Quando è iniziato il tuo interesse per il teatro?

Provenendo da una famiglia di attori, come molti altri figli nei confronti dei propri genitori, per gran parte della mia adolescenza ho rifiutato l’idea di seguire la strada di famiglia. Ho fatto di tutto per trovare qualcosa che fosse solo mio, che mi piacesse davvero, perché non mi piaceva l’idea di fare una cosa solo perché sarebbe stata più facile e pensare che ciò che avrei potuto costruire non sarebbe stato totalmente merito mio. Ero brava in matematica, al liceo ho scelto di fare economia e poi all’università ho scelto Scienze della Comunicazione, uso molto i social e mi affascinano i meccanismi umani di convincimento e persuasione.

In realtà mi sono avvicinata prima al cinema che al teatro. A 18 anni cercavo di fare la modella a Milano, per una serie di circostanze ho conosciuto una persona che mi ha spinto a provare a recitare, così ho iniziato a frequentare corsi e a studiare. Ho capito che stare davanti a una telecamera che ti riprende in movimento piuttosto che a una fotocamera che crea immagini statiche era più soddisfacente, mi permetteva di mettermi in gioco molto di più e che avere la possibilità di esprimermi anche attraverso la mia voce non era per niente male.

Preferisco la recitazione cinematografica a quella teatrale perché la trovo più naturale, vera. Al cinema hai un obiettivo che riprende ogni minimo movimento del tuo viso, ogni cambio di espressione. Il microfono cattura ogni suono e spesso un sussurro è molto più potente emotivamente che alzare la voce. È come nella realtà. Il teatro invece ti richiede lo sforzo di far arrivare la tua voce all’ultima fila di poltrone, le espressioni devono essere marcate per essere viste a diversi metri di distanza. Quando sei su un palco non puoi mai dimenticarti di avere un pubblico per il quale ti stai esibendo, e questo non ti permette (o almeno non permette a me) di entrare completamente nella situazione che “il tuo personaggio” sta vivendo.

In ogni caso il teatro è una palestra molto importante, ti permette di esercitare la tua fisicità, il muoversi in scena sinergicamente con gli altri attori, inoltre in teatro devi essere in grado di recitare intere scene senza errori, non ci sono ciak, è sempre buona la prima. Quindi per me è stata un’esperienza fondamentale che mi ha formata, oltre che bellissima e divertente.

Ci racconti lo spettacolo in cui stai recitando adesso?

Lo spettacolo che ho appena finito di fare si chiama “Beta hcg >5”, un nome complesso lo so, ma è l’ormone della gravidanza, che diventa >5 quando appunto sei incinta. La trama parla di queste 3 coppie, ognuna con una storia particolare, che si incontrano a un corso pre parto e vengono istruite dall’ostetrico che tiene il corso.

È una commedia in cui ogni personaggio ha un carattere piuttosto stravagante, ma affronta tematiche sociali importanti come le difficoltà economiche che una coppia di oggi deve affrontare per mettere al mondo un figlio, l’omofobia, l’assenza di un genitore per gli impegni lavorativi e le relazioni a distanza, il tutto in un contesto che in un primo momento evidenzia la cattiveria umana del giudicare le vite altrui, e poi si ribalta mostrando come potrebbe essere tutto più facile se gli esseri umani si aiutassero l’un l’altro. Abbiamo fatto 6 date al Teatro Petrolini di Roma, un teatro storico in cui hanno iniziato la carriera molti attori italiani oggi conosciuti.

Ti piace anche il cinema? C’è un film nel quale ti piacerebbe recitare?

Il cinema resta il mio obiettivo principale, continuo a studiare molto e spero un giorno di poter lavorare su un set di alto livello, per un progetto possibilmente lungo e con professionisti del settore che stimo e ammiro. Non c’è un film in particolare in cui mi piacerebbe recitare, perché ancora non esiste quello in cui reciterò quindi non lo conosco, ma ho sicuramente dei registi con cui mi piacerebbe moltissimo poter lavorare. Due registi contemporanei che mi piacciono molto sono Paolo Genovese, i suoi film hanno una regia e una sceneggiatura studiate così bene che mi tengono incollata allo schermo (Perfetti Sconosciuti è uno dei miei film italiani preferiti), e Gabriele Muccino, so che è uno dei registi che più lavora e fa prove con i propri attori prima di iniziare le riprese e riesce sempre a tirar fuori grandi emozioni da loro, sarei onorata di poter vivere un’esperienza lavorativa simile ed essere guidata da lui.

