Nel periodo che precede e segue il Natale le problematiche legate ai rapporti tra le persone e alla coesione sociale si fanno sentire di più. Soprattutto in un momento difficile come quello che attualmente stiamo vivendo a causa del Cronavirus. Su questo terreno sta lavorando dall’inizio della pandemia l’Osservatorio HYPERION dell’Università di Padova. Recentemente ha rilevato come l’obiettivo di ridurre la diffusione del contagio abbia perso quel valore di coesione sociale che si era mantenuto piuttosto alto, per diverse settimane, la scorsa primavera.

Dai dati dell’Osservatorio emerge che, attualmente, non siamo tutti saldamente uniti contro un nemico comune. Piuttosto ci muoviamo in ordine sparso. Seguendo rivoli diversi della piena di uno stesso fiume che in questo modo fatichiamo maggiormente ad arginare. Perché, se vero che le misure sanitarie sono prioritarie e fondamentali per far fronte al Coronavirus, è anche vero che, sentirsi uniti e con un obiettivo comune, psicologicamente forse aiuterebbe di più a far fronte al problema.

Coesione - Gian Piero Turchi
Gian Piero Turchi

“Abbiamo iniziato le prime rilevazioni con HYPERION – spiega il professor Gian Piero Turchi, direttore dell’Osservatorio della coesione sociale in assetti emergenziali dell’Università di Padova – la seconda settimana del lockdown di marzo. In quel periodo, in termini generali, si è raggiunto il massimo livello di coesione sociale. All’epoca avevamo superato il livello 12, su una scala di coesione il cui indice va da 0 a 20. Era il momento delle bandiere esposte sui balconi, dell’inno nazionale cantato in coro dalle finestre di casa. Manifestazioni eclatanti, dettate da un modo di sentire comune che riguardava tutti e che possiamo sintetizzare in tre frasi. Per far fronte alla pandemia bisogna stare a casa, pensare anche agli altri, fare comunità”.

Oggi le cose sono cambiate, lo si percepisce anche senza essere specialisti della materia. Come e perché?

“Il livello 12 di coesione sociale della scorsa primavera si è mantenuto più o meno stabile fino alla fine del lockdown, poi a maggio ha cominciato a scendere. La discesa è ulteriormente aumentata da giugno a luglio. Noi in quella fase avevamo chiesto maggiore attenzione. Purtroppo i dati, a posteriori, hanno confermato che avevamo ragione. In autunno l’indice è risalito a 11 e da allora non ha mai raggiunto il livello 12 di marzo. Un punto di differenza sembra poco ma, su una scala da 0 a 20, un punto è molto significativo. In questo momento, stando agli ultimi rilevamenti, nella comunità veneta (oggetto della nostra analisi) si è verificata una polarizzazione.

Coesione - bollettino Hyperion

Il 20/25 per cento ha una posizione netta, chiara e coesa: facciamo tutto quello che serve per evitare la terza ondata. Il restante 70/75 per cento ha posizioni molto contrastanti al suo interno. C’è chi afferma che qui non ce la facciamo, chi dice che servono indicazioni più forti e meno confuse, chi pensa che non ci si può solo fidare del buon senso dei cittadini, ….. La prima percentuale è quella che potremmo chiamare dei responsabili. La seconda invece, la più rilevante, è quella che ha tante tendenze e che quindi abbassa il grado di coesione sociale”.

Il vaccino, argomento di grande attualità e di dibattito nelle ultime settimane, come si pone in questa dinamica?

“Il vaccino ha effettivamente polarizzato il dibattito degli ultimi tempi e ulteriormente caratterizzato questa diversità di tendenze. Il primo gruppo, quello che abbiamo chiamato dei responsabili, ha risposto sì, il vaccino va bene, punto. La seconda fetta si è ulteriormente frammentata sul fatto che il vaccino non risolve tutto. Con tante articolazioni diverse all’interno di questo assioma che hanno fatto diminuire l’indice di coesione sociale. Una posizione ulteriormente alimentata dal contrasto nel dibattito tra gli esperti. Troppo dibattito interno su tanti aspetti legati al Coronavirus ha aumentato la frammentazione sociale, e diminuito quindi la coesione sociale. C’è certamente più stanchezza rispetto alla scorsa primavera. Siamo in un periodo più magmatico che non riesce a prendere una direzione e non si solidifica in qualcosa di comune a tutti, questo è il problema. Chi parla della scuola, chi della famiglia, chi della vita sociale…”

Quale potrebbe essere la soluzione per far sì che la coesione sociale torni ai livelli della scorsa primavera e rappresenti quindi un punto di forza fra le persone?

“A livello istituzionale andrebbe detto che i diversi contenuti (la scuola, la famiglia, la vita sociale…) sono tutti allo stesso livello e non vanno trattati separatamente. Bisognerebbe dare un messaggio comune e con una finalità precisa. Per esempio, prendiamo uno dei campi maggiormente in sofferenza, quello della ristorazione. E’ certamente importante ribadire che bisogna usare la mascherina, disinfettare le mani, evitare gli assembramenti. Ma non può passare solo il messaggio che questi accorgimenti servono a evitare la diffusione della pandemia. A fianco ci deve essere anche il messaggio che grazie a questi accorgimenti la ristorazione resterà aperta. Gli accorgimenti devono essere canalizzati verso obiettivi comuni e importanti per tutti. In tal modo questi obiettivi potranno diventare elementi di coesione”.

Coesione - grafico Hyperion

Il progetto dell’Osservatorio HYPERION analizza le modalità con cui la comunità veneta interagisce nell’attuale emergenza sanitaria sulla base di testi prodotti dai cittadini e dai ruoli istituzionali. I testi sono quelli che quotidianamente compaiono nei social network e quelli che vengono pubblicati su giornali e periodici. La loro lettura settimanale, con uno specifico strumento di calcolo, dà il grado di coesione sociale e il suo movimento nei diversi periodi. In questo momento, aggiornato alla settimana dal 13 al 18 dicembre, il grado di coesione sociale è 10,79, con un calo di quasi un punto percentuale rispetto alla rilevazione precedente. Per la prima volta dopo cinque settimane la coesione della comunità è scesa verso il valore mediano di 10 sulla scala di riferimento che va da 0 a 20. Evidenziando due obiettivi diversi. Chi intende solo ridurre la diffusione dei contagi e chi si preoccupa esclusivamente della ripresa economica.

Coesione sociale in calo rispetto al primo lockdown, aumentano le conflittualità ultima modifica: 2020-12-28T13:00:42+01:00 da Cristina Campolonghi

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