La città di Palermo è baciata dal sole e dal Mediterraneo, accogliente per natura e ricca di storia e arte. Come accade un po’ per tutte le città d’Italia, chi abita a Palermo è di solito immune a quella “sindrome di Stendhal” che di solito colpisce i turisti che la visitano per la prima volta. Il centro storico di è una continua scoperta. Dalle larghe strade (via Roma o via della Libertà), agli imponenti edifici (il palazzo delle poste o Teatro Massimo), fino ai quartieri storici (Ballarò, Vucciria o il Capo), la città lascia sempre a bocca aperta. Qual è il segreto del capoluogo siciliano? La multietnicità, l’accoglienza e il suo essere stato per molti secoli crocevia di diversi mondi.

Città di Palermo - Mercato storico di Ballarò
Foto: © ildirettore – Wikimedia Commons.

Palermo è infatti il prodotto del mix di culture e civiltà che nel corso dei secoli hanno abitato l’Isola e qui hanno lasciato il segno. Lo scrittore francese Roger Peyrefitte la descrisse così: “Palermo è greca per le sue origini, per la luminosità del suo cielo e per le mètopi del suo museo, di bellezza non inferiore a quelle di Olimpia; è città romana per il ricordo delle sue lotte contro Cartagine e per i mosaici della Villa Bonanno; è città araba per le piccole cupole di alcune sue chiese, eredi delle moschee; è città francese per la dinastia degli Altavilla che l’abbellirono, è città tedesca per le tombe degli Hohenstaufen, spagnola per Carlo Quinto e inglese per Nelson e Lady Hamilton”.

Città di Palermo: multiculturalità architettonica e urbanistica

La cattedrale di Palermo è un perfetto esempio del multiculturalismo, con il suo mix di stili romanico normanno, islamico, gotico, rinascimentale, barocco e neoclassico. Nonostante la sua costruzione risalga al 1185, la sua storia inizia molto prima, già in età punica. Segni del passaggio arabo a Palermo si trovano nelle tre cupole della chiesa di San Cataldo, mentre il passaggio spagnolo è visibile nel Carcere di Palazzo Steri (sede dell’inquisizione spagnola) e in Palazzo Abatellis con la sua architettura gotico catalana. Ma non è tutto, passeggiando per il centro storico (quartiere Kalsa) è possibile anche imbattersi in alcune particolari targhe toponomastiche. Le insegne, di colore marrone, sono scritte in italiano, arabo ed ebraico. Questo perché l’antico quartiere arabo di epoca medievale, quando si espanse, inglobò al suo interno il precedente quartiere ebraico. Ciò è un chiaro segno di come la multietnicità e la multiculturalità siano radicate ormai da secoli.

Cupole della chiesa di San Cataldo a Palermo
Foto: © Rabe! – Wikimedia Commons

Esistono inoltre dei luoghi nascosti a Palermo, sempre di costruzione araba. Si tratta dei qanat, ovvero dei canali sotterranei che servivano per attingere alle falde acquifere della città e far fluire l’acqua in superficie. Questa tecnica venne poi sfruttata anche dai Normanni. Oltre all’acqua, i qanat servivano anche per far convogliare dei freschi flussi d’aria nei giorni di scirocco. Queste vengono appunto chiamate camere dello scirocco, come quella Uscibene, a Villa Savagnone. I qanat della città, come il Gesuitico Alto e il Gesuitico Basso sono tutt’ora visitabili, ma solo prenotando una visita guidata.

Capitale europea dello street food

La città, com’è ovvio, è multiculturale anche per quanto riguarda il cibo. Palermo, oltre ad essere stata Capitale Italiana della cultura nel 2018, è anche capitale europea dello street food. È infatti impossibile passeggiare per le vie della città senza aver voglia di mangiare uno sfincione, un cannolo, un panino con la milza, panelle e crocché o un’arancina. Molti di questi, ancora una volta, sono nati sotto la dominazione araba (come anche la cassata). Altri, come il pane con la milza, appartengono alla tradizione kosher ebraica.

Primo piano di panino con le panelle
Foto: © Dedda71 – Wikimedia Commons

Trovare del buon street food a Palermo non è difficile. I più rinomati sono Ninu u ballerino (vicino il tribunale), Francu u vastiddaru (in piazza Marina), Rockyil re della Vucciria” e Porta Carbone (vicino il porto). Se si cerca invece un’arancina bomba, basta recarsi al bar Touring, di fronte Villa Giulia e l’Orto Botanico. Visitare Palermo non significa soltanto visitare una città, ma immergersi in un mini-universo multicolore. Spesso chi arriva, anche se mosso da forti pregiudizi, non può fare a meno di innamorarsi della città e dei suoi abitanti. Palermo è arte, sole, mare, accoglienza, integrazione, buon cibo, ma soprattutto vita. Viva Palermo e Santa Rosalia.

Città di Palermo: centro multiculturale dalle mille anime ultima modifica: 2020-12-05T09:00:00+01:00 da Antonello Ciccarello

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