Sei anche modella, hai viaggiato molto, quanto influisce questo, sul tuo modo di recitare?

Fare la modella, come qualunque professione che ti permette di frequentare sempre luoghi e persone nuove, apre molto la mente secondo me. Conoscere nuova gente, parlarci, entrare in contatto con pensieri e culture diverse dalla propria ti da nuovi modi di vedere le cose, o perlomeno ti rende più versatile nel comprendere gli altri e prendere in considerazione altri punti di vista. Per un attore questo è molto importante perché il suo lavoro è proprio quello di immedesimarsi nella vita di un’altra persona, magari molto diversa da lui o addirittura opposta. Il personaggio non va mai giudicato, l’attore deve essere in grado di capirlo e restituire al pubblico un’immagine coerente a quella di una persona che agisce, pensa e parla in un certo modo. Devi crederci realmente per farlo, quindi devi realmente identificarti con gli ideali del personaggio.

Porti un cognome importante, Dario Fo e Franca Rame che nonni sono stati per te? Nel tuo primo spettacolo teatrale c’è qualcosa dei loro insegnamenti che hai messo in pratica?

Mia nonna è stata la prima a insegnarmi a recitare. Un pomeriggio ero con lei in casa, lei mi ha dato il copione di un suo pezzo e mi ha detto “fammi sentire come lo faresti”. Così l’ho recitato mentre lei mi correggeva o mi dava dei suggerimenti. È stata anche la prima a dirmi che la recitazione deve essere vera, naturale, che non deve essere forzata e sopra le righe perché poi risulta una caricatura e questo finisce per non rendere giustizia al pezzo che stai interpretando.

Jaele Fo - dario fo e franca rame

Purtroppo come dicevo prima in quegli anni non ero propensa ad imparare il mestiere, quindi non mi sono mai sbattuta per assorbire il più possibile. Questo è uno dei pochi rimpianti della mia vita, forse l’unico che ho. In ogni caso ho messo in pratica questo insegnamento nel mio debutto in teatro, fondamentale per non far scadere il mio personaggio (che di sceneggiatura era abbastanza sopra le righe) nella macchietta. Sono sicuramente grata di aver ereditato il buon gusto.

Ci vuoi raccontare di “Mercoledì Rock”?

Il Mercoledì Rock è una parte della mia vita legata più al mio percorso universitario che a quello della recitazione. È una festa universitaria organizzata dal Roghers Staff, di cui faccio parte. È un’ambiente completamente fuori dagli schemi, divertente, esagerato, imprevedibile. All’interno del gruppo ci sono grandi menti, persone brave nel proprio lavoro, appassionate, creative, pronte a mettersi in gioco e a farsi in quattro per portare avanti questa realtà. Il mio ruolo all’interno del gruppo è quello di gestire i social, faccio la social media manager, ciò per cui ho studiato d’altronde! Organizziamo anche un festival musicale che si svolge ogni estate, siamo ormai alla nona edizione, si chiama “Umbria Che Spacca”.

Vengono sempre grandi artisti e quest’anno ci siamo espansi aprendo ben 4 palchi (fino all’anno scorso ne avevamo solo 2) e stiamo organizzando diverse attività in ambito musicale, artistico, creativo. L’intento del festival (oltre al godersi i concerti) è quello di promuovere la nostra regione, che amiamo e che ha tantissime possibilità da offrire e luoghi meravigliosi, è piena di storia e arte e cultura. Poi vogliamo anche promuovere i talenti locali, per questo si esibiranno sui palchi secondari band umbre, ci saranno dj set delle principali serate perugine e tutto è volto alla collaborazione, l’inclusività, il rispetto per l’ambiente e la natura. È un lato della mia vita molto diverso dai miei sogni cinematografici, ma è un aspetto a cui non vorrei mai rinunciare, sono i miei amici, il mio appoggio, la mia valvola di sfogo, e devo dire anche ciò che spesso mi sprona e mi spinge a credere in me stessa e a darmi da fare per realizzare ciò che desidero davvero.

Fonte fotografie: Mattia Cecchetti

Intervista a Jaele Fo, un’artista giovane e poliedrica con le idee chiare ultima modifica: 2022-07-01T09:00:00+02:00 da Paola Stranges

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