Inizia ufficialmente oggi la fase 2. Archiviato il primo tempo di questa difficile partita, cosa possiamo dire di sapere davvero riguardo al nostro avversario?

Siamo pronti alla fase 2? Davvero è il momento giusto per ripartire? Mentre si dibatte da giorni sul significato di “congiunto”, troppi dubbi ci sono ancora su tanti aspetti di questa emergenza. La fase 2 parla della ripresa economica dell’Italia, prova a dettare le linee guida per la riapertura di molte attività. Ma il virus non è stato affatto sconfitto e quindi sarebbe opportuno avere maggiore prudenza. E allora riportiamo le osservazioni tracciate da un esperto del settore Marco Cattaneo. Lui è direttore di “Le Scienze” rivista scientifica, edizione italiana di Scientific American. Affronta alcuni aspetti e soprattutto prova a chiarire alcune perplessità.

dubbi - una mamma e una bambina con la mascherina
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Troppi dubbi sul virus che fa ancora tanta paura

Come molti studiosi e conoscitori della materia, anche Cattaneo osserva l’importanza dei tracciamenti, test e quindi delle cure per sconfiggere il Covid 19. Purtroppo però non tutti sono disposti a seguire le indicazioni. Le uniche certezze, che è sempre bene ricordare, riguardano il contagio. Come ha sottolineato Cattaneo in una recente intervista all’Agi, il Covid è un virus respiratorio. A trasmetterlo, quindi, respiro, tosse, starnuto. Sono luoghi poco sicuri quelli al chiuso come i supermercati. Ma quelli aperti come i parchi o le ville rischiano di diventare luoghi di assembramento. Cosa fare quindi per evitare ancora la diffusione del contagio? Rispettare le regole, assicura Cattaneo. Ma i dubbi restano.

Tra i dubbi: l’aria che respiriamo?

Occorre fare attenzione anche alla circolazione dell’aria “credo sia più probabile – avverte Cattaneo – che gli impianti di aerazione possano avere un ruolo nella diffusione del virus, facendo circolare l’aria con le particelle virali emesse da un malato ben più di 1-2 metri, come recentemente dimostrato da uno studio cinese. Questo sarà un problema specie d’estate, anche perché se la questione è il circolo dell’aria, sanificare gli impianti non servirebbe a granché“. Un virus i cui tempi di incubazione è di 5-7 giorni al massimo 15. Ma servirebbe almeno un mese di casi zero per ripartire.

Dubbi sull'attendibilità dei test
Le analisi avviate sul Covid non sono state ancora ultimate

Tracciabilità e test, la parola all’esperto

In base alle indicazioni dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità è stato introdotto il modello delle tre T: Test, Trace, Treat, ossia testa, fai il tracciamento e cura. Per Cattaneo servirebbero maggiori test, almeno 150 mila al giorno, anche a campione, da associare al termoscanner per i testati. Sarebbe questo l’unico modo per isolare l’eventuale positivo e poi tracciare i contatti. Ma anche su questo tanti dubbi. I test sierologici utili per provare a fare un’indagine epidemiologica sui malati ‘sommersi’ “ma non possono al momento sostituire l’analisi molecolare – osserva -, cioè il tampone”.

dottoressa nel laboratori di analisi per capire il virus
Un medico a lavoro in un laboratorio per studiare il virus

Le certezze: gli asintomatici

E’ necessario definire il perimetro del contagio, un tracciamento precoce per poterlo isolare. Infatti tra le certezze che si hanno nel mondo scientifico vi è quella che riguarda gli asintomatici. “E’ importante definire il perimetro del contagio, e ‘ pescare’ più positivi possibile con pochi o nessun sintomo- dice -. Invece in Italia, almeno all’inizio, si è perseguita la strategia opposta: come è stato detto, ci siamo trovati di fronte a un gregge di pecore che continuava a cadere da un burrone, e ci siamo affrettati a correre a valle per curarle invece di pensare di mettere una staccionata”.

Le cure per il Covid e la speranza nel vaccino

Sono state tante e diverse le terapie che si stanno sperimentando sul campo. Si procede per tentativi. Antivirali, clorochina, eparina per ridurre le complicanze trombotiche, antinfiammatori. Ma non sappiamo, “ancora esattamente quali conseguenze organiche ha il virus, ci sono studi che lo hanno rintracciato nei testicoli e in altri organi: potrebbe anche annidarsi nell’organismo, sparire e poi riemergere, come fa l’herpes. Ma certezze non ce ne sono”. E resta il vaccino l’unica speranza per sconfiggere il virus. Ma i tempi come detto più volte sono lunghi. Al momento sarebbero un centinaio i vaccini in fase di sperimentazione. Ma la corsa è iniziata per arrivare alla soluzione e al traguardo atteso.

Dubbi sui vaccini, ce ne sono cento in sperimentazione
Circa 100 vaccini sono in sperimentazione per combattere il virus

Attenzione alta al rischio seconda ondata

Da quando è iniziata questa emergenza si è sempre detto che le alte temperature potrebbero rallentare il contagio. Ma il timore  è che se anche si riducesse con l’estate non potrà sparire senza il vaccino. E quindi occorre essere pronti ad un’eventuale seconda ondata in autunno.

I dubbi sulla fase 2 e i ritardi in Italia

Cattaneo è certo che purtroppo in Italia c’è ancora molto da fare sulla cosiddetta fase 2. “Il sistema sanitario – dice – deve poter appunto testare, tracciare, isolare ogni contatto e curare, e sappiamo che non è così, perlomeno non sempre. E poi ridurre al minimo i rischi nelle strutture sanitarie e nelle case di cura, e da noi è stata un’ecatombe”. Le misure di sicurezza a scuola e nei luoghi di lavoro sono state fatte con la chiusura. Ma preoccupano i mezzi pubblici sempre sovraffollati, che rischiano di diventare immediati veicoli di contagio. Sui contagi importati un passo avanti è stato fatto perché per il momento sono in pochi a viaggiare.

Ma serve più informazione. “In Italia – sottolinea – a parte i quotidiani bollettini che seguiamo da due mesi non sono state raccontate le cose con chiarezza, non sappiamo se dopo che è stato chiesto un sacrificio enorme a 60 milioni di italiani c’è un piano sanitario pronto per il post-emergenza. Dovrebbero spiegare cosa succederà, quali saranno i rischi inevitabili, cosa si pensa di fare per contenerli, non trattarci come bambini. Dovrebbero fare spot per informare sulla nuova app per tracciare i contagi  o anche per spiegare il corretto utilizzo della mascherina. Invece stiamo per giorni a discettare di cosa si intenda per ‘congiunto’. Anche su quest’ultimo punto, insomma, dobbiamo migliorare”.

Dubbi smentite certezze. Il punto di quanto sappiamo ultima modifica: 2020-05-04T09:00:00+02:00 da Federica Puglisi

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