi si tratta di un lungo viaggio» ci dice Claudio «le difficoltà sono soprattutto mentali più che fisiche. Ti vengono a mancare i parenti e gli amici, le loro parole, il loro conforto. Ti rendi conto di essere solo e di poter contare solo su te stesso, e delle volte la cosa spaventa. Fortunatamente ho incontrato tanti fan, tanti followers, che mi hanno supportato e aiutato, e questo ha reso tutto più facile».

Alle difficoltà psicologiche si uniscono quelle materiali. Girare tanti posti comporta misurarsi con tante lingue e modi di comunicare, ma Claudio è riuscito quasi sempre a cavarsela. «Fortunatamente parlo molto bene l’inglese e portoghese, lo spagnolo poi è come una seconda lingua per me. I problemi li ho avuti in Cina, Russia e Mauritania dove le mie conoscenze linguistiche non sono servite a molto. Ma noi italiani abbiamo una grande qualità insolita, ovvero quella della gesticolazione che è un linguaggio universale. Quando non potevo parlare la loro lingua, con i gesti riuscivo a farmi capire».

Ma le difficoltà passano subito in secondo piano di fronte a momenti unici e indimenticabili. E in un viaggio lungo 1000 giorni se ne vivono non pochi. Se poi chiediamo a Claudio il più significativo, quello che più di tutti ti resta impresso, esce fuori l’Africa. «Quando davo una mano in un orfanotrofio ho assistito al ricongiungimento di tre fratelli con la madre naturale. Essere lì, in quel preciso istante, è stato bellissimo. Il lieto fine di una storia lunga e tormentata tra sogni e speranze, in pieno stile “c’era una volta”. Davvero commovente».

Un viaggio low cost

Molti erroneamente credono che per viaggiare serva una buona dose di volgare moneta. In verità tutto dipende dal nostro stile di viaggio. E Claudio Pelizzeni ha dimostrato che girare il mondo è alla portata di molti. «Non avevo intenzione di alloggiare in lussuosi alberghi. Mi ero prefissato di spendere non più di 15 euro al giorno. Tra cambi e imprevisti alla fine la spesa è stata di 20euro al giorno circa. Non certo un capitale, anzi.
Alla base del TripTherapy c’era inoltre la volontà di non utilizzare nessuno aereo per riuscire a godersi ogni centimetro calpestato. «Il mezzo più insolito e difficile è stato sicuramente il cargo mercantile con cui ho attraversato l’oceano. Ma in Mauritania ho preso un treno merci che pure non scherza, dato che trasportava appunto merci e non persone. Se poi aggiungiamo che mi trovavo nel deserto potete solo immaginare la mia condizione in quel momento».

L’orizzonte ogni giorno un po’ più in là: il libro di Claudio Pelizzeni

Come ogni viaggiatore certe esperienze possono e devono essere raccontate. E quando ti ritrovi con mille giorni di viaggio sulle spalle hai talmente tanto materiale da poter scrivere una trilogia. L’orizzonte ogni giorno un po’ più in là è il libro con cui Claudio Pelizzeni narra il suo lungo viaggio.

Mille giorni e 44 paesi senza mai prendere un aereo. Un’avventura che ha permesso a Claudio di cambiare vita e dedicarsi ai suoi sogni.

Ma possono davvero bastare un itinerario e qualche spicciolo per realizzarsi? «Il viaggio non è la soluzione ai nostri problemi. Dobbiamo per prima cosa guardarci allo specchio e capire cosa si vuole veramente. Inoltre dai problemi non si scappa.
Puoi partire, stare lontano, ma quando torni sono là che ti aspettano. È quindi necessario fare ordine, e poi prendere le nostre decisioni. Ci sono tante terapie e non è detta che quella del viaggio sia quella giusta per tutti.

Lo è stata per me, ma per qualcun altro può essere solo dannosa. L’unica cosa che conta veramente, imprescindibile da tutto, è la nostra determinazione».

Qui il blog del TripTherapy

Claudio Pelizzeni e il TripTherapy: l’intervista di Italiani.it ultima modifica: 2017-02-27T09:07:05+01:00 da Gabriele Roberti

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