Incontrare la dottoressa Fuduli nel suo studio è stata un’esperienza straordinaria. Appena l’ho vista, ho subito percepito di essere di fronte a una personalità eccezionale. Mi ero recata dalla dottoressa spinta dalla curiosità del suo lavoro con l’ossigeno-ozono terapia, tuttavia, nel corso della nostra conversazione, si è rivelata una figura affascinante, in cui la personalità della donna esile e delicata, determinata e tenace, emergeva e si intersecava con l’intellettuale e la professionista.
La sua storia personale e professionale meriterebbero un intero libro, io l’ho intervistata per italiani.it.
Nel suo studio a Vibo Valentia, le ho chiesto quando avesse capito di voler diventare medico. Con piglio deciso, mi ha risposto: “L’ho capito da ragazzina, a 14 anni, quando ho letto il libro ‘La cittadella’ del Dott. Cronin.” Mentre parlava, vedevo nei suoi occhi la passione e l’ammirazione per quel personaggio letterario che tanto l’aveva ispirata.
“La storia del dottor Andrew Manson mi ha colpito profondamente“, ha continuato. “La sua dedizione, la sua lotta contro le ingiustizie del sistema sanitario, e la sua passione per la medicina mi hanno fatto vedere il ruolo del medico non solo come un lavoro, ma come una missione. Volevo fare la differenza nella vita delle persone proprio come faceva lui.” Quel libro non era solo una lettura per lei, era diventato una guida, un faro che l’avrebbe indirizzata verso la sua futura carriera. “Dopo aver terminato il libro, sapevo con assoluta certezza che quella sarebbe stata la mia strada“, ha detto con fermezza. “Mi impegnai con ancora più determinazione negli studi, guidata dal desiderio di dare il mio contributo nel mio settore.”
Mentre la dottoressa Fuduli condivideva questi ricordi, era chiaro quanto quell’ispirazione giovanile avesse influenzato ogni passo del suo percorso. “Ogni esame, ogni sacrificio, ogni momento di studio intenso era un passo verso il mio obiettivo di diventare medico”, ha spiegato. Guardando indietro, la dottoressa Fuduli non ha dubbi: “So che quel momento di ispirazione è stato il punto di partenza di un percorso che non cambierei per nulla al mondo.” E con queste parole, ho compreso la profondità del suo impegno e la sua dedizione alla medicina.
Quando le ho chiesto qual è stato il giorno più bello della sua vita, non ha esitato un attimo. “Il giorno più bello della mia vita è stato il giorno della mia laurea” ha detto con un sorriso che illuminava il suo volto. Mentre parlava, era evidente quanto quel momento fosse stato significativo per lei. “Un giorno e un’emozione che potrei paragonare al giorno del matrimonio” ha spiegato. “Quell’emozione indescrivibile, spesso paragonabile a quella di un grande amore, è stata per me l’emozione di un ‘sì’ a me stessa, al mio futuro professionale .” Le sue parole erano piene di passione e determinazione. “Non ho pronunciato quel ‘sì’ sull’altare,” ha continuato, “ma ho accettato con fervore la mia carriera e la mia vocazione.” Quell’emozione, quel senso di realizzazione e di impegno, sono ancora vivi dentro di lei. “Quell’emozione mi accompagna ancora, vivida come allora,” ha detto con un tocco di nostalgia. “Ricordo persino quello che indossavo.“