Quante volte abbiamo immaginato di poter vivere dentro le case degli hobbit del film “Il Signore degli anelli” o degli gnomi di tante favole che ci sono state raccontate da bambini. Case e paesaggi che si trovano in Paesi lontani come l’Irlanda o la Nuova Zelanda. Ma sapete che anche in Italia ci sono abitazioni come queste? Un tempo abitate e utilizzate per uno scopo ben preciso. Oggi meta di quel turismo naturalistico alla scoperta di luoghi incantati dove il tempo sembra essersi fermato. In provincia di Potenza, in Basilicata, si trova il paesino di tremila abitanti chiamato Pietragalla. Conosciuto da tutti per il suo “Parco dei palmenti”. Di recente anche il Fai, il Fondo ambiente italiano ne ha promosso la tutela per eleggerlo “luogo del cuore”.

Parco dei palmenti visite
Le visite guidate al parco. Foto pagina Facebook della Proloco di Pietragalla

A cosa serviva il Parco dei palmenti

I palmenti di Pietragalla, circa 200 casette, rappresentano un simbolo della civiltà contadina. Costruzioni che risalgono al Settecento e all’Ottocento, anche se c’è chi le data già al Trecento. Esse erano usate, un tempo, per la produzione del vino, secondo antiche tradizioni conosciute ancora oggi. Nel tempo questo parco è stato recuperato e reso fruibile grazie all’opera dei volontari e delle guide turistiche del luogo. Anche se è un sito non molto grande, è consigliabile visitarlo con una guida che possa spiegare tutti i segreti di questo luogo.

Le visite ai palmenti

E infatti i palmenti si possono visitare per conoscere antiche testimonianze delle tradizioni vinicole e dei saperi da tutelare e tramandare alle nuove generazioni. Tra ingegno e arte le case rupestri di Pietragalla sono concreti simboli dell’architettura del luogo. Fatta di poveri elementi ma che si preservano nel tempo. Secondo recenti studi, inoltre, si tratterebbe di grotte di tufo, ipogee. Per l’intonaco sarebbe stata usata sabbia, mentre per l’esterno le pietre di fiume. E proprio dal latino “palmentum”, sembra avere origine il nome di questo sito. Infatti con questo termine si indica il processo del pestare e battere l’uva, e poi l’atto della spremitura e conservazione del vino.

Il parco dei palmenti di Pietragalla
Le stradine che collegano le varie strutture. Foto pagina Facebook della Proloco di Pietragalla

All’interno di queste strutture sono presenti vasche ricavate nella roccia, per la fermentazione dell’uva e per la pigiatura. Così l’uva una volta raccolta dai vigneti della zona, era portata nei palmenti. Qui era versata nella vasca e pigiata a piedi nudi. Il mosto, poi, fuoriusciva nella vasca sottostante. Sul tetto un’apertura, usata per “sfiatare” l’anidride carbonica generata dalla fermentazione. Il lungo processo di lavorazione terminava dopo circa 20 giorni. E così il vino veniva depositato all’interno delle botti di legno e conservato nelle caratteristiche cantine denominate “rutt”.

Cosa si può visitare a Pietragalla

Non solo il parco dei palmenti, però. In questo paese lucano si può visitare il Palazzo Ducale, ammirare il paesaggio tra ponti, archi, scalinate e finestre a sesto acuto. E secondo la ricca tradizione vinicola del luogo si possono visitare le numerose cantine del luogo. Ancora visite alle chiese, come San Nicola, la Madonna delle Grazie, Sant’Antonio e San Cataldo. A custodire la civiltà contadina ci pensa un apposito museo, infine.

Un ambiente ricco di fascino, quindi, questo parco, un paesaggio fantastico che se un tempo era stato pensato per produrre dell’ottimo vino, oggi è tutto da scoprire.

Fonte immagine in evidenza: I palmenti by Basilicata Turistica is licensed under CC BY-NC-ND 2.0

Il “Parco dei palmenti”, alla scoperta di Pietragalla in Basilicata ultima modifica: 2021-09-06T09:30:00+02:00 da Federica Puglisi

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